"Mamma, sono uscita con amici.
Sono andata ad una festa e mi sono ricordata quello che mi avevi detto: di non bere alcolici.
Mi hai chiesto di non bere visto che dovevo guidare, così ho bevuto una Sprite.
Mi sono sentita orgogliosa di me stessa, anche per aver ascoltato il modo in cui, dolcemente, mi hai suggerito di non bere se dovevo guidare, al contrario di quello che mi dicono alcuni amici.
Ho fatto una scelta sana e il tuo consiglio è stato giusto.
Quando la festa è finita, la gente ha iniziato a guidare senza essere in condizioni di farlo. Io ho preso la mia macchina con la certezza che ero sobria.
Non potevo immaginare, mamma, ciò che mi aspettava... Qualcosa di inaspettato!
Ora sono qui sdraiata sull'asfalto e sento un poliziotto che dice: "il ragazzo che ha provocato l'incidente era ubriaco".
Mamma, la tua voce sembra cosí lontana!
Il mio sangue è sparso dappertutto e sto cercando, con tutte le mie forze, di non piangere.
Posso sentire i medici che dicono: "questa ragazza non ce la fará".
Sono certa che il ragazzo alla guida dell'altra macchina non se lo immaginava neanche, mentre andava a tutta velocità.
Alla fine lui ha deciso di bere e io adesso devo morire...
Perché le persone fanno tutto questo, mamma? Sapendo che distruggeranno delle vite?
Il dolore è come se mi pugnalasse con un centinaio di coltelli contemporaneamente. Dì a mia sorella di non spaventarsi, mamma, dì a papà di essere forte. Qualcuno doveva dire a quel ragazzo che non si deve bere e guidare...
Forse, se i suoi glielo avessero detto, io adesso sarei viva...
La mia respirazione si fa sempre più debole e incomincio ad avere veramente paura.
Questi sono i miei ultimi momenti, e mi sento così disperata... Mi piacerebbe poterti abbracciare mamma, mentre sono sdraiata, qui, morente.
Mi piacerebbe dirti che ti voglio bene.
Per questo... ti voglio bene e...addio".
Queste parole sono state scritte da un giornalista che era presente all'incidente. La ragazza, mentre moriva, sussurrava queste parole e il giornalista scriveva... Scioccato.
Questo giornalista ha iniziato una campagna contro la guida in stato di ebbrezza.
Se questo messaggio è arrivato fino a te e lo cancelli... potresti perdere l'opportunità, anche se non bevi, di far capire a molte persone che la tua stessa vita è in pericolo.
Questo piccolo gesto può fare la differenza.
Diffondilo...
Da parte mia continuerò ad impegnarmi per diffondere questo messaggio, speriamo quanto più di prevenzione.
Anche quest'anno con l'associazione "El.Ba" torna il progetto "Guida la vita, il senso della vita" per sensibilizzare gli studenti eugubini ad un approccio consapevole ai pericoli della strada, in qualunque fascia d'età. Ho l'onore di far parte della giuria che valuta gli elaborati scolastici, ma al di là di questo (e del voto con la paletta che lascia il tempo che trova) ritengo che sia un'iniziativa - con la partecipazione della Asl, della Questura di Perugia e dei Carabinieri - altamente meritoria.
Ne parleremo ancora a TRG nelle prossime settimane riproponendo anche alcuni video realizzati dai ragazzi delle scuole superiori come spot contro l'abuso di alcool e altre sostanze prima di mettersi alla guida.
Sono arrivati messaggi molto profondi e significativi. Anche se ancora resta tanto da fare e da dire. Nelle scuole e non solo...
Per il momento ho voluto farvi partecipi di questa struggente testimonianza che mi è stata inviata da un amico con la preghiera di diffonderla. La giro a voi, invitandovi a fare altrettanto (con o senza blog).
Lo dobbiamo a noi stessi, agli amici che abbiamo e a quelli che non ci sono più...
venerdì 29 ottobre 2010
giovedì 28 ottobre 2010
E nella settimana di Marchionne, mi ritrovo a leggere (e apprezzare) "Io non lavoro"
Che strano. Proprio nella settimana delle polemiche sulle dichiarazioni di Marchionne - l'iper ceo di Fiat che dichiara di lavorare una media teutonica di 18 ore a dies - mi ritrovo a sfogliare la terza storia del libro "Io non lavoro", di Serena Bortone e Mariano Cirino.
Il titolo mi aveva incuriosito non appena era stata annunciata la presentazione del volume - mi aspettavo una di quelle ricerche piene di numeri o un carosello di racconti sfigati sulla disoccupazione incipiente e dilagante, magari proprio ambientata nell'immancabile Mezzogiorno.
Invece, sbirciando nella prefazione, mi accorgo che si tratta di storie vere di italiani che per propria precisa scelta, hanno deciso di vivere senza lavorare. Mi chiedo: in che epoca sono ambientate queste storie?
Ovviamente sono più che attuali.
E allora è scattato un pizzico di rabbia, quasi un sussulto. Non nei confronti degli autori, ma del tema scelto. Ti pare, di questi tempi? E' quasi una presa in giro...
Vado alla presentazione del libro, a Gualdo Tadino, in un incontro dell'Acli, e mi accorgo che diverse persone, intervenendo, manifestano questo stesso imbarazzo. Che quasi trasuda un po' di indignazione. L'autrice - una collega sorridente e, alla fine intuisco, munita di serbatoi speciali di pazienza - ascolta attenta, spiega che non ce l'ha con nessuno ma che non c'è niente di male nel raccontare la storia di persone che, sì, di primo acchito sembrano lontane anni luce dai nostri problemi quotidiani. E invece esistono, invece vivono proprio così, senza lavorare. E in fondo lo fanno senza pretendere di essere modelli.
"Pensate - ha abbozzato provocatoria Serena Bortone - a quante persone rovinano la nostra società, pretendendo di lavorare senza saperlo fare, e magari rubano il posto a gente motivata, volonterosa e con molto talento addosso". Una frase che ha avuto l'effetto di un trapano su un muro di compensato.
La mia curiosità è salita vertiginosamente. E quella che doveva essere una banale intervista da news, è diventata un "a tu per tu" per il mio "Link".
Il titolo mi aveva incuriosito non appena era stata annunciata la presentazione del volume - mi aspettavo una di quelle ricerche piene di numeri o un carosello di racconti sfigati sulla disoccupazione incipiente e dilagante, magari proprio ambientata nell'immancabile Mezzogiorno.
Invece, sbirciando nella prefazione, mi accorgo che si tratta di storie vere di italiani che per propria precisa scelta, hanno deciso di vivere senza lavorare. Mi chiedo: in che epoca sono ambientate queste storie?
Ovviamente sono più che attuali.
E allora è scattato un pizzico di rabbia, quasi un sussulto. Non nei confronti degli autori, ma del tema scelto. Ti pare, di questi tempi? E' quasi una presa in giro...
Vado alla presentazione del libro, a Gualdo Tadino, in un incontro dell'Acli, e mi accorgo che diverse persone, intervenendo, manifestano questo stesso imbarazzo. Che quasi trasuda un po' di indignazione. L'autrice - una collega sorridente e, alla fine intuisco, munita di serbatoi speciali di pazienza - ascolta attenta, spiega che non ce l'ha con nessuno ma che non c'è niente di male nel raccontare la storia di persone che, sì, di primo acchito sembrano lontane anni luce dai nostri problemi quotidiani. E invece esistono, invece vivono proprio così, senza lavorare. E in fondo lo fanno senza pretendere di essere modelli.
"Pensate - ha abbozzato provocatoria Serena Bortone - a quante persone rovinano la nostra società, pretendendo di lavorare senza saperlo fare, e magari rubano il posto a gente motivata, volonterosa e con molto talento addosso". Una frase che ha avuto l'effetto di un trapano su un muro di compensato.
La mia curiosità è salita vertiginosamente. E quella che doveva essere una banale intervista da news, è diventata un "a tu per tu" per il mio "Link".
mercoledì 27 ottobre 2010
Fantacalcio: sempre più solitaria la corsa di Viking Line...
Si allunga la classifica dopo la sesta giornata di andata (penultima prima del mercato riparazione) con Viking Line (Dada) che consolida la vetta grazie alla risicata ma preziosa vittoria su Pipao (Caldarelli), decisivo il solito Eto'o. Pari e patta nel confronto diretto tra Jack in the box (Gma) e Gemelli del gol (Sollevanti) con un gol per parte (Caracciolo-Lavezzi) a tutto vantaggio della capolista. Dietro risale la china Unabomber (Teo) sull'asse Di Natale-Cassano con il secondo successo consecutivo sul malcapitato Aloia (cui non basta l'acuto di Gilardino), mentre è in parità anche la sfida Davide-Cieccio (in rete rispettivamente con Ibra e Matri) che non muove la classifica medio-bassa.
Nell'ultima di andata tocca proprio a Gioventù zebrata (Aloia) tentare il colpaccio e contrastare il cammino imperterrito della capolista (che finora ha lasciato per strada solo 2 punti contro JITB): dietro, attendono ansiosi. Poi toccherà al mercato di riparazione dare spazio a qualche correttivo per cercare di rendere meno monocratico questo torneo di apertura 2010-2011.
Nell'ultima di andata tocca proprio a Gioventù zebrata (Aloia) tentare il colpaccio e contrastare il cammino imperterrito della capolista (che finora ha lasciato per strada solo 2 punti contro JITB): dietro, attendono ansiosi. Poi toccherà al mercato di riparazione dare spazio a qualche correttivo per cercare di rendere meno monocratico questo torneo di apertura 2010-2011.
martedì 26 ottobre 2010
E' se avesse ragione Marchionne?
Diceva Indro Montanelli: "Quando inizia la caccia alle streghe, io sto con le streghe". L'Italia è il Paese che ha santificato la caccia alle streghe. E Montanelli ne è stato tra i più acuti osservatori, prima ancora che narratori.
L'ultimo bersaglio, fin troppo scontato, si chiama Sergio Marchionne, amministratore delegato (o se preferite, ceo) di Fiat. La sua intervista da Fabio Fazio a "Che tempo che fa?" - proprio nella settimana della bagarre sulla Rai e sullo stesso Fazio (soprattutto sui 2 milioni di euro che percepisce per questa trasmissione) - ha scatenato una bagarre di commenti e repliche polemiche: dai sindacati al Governo, dagli industriali fino ai cittadini comuni.
Dove finisca la critica alle parole di Marchionne e dove inizi la propaganda - ognuno per la sua parte e per i propri interessi - è francamente difficile stabilirlo.
Un filo comune però mette insieme i diversi punti di vista scaturiti dalle dichiarazioni del giorno dopo: nessuno si è soffermato sulle analisi e le valutazioni di Marchionne, ma - come ormai consueto nella politica di casa nostra - su singole frasi (la più eclatante "La Fiat farebbe meglio senza l'Italia") o singoli passaggi, sicuramente significativi, ma fin troppo restrittivi rispetto al volume di concetti espresso. E alle singole frasi si è replicato con gli slogan (altro costume diffusissimo nell'agone politico-istituzionale italico): "La Fiat senza lo Stato sarebbe affondata", "Marchionne parla come fosse a capo di una multinazionale" fino a chi ha fatto i conti in tasca all'ad di Fiat - come se dovessimo giudicare la qualità del programma di Fazio solo per il fatto che guadagna 2 milioni di euro per farlo.
Il problema - di questa vicenda ma più in generale dei dibattiti in corso nel nostro Paese, siano essi a Roma, Milano, come nei nostri piccoli borghi - è che si tende a giudicare le idee del prossimo non per quello che esprimono ma per il nome di chi le esprime.
Se le stesse cose le avesse dette un economista anglosassone sarebbe stato probabilmente applaudito da molti di coloro che il giorno dopo si sono scagliati - anima e corpo - su Marchionne.
(qui in basso la 1a parte della trasmissione)
http://www.youtube.com/watch?v=SfKCGqa68wY
L'ultimo bersaglio, fin troppo scontato, si chiama Sergio Marchionne, amministratore delegato (o se preferite, ceo) di Fiat. La sua intervista da Fabio Fazio a "Che tempo che fa?" - proprio nella settimana della bagarre sulla Rai e sullo stesso Fazio (soprattutto sui 2 milioni di euro che percepisce per questa trasmissione) - ha scatenato una bagarre di commenti e repliche polemiche: dai sindacati al Governo, dagli industriali fino ai cittadini comuni.
Dove finisca la critica alle parole di Marchionne e dove inizi la propaganda - ognuno per la sua parte e per i propri interessi - è francamente difficile stabilirlo.
Un filo comune però mette insieme i diversi punti di vista scaturiti dalle dichiarazioni del giorno dopo: nessuno si è soffermato sulle analisi e le valutazioni di Marchionne, ma - come ormai consueto nella politica di casa nostra - su singole frasi (la più eclatante "La Fiat farebbe meglio senza l'Italia") o singoli passaggi, sicuramente significativi, ma fin troppo restrittivi rispetto al volume di concetti espresso. E alle singole frasi si è replicato con gli slogan (altro costume diffusissimo nell'agone politico-istituzionale italico): "La Fiat senza lo Stato sarebbe affondata", "Marchionne parla come fosse a capo di una multinazionale" fino a chi ha fatto i conti in tasca all'ad di Fiat - come se dovessimo giudicare la qualità del programma di Fazio solo per il fatto che guadagna 2 milioni di euro per farlo.
Il problema - di questa vicenda ma più in generale dei dibattiti in corso nel nostro Paese, siano essi a Roma, Milano, come nei nostri piccoli borghi - è che si tende a giudicare le idee del prossimo non per quello che esprimono ma per il nome di chi le esprime.
Se le stesse cose le avesse dette un economista anglosassone sarebbe stato probabilmente applaudito da molti di coloro che il giorno dopo si sono scagliati - anima e corpo - su Marchionne.
(qui in basso la 1a parte della trasmissione)
http://www.youtube.com/watch?v=SfKCGqa68wY
lunedì 25 ottobre 2010
Il "Mazza" non porta bene... ma la squadra c'è. Per il futuro conta questo...
Nel calcio anche la cabala continua ad avere il suo peso. E il feeling del Gubbio con il “Mazza” di Ferrara non è mai stato dei più idilliaci. Se si eccettua un colpaccio alla prima occasione – quasi 5 anni fa con il Gubbio di Cuttone, al suo esordio, trascinato da Chafer e Tresoldi – in casa dei biancazzurri sono arrivati solo ceffoni.
E sempre di misura, 1-0 periodico, sia quando si trattava di Spal e perfino un anno e mezzo fa quando in questo stadio ad esibirsi, nella vecchia cara C2, c’era niente meno che la Giacomense in un assolato sabato di Pasqua. L’unico ricordo che ci sovviene di quell’ultima apparizione dei rossoblù per altro è l’espulsione un po’ risibile di Gigi Simoni, un signore del calcio, che regalò indirettamente una celebre domenica ingloriosa al mediocre Fiamingo di Pisa.
Sono passati i mesi, nel frattempo il Gubbio è volato in I Divisione ritrovando sulla propria strada di nuovo lo stadio Mazza e di nuovo con la Spal. Non è cambiato però il pessimo rapporto tra i rossoblù e queste zolle, se è vero che un altro 0-1 è uscito sulla ruota di Ferrara.
Stavolta però la sconfitta ha un tono decisamente diverso. Primo perché il Gubbio ha fatto la partita a larghi tratti, confermando non solo il buon momento di forma ma soprattutto il fatto di essere squadra. E di tutto rispetto.
E sempre di misura, 1-0 periodico, sia quando si trattava di Spal e perfino un anno e mezzo fa quando in questo stadio ad esibirsi, nella vecchia cara C2, c’era niente meno che la Giacomense in un assolato sabato di Pasqua. L’unico ricordo che ci sovviene di quell’ultima apparizione dei rossoblù per altro è l’espulsione un po’ risibile di Gigi Simoni, un signore del calcio, che regalò indirettamente una celebre domenica ingloriosa al mediocre Fiamingo di Pisa.
Sono passati i mesi, nel frattempo il Gubbio è volato in I Divisione ritrovando sulla propria strada di nuovo lo stadio Mazza e di nuovo con la Spal. Non è cambiato però il pessimo rapporto tra i rossoblù e queste zolle, se è vero che un altro 0-1 è uscito sulla ruota di Ferrara.
Stavolta però la sconfitta ha un tono decisamente diverso. Primo perché il Gubbio ha fatto la partita a larghi tratti, confermando non solo il buon momento di forma ma soprattutto il fatto di essere squadra. E di tutto rispetto.
sabato 23 ottobre 2010
Gubbio: dall'aria di smobilitazione alle richieste per il prossimo governo cittadino...
Più che una riflessione, stavolta un'occasione di confronto. E' aria di smobilitazione o siamo noi che vediamo esageratamente in toni negativi quello che sta accadendo a Gubbio? Sarà forse l'aria delle elezioni che non distano poi così tanto, la voglia di "novità" che le caratterizza da sempre (a prescindere se la novità sia buona o meno, e questo vale anche per il passato), fatto sta che si sta intensificando il dibattito sul termometro della situazione politico-amministrativa a Gubbio.
La fotografia attuale per altro è abbastanza "piatta": nel senso che in molti stanno ancora alla finestra, e per motivi diversi. Rifondazione è alla ricerca del dopo-Goracci (difficile ricerca), il PD è alle prese con l'ampio dibattito interno (tutt'altro che placido), il centro destra tace (non è una novità), gli unici fermenti arrivano dalla società civile - con la candidatura di Lucio Lupini per la lista civica "Gubbio per noi" e dall'Italia dei Valori che, sorprendendo anche i diretti interessati, ha avanzato la candidatura di Aviano Rossi, vice presidente della Provincia (con vaghe origini eugubine, da parte di madre e moglie eugubina) per le primarie di coalizione, con l'obiettivo di riunificare tutto il centrosinistra (sarebbe una specie di miracolo, dopo 20 anni di derby PDS-Rifondazione.
Ma più che le figurine dell'album Panini di Palazzo Pretorio, interessa capire cos'hanno in testa i futuri protagonisti dell'agone cittadino, per migliorare la situazione e risolvere (o almeno affrontare) i problemi più sentiti e annosi di questo territorio.
Apriamo allora almeno un dibattito tra noi - dando seguito ad un post precedente nel quale chiedevo "di cos'ha bisogno Gubbio?".
Lo spunto me lo ha dato un altro post, sul forum del sito trgmedia.it, che di seguito allego e che può essere decisamente "stimolante". Prende le mosse dal trasferimento di "Altrocioccolato" da Gubbio a Castiglione del Lago, vicenda di per sè non gravissima ma sintomo di quell'aria di smobilitazione che si avverte in città e di cui parlo anche nel post su "Folignopoli" (editoriale di "Gubbio oggi") e facilmente tangibile anche dalla recente vicenda del Tribunale.
Poi nel corso dibattito dirò anche la mia, in modo più approfondito. Buona opinione a tutti...
La fotografia attuale per altro è abbastanza "piatta": nel senso che in molti stanno ancora alla finestra, e per motivi diversi. Rifondazione è alla ricerca del dopo-Goracci (difficile ricerca), il PD è alle prese con l'ampio dibattito interno (tutt'altro che placido), il centro destra tace (non è una novità), gli unici fermenti arrivano dalla società civile - con la candidatura di Lucio Lupini per la lista civica "Gubbio per noi" e dall'Italia dei Valori che, sorprendendo anche i diretti interessati, ha avanzato la candidatura di Aviano Rossi, vice presidente della Provincia (con vaghe origini eugubine, da parte di madre e moglie eugubina) per le primarie di coalizione, con l'obiettivo di riunificare tutto il centrosinistra (sarebbe una specie di miracolo, dopo 20 anni di derby PDS-Rifondazione.
Ma più che le figurine dell'album Panini di Palazzo Pretorio, interessa capire cos'hanno in testa i futuri protagonisti dell'agone cittadino, per migliorare la situazione e risolvere (o almeno affrontare) i problemi più sentiti e annosi di questo territorio.
Apriamo allora almeno un dibattito tra noi - dando seguito ad un post precedente nel quale chiedevo "di cos'ha bisogno Gubbio?".
Lo spunto me lo ha dato un altro post, sul forum del sito trgmedia.it, che di seguito allego e che può essere decisamente "stimolante". Prende le mosse dal trasferimento di "Altrocioccolato" da Gubbio a Castiglione del Lago, vicenda di per sè non gravissima ma sintomo di quell'aria di smobilitazione che si avverte in città e di cui parlo anche nel post su "Folignopoli" (editoriale di "Gubbio oggi") e facilmente tangibile anche dalla recente vicenda del Tribunale.
Poi nel corso dibattito dirò anche la mia, in modo più approfondito. Buona opinione a tutti...
giovedì 21 ottobre 2010
Tribunale di Gubbio: la sede resta, ma avvocati e clienti dovranno "traslocare"...
Fatta la legge, trovato l’inganno.
L’antico adagio potrebbe adattarsi perfettamente all’ennesimo capitolo della saga del Tribunale a Gubbio. O meglio di quella che è la sede distaccata eugubina del Tribunale di Perugia, della quale solo poche settimane fa si celebrava la permanenza e la salvezza.
La sede infatti resta, ma da ieri la doccia fredda è un’altra: tutta l’attività giudiziaria è di fatto trasferita a Perugia. A deciderlo il Presidente stesso del Tribunale di Perugia, Mario Villani che con provvedimento n.391/10 dispone che tutti i procedimenti penali di competenza del magistrato togato, Nicla Flavia Restivo, incardinati presso la sezione distaccata di Gubbio, vengano trattati dalla stessa Restivo presso la sede centrale. Il magistrato interessato provvederà all’attuazione dello stesso provvedimento coordinando le varie esigenze. Motivo della disposizione – immediatamente esecutiva – il fatto che la stessa giudice Restivo sia stata applicata al Tribunale di Sorveglianza per sei mesi, tre giorni la settimana (mercoledì, giovedì e venerdì): da qui la necessità secondo il presidente Villani di concentrare in un’unica sede, quella perugina, tutti i procedimenti penali di competenza della Restivo.
La nota, diffusa solo ieri sera, ha creato subbuglio presso la sede giudiziaria eugubina di via XX Settembre dove stamane numerosi legali si sono ritrovati sottolineando il disagio e le problematiche che il provvedimento determinerà, in fatto di costi aggiuntivi per i professionisti e di difficoltà logistiche per i clienti.
Ad operare nella sede distaccata eugubina resterà dunque il solo giudice ordinario Alessandra Arioti, ovviamente per la cause di minore entità, per altro solo il martedì. Del dibattito e della battaglia condotta nei mesi scorsi per la permanenza del Tribunale a Gubbio resta solo il ricordo e la rabbia dei diretti interessati.
Costretti ora, codici, clienti e bagagli, a trasferirsi a Perugia.
Una riflessione comunque è doverosa: nel processo di razionalizzazione degli uffici giudiziari in tutta Italia ci può stare che in una città come Gubbio venga meno una sede di Tribunale non particolarmente attiva in fatto di procedimenti - fermi restando i ritmi elefantiaci della giustizia made in Italy.
Il problema è il modo surretizio e un po' ambiguo con il quale di fatto si è tradotto in "norma sostanziale" (il trasferimento dell'attività penale) quello che non era previsto da una "norma formale" (il mantenimento in vita della sezione di Gubbio). Un modo molto "italico" - stavolta da parte degli attori giudiziari - per aggirare l'ostacolo e gabbare la comunità locale.
Sarebbe interessante capire che fine faranno altri siti giudiziari delle dimensioni di quello eugubino, in tutta Italia: se anche altrove, ci sarà qualche Presidente di Tribunale così abile da cogliere la palla al balzo e trasformare quello che era un semplice "time out", in un'azione di contropiede...
In coda, il link per il servizio su TRG
http://www.trgmedia.it/video.aspx?but=1&imgx=1&img=img/tgtrg.gif&s=trgsette/&f=trg7-3585.wmv&d=TG%20del%2021/10/2010
L’antico adagio potrebbe adattarsi perfettamente all’ennesimo capitolo della saga del Tribunale a Gubbio. O meglio di quella che è la sede distaccata eugubina del Tribunale di Perugia, della quale solo poche settimane fa si celebrava la permanenza e la salvezza.
La sede infatti resta, ma da ieri la doccia fredda è un’altra: tutta l’attività giudiziaria è di fatto trasferita a Perugia. A deciderlo il Presidente stesso del Tribunale di Perugia, Mario Villani che con provvedimento n.391/10 dispone che tutti i procedimenti penali di competenza del magistrato togato, Nicla Flavia Restivo, incardinati presso la sezione distaccata di Gubbio, vengano trattati dalla stessa Restivo presso la sede centrale. Il magistrato interessato provvederà all’attuazione dello stesso provvedimento coordinando le varie esigenze. Motivo della disposizione – immediatamente esecutiva – il fatto che la stessa giudice Restivo sia stata applicata al Tribunale di Sorveglianza per sei mesi, tre giorni la settimana (mercoledì, giovedì e venerdì): da qui la necessità secondo il presidente Villani di concentrare in un’unica sede, quella perugina, tutti i procedimenti penali di competenza della Restivo.
La nota, diffusa solo ieri sera, ha creato subbuglio presso la sede giudiziaria eugubina di via XX Settembre dove stamane numerosi legali si sono ritrovati sottolineando il disagio e le problematiche che il provvedimento determinerà, in fatto di costi aggiuntivi per i professionisti e di difficoltà logistiche per i clienti.
Ad operare nella sede distaccata eugubina resterà dunque il solo giudice ordinario Alessandra Arioti, ovviamente per la cause di minore entità, per altro solo il martedì. Del dibattito e della battaglia condotta nei mesi scorsi per la permanenza del Tribunale a Gubbio resta solo il ricordo e la rabbia dei diretti interessati.
Costretti ora, codici, clienti e bagagli, a trasferirsi a Perugia.
Una riflessione comunque è doverosa: nel processo di razionalizzazione degli uffici giudiziari in tutta Italia ci può stare che in una città come Gubbio venga meno una sede di Tribunale non particolarmente attiva in fatto di procedimenti - fermi restando i ritmi elefantiaci della giustizia made in Italy.
Il problema è il modo surretizio e un po' ambiguo con il quale di fatto si è tradotto in "norma sostanziale" (il trasferimento dell'attività penale) quello che non era previsto da una "norma formale" (il mantenimento in vita della sezione di Gubbio). Un modo molto "italico" - stavolta da parte degli attori giudiziari - per aggirare l'ostacolo e gabbare la comunità locale.
Sarebbe interessante capire che fine faranno altri siti giudiziari delle dimensioni di quello eugubino, in tutta Italia: se anche altrove, ci sarà qualche Presidente di Tribunale così abile da cogliere la palla al balzo e trasformare quello che era un semplice "time out", in un'azione di contropiede...
In coda, il link per il servizio su TRG
http://www.trgmedia.it/video.aspx?but=1&imgx=1&img=img/tgtrg.gif&s=trgsette/&f=trg7-3585.wmv&d=TG%20del%2021/10/2010
mercoledì 20 ottobre 2010
Fantacalcio Eugubino: Viking pareggia nello scontro diretto e resta a +3 dalle inseguitrici...
Finisce in parità la sfida al vertice del Campionato Eugubino di Fantacalcio: è 2-2 tra "Jack in the box" (Gma) e "Viking Line" (Dada), che dunque mantiene 3 lunghezze di vantaggio. La quinta giornata consacra come possibile inseguitrice "I gemelli del gol" (Solle) e conferma la buona vena della "Gioventù Zebrata" (Aloja). Primo acuto stagionale per "Una bomber", per altro in trasferta. In classifica, detto del vertice, perde terreno "Ingrifati" (Davide), mentre La Marabunta (Cieccio) resta l'unica squadra all'asciutto di vittorie. Campionato che - a due turni al giro di boa, e dunque dal mercato di riparazione - si conferma sostanzialmente equilibrato, l'unica imbattuta resta Viking Line. Domenica se la vedrà con Atletico Pipao (Caldarelli), mentre è sfida diretta tra le prime inseguitrici, Jack in the box-Gemelli del gol.
Dal record di Del Piero, alle sue coincidenze fino a... "quel momento lì..."
Una curiosità, suggeritami dall'amico Matteo Fumanti, tramite facebook, mi ispira questo post.
Domenica scorsa Alex Del Piero (qui nella foto, piccolo ma già campione) ha tagliato l'ennesimo record sportivo. Per lui 178 gol in campionato, come Giampiero Boniperti, il bomber di tutti i tempi nella storia della Juventus.
La curiosità sta nel fatto che il primo gol in carriera, Del Piero lo segnò nel settembre 1993, a inizio stagione, nell'allora Juve allenata dal Trap, contro un'avversaria che si chiamava Reggiana: proprio l'avversaria di domenica scorsa al "Barbetti" - battuta a sua volta dal Gubbio 2-1.
Coincidenze curiose e simpatiche, che mi portano a ricordare il fenomeno Del Piero non solo con il suo gol numero 178 (vedi link in basso), ma soprattutto con alcune sue parole, tratte dal libro "+10" che suonano da incipit non solo di un volume scritto a quattro mani da un giocatore di calcio, ma potrebbero valere per molte altre esperienze della nostra quotidianità.
"Quel momento lì" è il titolo di questa riflessione: che ci dà la cifra del personaggio. E ci porta a riflettere su come, talvolta, sia l'istinto (e in fondo il talento è puro istinto) a farci prendere le decisioni più importanti della nostra vita. In quell'attimo nel quale - se siamo noi stessi - riusciamo, senza neppure accorgercene, a dare il meglio di noi stessi.
"C’è un momento di profonda solitudine – a volte dura un secondo, a volte dura una frazione di secondo – quando stai per fare una cosa e i tuoi avversari non sanno cosa farai, i tuoi compagni non sanno cosa farai, e soprattutto non lo sai neanche tu: lì il calcio non è più uno sport di squadra, e sei solo con la palla che sta arrivando.
In quel momento conta enormemente come stai, come ti senti fisicamente, che motivazioni hai; conta il lavoro che hai svolto in allenamento, conta se senti o no la stima dell’allenatore e dei tuoi compagni, conta come ti va la vita privata, conta tutto.
E sei solo. Se nel fondo di te stesso non stai bene, in quel momento farai sicuramente la cosa più ragionevole, la più conservativa e dunque, alla fin fine, la più prevedibile: farai di tutto per uscire da quella solitudine, per riunirti subito a compagni e avversari in una logica di gioco che valga per tutti.
Ma se invece stai bene, se sei in pace con te stesso e con il mondo, allora quell’attimo di solitudine diventa un vantaggio immenso, perché puoi liberare l’istinto e fare quello che devi mentre ancora nessuna sa cosa sia, nemmeno tu. Diventi quello che fai, per così dire, sparisci nel tuo gesto.
Sono momenti di grazia assoluta, il vero nirvana del gioco del calcio.
Le cose più belle che ho fatto nella mia carriera le ho fatte così, nel fondo di questa solitudine, svuotato di ogni pensiero e dunque libero dalla pressione psicologica, dagli schemi, dalla ragionevolezza, da ogni logica di azzardo e convenienza: le ho letteralmente fatte e basta.
Sono momenti così belli, così pieni di quel nulla preziosissimo, che poi, ovviamente, non li ricordo: ricordo il subito prima e il subito dopo, ma il momento magico svanisce, perché è un dono talmente puro che basta a se stesso. E’ come non esserci più, o meglio, è come esserci in una forma diversa, più alta e misteriosa, inconcepibile, istintiva. E’ meraviglioso.
Alessandro Del Piero
http://www.youtube.com/watch?v=AaQJTFxF7fw
P.S. Ho avuto la fortuna di intervistare a tu per tu Del Piero, l'8 aprile 2008. Su questa intervista, realizzata a Vinovo, legata niente meno che alla mostra evento del Pinturicchio a Perugia, dedicherò un'apposita uscita (magari linkandola integralmente su questo blog).
Per ora aggiungo due video (da cliccare nel link in basso) - assolutamente da non perdere per gli appassionati di calcio, anche anti-juventini, sulle perle più belle tra le 178 messe a segno da Del Piero e sull'analisi ai raggi X del suo gol più importante in azzurro.
L'assist è come al solito del puntuale Matteo Fumanti...
http://www.calcioblog.it/post/3867/amarcord-14-anni-fa-il-primo-in-bianconero-di-del-piero
Domenica scorsa Alex Del Piero (qui nella foto, piccolo ma già campione) ha tagliato l'ennesimo record sportivo. Per lui 178 gol in campionato, come Giampiero Boniperti, il bomber di tutti i tempi nella storia della Juventus.
La curiosità sta nel fatto che il primo gol in carriera, Del Piero lo segnò nel settembre 1993, a inizio stagione, nell'allora Juve allenata dal Trap, contro un'avversaria che si chiamava Reggiana: proprio l'avversaria di domenica scorsa al "Barbetti" - battuta a sua volta dal Gubbio 2-1.
Coincidenze curiose e simpatiche, che mi portano a ricordare il fenomeno Del Piero non solo con il suo gol numero 178 (vedi link in basso), ma soprattutto con alcune sue parole, tratte dal libro "+10" che suonano da incipit non solo di un volume scritto a quattro mani da un giocatore di calcio, ma potrebbero valere per molte altre esperienze della nostra quotidianità.
"Quel momento lì" è il titolo di questa riflessione: che ci dà la cifra del personaggio. E ci porta a riflettere su come, talvolta, sia l'istinto (e in fondo il talento è puro istinto) a farci prendere le decisioni più importanti della nostra vita. In quell'attimo nel quale - se siamo noi stessi - riusciamo, senza neppure accorgercene, a dare il meglio di noi stessi.
"C’è un momento di profonda solitudine – a volte dura un secondo, a volte dura una frazione di secondo – quando stai per fare una cosa e i tuoi avversari non sanno cosa farai, i tuoi compagni non sanno cosa farai, e soprattutto non lo sai neanche tu: lì il calcio non è più uno sport di squadra, e sei solo con la palla che sta arrivando.
In quel momento conta enormemente come stai, come ti senti fisicamente, che motivazioni hai; conta il lavoro che hai svolto in allenamento, conta se senti o no la stima dell’allenatore e dei tuoi compagni, conta come ti va la vita privata, conta tutto.
E sei solo. Se nel fondo di te stesso non stai bene, in quel momento farai sicuramente la cosa più ragionevole, la più conservativa e dunque, alla fin fine, la più prevedibile: farai di tutto per uscire da quella solitudine, per riunirti subito a compagni e avversari in una logica di gioco che valga per tutti.
Ma se invece stai bene, se sei in pace con te stesso e con il mondo, allora quell’attimo di solitudine diventa un vantaggio immenso, perché puoi liberare l’istinto e fare quello che devi mentre ancora nessuna sa cosa sia, nemmeno tu. Diventi quello che fai, per così dire, sparisci nel tuo gesto.
Sono momenti di grazia assoluta, il vero nirvana del gioco del calcio.
Le cose più belle che ho fatto nella mia carriera le ho fatte così, nel fondo di questa solitudine, svuotato di ogni pensiero e dunque libero dalla pressione psicologica, dagli schemi, dalla ragionevolezza, da ogni logica di azzardo e convenienza: le ho letteralmente fatte e basta.
Sono momenti così belli, così pieni di quel nulla preziosissimo, che poi, ovviamente, non li ricordo: ricordo il subito prima e il subito dopo, ma il momento magico svanisce, perché è un dono talmente puro che basta a se stesso. E’ come non esserci più, o meglio, è come esserci in una forma diversa, più alta e misteriosa, inconcepibile, istintiva. E’ meraviglioso.
Alessandro Del Piero
http://www.youtube.com/watch?v=AaQJTFxF7fw
P.S. Ho avuto la fortuna di intervistare a tu per tu Del Piero, l'8 aprile 2008. Su questa intervista, realizzata a Vinovo, legata niente meno che alla mostra evento del Pinturicchio a Perugia, dedicherò un'apposita uscita (magari linkandola integralmente su questo blog).
Per ora aggiungo due video (da cliccare nel link in basso) - assolutamente da non perdere per gli appassionati di calcio, anche anti-juventini, sulle perle più belle tra le 178 messe a segno da Del Piero e sull'analisi ai raggi X del suo gol più importante in azzurro.
L'assist è come al solito del puntuale Matteo Fumanti...
http://www.calcioblog.it/post/3867/amarcord-14-anni-fa-il-primo-in-bianconero-di-del-piero
martedì 19 ottobre 2010
"Sanitopoli", o forse "Folignopoli", fate voi... ma che tristezza ascoltare quelle intercettazioni...
Ormai dovremmo essere abituati. Non dovrebbe più sorprenderci quello che si legge sui quotidiani: parlo di quelle frasi virgolettate e in corsivo, aperte e seguite da alcuni puntini di sospensione. Insomma, le intercettazioni.
Eppure dare un’occhiata alle conversazioni pubblicate qualche giorno fa sull’inchiesta in corso nell’ambito della Asl 3 di Foligno, è stato pesante. E anche triste. Da cittadini e da lettori.
L’indagine ha già mietuto, direttamente o indirettamente, vittime illustri: un direttore generale, un consigliere regionale ex presidente di una municipalizzata, e in ultimo (ma chissà se è finita) un assessore regionale. C’è già chi l’ha ribattezzata “Folignopoli”. Paradossale che la prima ad utilizzare questo termine – ovviamente per smentirne l’esistenza – sia stata proprio lei, la lady di ferro folignate per eccellenza, Maria Rita Lorenzetti, ormai ex Governatrice dell’Umbria, diventata nel frattempo numero 1 della Italferr, importante società pubblico-privata delle Ferrovie dello Stato. Solo i prossimi mesi ci diranno se questo neologismo diventerà storia o si perderà negli archivi di qualche quotidiano.
Un paio di riflessioni, però, questa vicenda ce le ispira – a prescindere da come andrà a finire.
Eppure dare un’occhiata alle conversazioni pubblicate qualche giorno fa sull’inchiesta in corso nell’ambito della Asl 3 di Foligno, è stato pesante. E anche triste. Da cittadini e da lettori.
L’indagine ha già mietuto, direttamente o indirettamente, vittime illustri: un direttore generale, un consigliere regionale ex presidente di una municipalizzata, e in ultimo (ma chissà se è finita) un assessore regionale. C’è già chi l’ha ribattezzata “Folignopoli”. Paradossale che la prima ad utilizzare questo termine – ovviamente per smentirne l’esistenza – sia stata proprio lei, la lady di ferro folignate per eccellenza, Maria Rita Lorenzetti, ormai ex Governatrice dell’Umbria, diventata nel frattempo numero 1 della Italferr, importante società pubblico-privata delle Ferrovie dello Stato. Solo i prossimi mesi ci diranno se questo neologismo diventerà storia o si perderà negli archivi di qualche quotidiano.
Un paio di riflessioni, però, questa vicenda ce le ispira – a prescindere da come andrà a finire.
lunedì 18 ottobre 2010
Gubbio: adesso non svegliamoci dal sogno... ma non facciamoci neanche del male da soli...
E adesso, per piacere, non svegliateci da questo sogno. Sì perché è perfino difficile capacitarsi che sia tutto vero. Il Gubbio batte anche la Reggiana (nella foto tratta da http://www.gubbiofans.it/ l'esultanza dei rossoblù a fine gara) ed è secondo in classifica. Ma il bello è che la squadra di Torrente non ha rubato nulla finora, anzi forse mancano un paio di punti in classifica. E di sicuro il calcio in rossoblù è tra i più belli e apprezzati di questo girone nel quale le grandi – o presunte tali – tardano ancora a vedersi. Davanti c’è solo la Salernitana, per giunta in odore di penalizzazione dopo il deferimento.
Ma torniamo ai fatti di casa nostra. Cosa dire di questo Gubbio: per la seconda volta rimonta, trascinata da un Gomez sempre più letale nel ruolo di prima punta, tanto che Torrente lo vede come naturale erede – anche per numero potenziale di gol – di Marotta. Senza dimenticare un centrocampo stile granito, con Sandreani sempre più inossidabile e una difesa che negli ultimi 270’ ha beccato un solo gol con un tiro dall’emisfero australe.
Stavolta poi la rimonta ha un sapore speciale, perché preceduta da due sviste arbitrali madornali da parte di quel Bindoni di Venezia – coadiuvato non sempre al meglio dai collaboratori – che a Cremona aveva punito con un penalty sul 4-1 un colpo di tosse di Borghese.
Ma torniamo ai fatti di casa nostra. Cosa dire di questo Gubbio: per la seconda volta rimonta, trascinata da un Gomez sempre più letale nel ruolo di prima punta, tanto che Torrente lo vede come naturale erede – anche per numero potenziale di gol – di Marotta. Senza dimenticare un centrocampo stile granito, con Sandreani sempre più inossidabile e una difesa che negli ultimi 270’ ha beccato un solo gol con un tiro dall’emisfero australe.
Stavolta poi la rimonta ha un sapore speciale, perché preceduta da due sviste arbitrali madornali da parte di quel Bindoni di Venezia – coadiuvato non sempre al meglio dai collaboratori – che a Cremona aveva punito con un penalty sul 4-1 un colpo di tosse di Borghese.
venerdì 15 ottobre 2010
Il 1 novembre di quest'anno avrà un significato speciale...
Chissà che non sia un segno del destino. Il 1 novembre, giorno in cui si festeggiano gli Ognissanti, la piccola Agnese potrà tornare a sperare. E' stata fissata infatti per questa data l'operazione chirurgica della bimba di 7 anni eugubina - affetta da una rara patologia cardiaca - presso il Children Hospital, la clinica specializzata di Boston.
La notizia è di oggi e ben presto ha fatto il giro della città. Del resto in tanti stanno seguendo e accompagnando (idealmente per mano) la piccola Agnese verso quella che si spera sia l'uscita da un tunnel che dura da troppo tempo.
La festa, i tornei, le manifestazioni che debbono ancora venire (come la briscolata di stasera a Padule, la "Corri Gubbio" di domenica o la festa per il Burkina Faso del Lions club venerdì prossimo) sono l'ennesima conferma di come la comunità eugubina si sia mobilitata e abbia preso a cuore le sorti di questa bambina: più che i numeri - comunque importanti, perché in pochi giorni si sono raccolti ben 100 mila euro indirizzati all’associazione "Bambini e Bambine", sezione di Gubbio, che poi li rigirerà sul conto corrente dei familiari della piccola - è lo spirito con il quale la cittadinanza di è prodigata.
Uno spirito che ricorda - da migliaia di chilometri di distanza - la spinta con cui un'intera comunità nazionale, quella cilena, ha fortemente sperato che potesse compiersi il miracolo per i 33 minatori rimasti intrappolati per oltre 2 mesi 800 metri sotto terra.
I 260 mila dollari necessari all’intervento (che sono stati "coperti" anche grazie alla garanzia della BNL di Gubbio e alla sensibilità del suo direttore, Francesco Di Stefano) e la degenza di 21 giorni di Agnese a Boston, assomigliano a quegli 800 metri di profondità: qualche settimana fa sembravano una distanza incolmabile. Da due giorni quei minatori hanno potuto riabbracciare le loro famiglie, gli amici, i conoscenti, il Cile. E la loro sopravvivenza si deve anche alla forza morale, al sostegno, all'incoraggiamento con cui un'intera nazione li ha circondati per tutto questo tempo. Non solo la tecnologia e l'intelligenza umana - che poi ha fatto il resto con gli scavi e il recupero.
La storia di Agnese deve ancora scrivere i suoi capitoli più importanti, ma uno indelebilmente è già stato firmato: sono le centinaia e centinaia di offerte, anche minime, che gli eugubini hanno voluto destinare a questa missione, nella speranza di poter, idealmente, abbracciare un giorno Agnese.
Una bellissima pagina per la nostra città - troppo spesso divisa per motivi più o meno futili. Una grande dimostrazione di sensibilità e responsabilità da parte dei cittadini (tra l'altro in un momento nel quale si legge di tutto e quanto peggio su chi ci amministra anche a livello locale, tra indagini e sanitopoli varie).
Il 1 novembre sarà un giorno importante. E sentito. Da tutti noi.
La notizia è di oggi e ben presto ha fatto il giro della città. Del resto in tanti stanno seguendo e accompagnando (idealmente per mano) la piccola Agnese verso quella che si spera sia l'uscita da un tunnel che dura da troppo tempo.
La festa, i tornei, le manifestazioni che debbono ancora venire (come la briscolata di stasera a Padule, la "Corri Gubbio" di domenica o la festa per il Burkina Faso del Lions club venerdì prossimo) sono l'ennesima conferma di come la comunità eugubina si sia mobilitata e abbia preso a cuore le sorti di questa bambina: più che i numeri - comunque importanti, perché in pochi giorni si sono raccolti ben 100 mila euro indirizzati all’associazione "Bambini e Bambine", sezione di Gubbio, che poi li rigirerà sul conto corrente dei familiari della piccola - è lo spirito con il quale la cittadinanza di è prodigata.
Uno spirito che ricorda - da migliaia di chilometri di distanza - la spinta con cui un'intera comunità nazionale, quella cilena, ha fortemente sperato che potesse compiersi il miracolo per i 33 minatori rimasti intrappolati per oltre 2 mesi 800 metri sotto terra.
I 260 mila dollari necessari all’intervento (che sono stati "coperti" anche grazie alla garanzia della BNL di Gubbio e alla sensibilità del suo direttore, Francesco Di Stefano) e la degenza di 21 giorni di Agnese a Boston, assomigliano a quegli 800 metri di profondità: qualche settimana fa sembravano una distanza incolmabile. Da due giorni quei minatori hanno potuto riabbracciare le loro famiglie, gli amici, i conoscenti, il Cile. E la loro sopravvivenza si deve anche alla forza morale, al sostegno, all'incoraggiamento con cui un'intera nazione li ha circondati per tutto questo tempo. Non solo la tecnologia e l'intelligenza umana - che poi ha fatto il resto con gli scavi e il recupero.
La storia di Agnese deve ancora scrivere i suoi capitoli più importanti, ma uno indelebilmente è già stato firmato: sono le centinaia e centinaia di offerte, anche minime, che gli eugubini hanno voluto destinare a questa missione, nella speranza di poter, idealmente, abbracciare un giorno Agnese.
Una bellissima pagina per la nostra città - troppo spesso divisa per motivi più o meno futili. Una grande dimostrazione di sensibilità e responsabilità da parte dei cittadini (tra l'altro in un momento nel quale si legge di tutto e quanto peggio su chi ci amministra anche a livello locale, tra indagini e sanitopoli varie).
Il 1 novembre sarà un giorno importante. E sentito. Da tutti noi.
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Campagna sensibilizzazione
mercoledì 13 ottobre 2010
Ivan se la ride. Ma ora serve il pugno di ferro...
Ivan se la ride. E' in manette, a dorso nudo, quasi a ostentare la sicumera e l'orgoglio con il quale ha messo in scacco, quasi da solo, per una sera, l'Uefa e la Polizia italiana. Il piano non gli è riuscito del tutto: la partita Italia-Serbia - valida per le qualificazioni a Euro 2012 di scena a Genova - è saltata (e credo che non gli interessi che alla fine la sua nazionale avrà lo 0-3 a tavolino), ha potuto fare il bello e cattivo tempo aggrappato ai pannelli in plexiglass di "Marassi", inneggiare alle sue lotte nazionaliste contro l'Albania e contro il mondo. Tutto è andato come voleva, tranne il capitolo finale: non ce l'ha fatta a svignarsela. In quel sorriso di sfida, mentre ammanettato viene condotto via dalle forze dell'ordine, sembra quasi dire: "Vi ho fatto vedere di cosa sono capace. E se non sono fuggito, pazienza. Sarà per la prossima volta...".
lunedì 11 ottobre 2010
Gubbio: a Como il primo acuto esterno, firmato Farabbi-Gomez, segno di caparbietà e maturità...
Quel ramo del lago di Como ce lo ricordavamo. Reminescenze liceali di un Manzoni imparato a memoria. Ora ce lo ricorderemo anche per un altro motivo, meno letterario, non meno emozionante.
Perché in riva a quel lago arriva la prima vittoria esterna del Gubbio in C1. Perché in riva al Sinigaglia, ai bordi di una partita che ormai sembrava destinata al risultato ad occhiali, ci ha pensato Juanì Gomez a piazzare la zampata vincente. Il Peter Pan rossoblù, capace di farsi trovare al posto giusto quando c’è da decidere una gara che conta. Non sarà un gol determinante come quelli nei play off o a Portomaggiore dell’aprile scorso - per battere la Giacomense e riagganciare gli spareggi promozione che sembravano perduti – ma l’acuto ai lariani potrebbe cambiare il senso a questo inizio stagione della squadra di Torrente.
Prima vittoria in trasferta, guarda caso nello scaramantico completo bianco, e anche primi punti lontano da Gubbio, sul campo di una squadra alla disperata ricerca di se stessa – come già erano La Spezia e Alessandria. A differenza delle altre occasioni però il Gubbio ha creato, ha anche un po’ sciupato, ma non ha abbassato la guardia. E quando si è trovato sull’orlo del precipizio, al 15’ della ripresa, con l’ex leccese Cozzolino sul dischetto, ci ha pensato baby Farabbi – una specie di Abbiati in rossoblù – a respingere da par suo quello che per la statistica è il quarto rigore contro in quattro partite esterne. Come dire, una costante (anche se ne faremmo volentieri a meno).
Perché in riva a quel lago arriva la prima vittoria esterna del Gubbio in C1. Perché in riva al Sinigaglia, ai bordi di una partita che ormai sembrava destinata al risultato ad occhiali, ci ha pensato Juanì Gomez a piazzare la zampata vincente. Il Peter Pan rossoblù, capace di farsi trovare al posto giusto quando c’è da decidere una gara che conta. Non sarà un gol determinante come quelli nei play off o a Portomaggiore dell’aprile scorso - per battere la Giacomense e riagganciare gli spareggi promozione che sembravano perduti – ma l’acuto ai lariani potrebbe cambiare il senso a questo inizio stagione della squadra di Torrente.
Prima vittoria in trasferta, guarda caso nello scaramantico completo bianco, e anche primi punti lontano da Gubbio, sul campo di una squadra alla disperata ricerca di se stessa – come già erano La Spezia e Alessandria. A differenza delle altre occasioni però il Gubbio ha creato, ha anche un po’ sciupato, ma non ha abbassato la guardia. E quando si è trovato sull’orlo del precipizio, al 15’ della ripresa, con l’ex leccese Cozzolino sul dischetto, ci ha pensato baby Farabbi – una specie di Abbiati in rossoblù – a respingere da par suo quello che per la statistica è il quarto rigore contro in quattro partite esterne. Come dire, una costante (anche se ne faremmo volentieri a meno).
sabato 9 ottobre 2010
Gigi Simoni e una saggezza... da imbottigliare
Un uomo la cui saggezza, buon senso ed esperienza nel mondo dello sport – come anche dei rapporti umani – andrebbe… imbottigliata. Come per i vini delle annate migliori.
E’ Gigi Simoni da Crevalcore (nella foto di Marco Signoretti, al "Barbetti" insieme al figlio), 70 anni (e non dimostrarli) di cui oltre 50 passati intorno al regno del football a sfidare – avrebbe detto Giuanin Brera – la Dea Eupalla. Il destino non gli è stato alleato quando è giunto all’apice della sua carriera, alla guida dell’Inter (che ha comunque guidato alla vittoria di una Coppa Uefa). Fine anni ’90, con i nerazzurri a digiuno di scudetti da almeno un decennio, fu l’allenatore dell’Inter stellare, almeno sulla carta, forte del più talentuoso giocatore del momento, Ronaldo.
“Di sicuro il giocatore di maggiore classe e fisicità che abbia mai allenato – ha confidato la prima volta che lo intervistai, marzo 2009, a pochi giorni da suo arrivo a Gubbio, ricordando che al termine della semifinale di Uefa sul campo del CSKA, dopo una prestazione superlativa del brasiliano, si vide donare la maglia, che oggi conserva gelosamente in un quadro, ancora sporca del fango moscovita.
Uno che ha allenato Ronaldo, Roberto Baggio, il già da allora capitan Zanetti – e che si è visto sfuggire sul filo di lana uno scudetto (1997-98) che (detto da uno juventino di Salò come me) “ci poteva stare” – si è rimesso in discussione in una piazza di periferia, come Gubbio. E’ arrivato, ha capito dove si trovava, un paio di mesi di ambientamento e poi subito la stagione trionfale culminata nello spareggio di San Marino. Con Stefano Giammarioli ds e Vincenzo Torrente allenatore, forma il trio che rappresenta l’unica garanzia per il Gubbio (oltre alle risorse degli sponsor cementieri) sulla quale poggiare per far continuare il sogno. Un sogno che ora si tocca con mano (la I Divisione Lega Pro) e che giustamente si continua a coltivare non senza qualche ambizione.
La dimostrazione è ancora una volta la squadra allestita quest’anno, zeppa di giovani, carica di scommesse, qualcuna più sicura, altre quasi del tutto al buio.
“Devi fare così se vuoi campare in C1 con un badget ridotto – ha commentato fuori onda prima di iniziare l’intervista per la trasmissione “Link”, la prima della nuova stagione.
Simoni è una persona tranquilla, sorridente, mansueta, difficilmente lo senti polemizzare. Eppure dopo Alessandria-Gubbio (e l’aggressione al portiere Lamanna nel dopo-partita) ha detto: “Mi viene voglia di mollare tutto. Come si fa a restare in un calcio dove ti pestano fuori lo stadio mentre te ne vai con tuo padre e tua madre a riprendere l’auto?”.
Una domanda talmente semplice che non avrebbe bisogno di risposta. Ma è giusto chiederselo anche alla luce del fatto che ad oggi – a 2 settimane dal fattaccio – non è accaduto nulla: la giustizia ordinaria con i suoi tempi elefantiaci, se va bene, ci farà sapere qualcosa tra un lustro, la giustizia sportiva – che in poche settimane ha sbattuto in B la Juventus senza neanche una gara indiziata (e da Napoli si sta vedendo in questi giorni con quale approssimazione) – non ha assunto ancora alcun provvedimento nei confronti della società piemontese, che forse meriterebbe una pesante sanzione più per il comportamento assunto dopo l’aggressione (diciamo pilatesco, per essere buoni) che non per la responsabilità oggettiva che troppo spesso è la foglia di fico per salvare faccia e cavoli. Nel frattempo la stessa società organizza gare di beneficienza infrasettimanali con un tempismo tipico di chi nasconde la polvere sotto il tappeto quando all’improvviso ti capitano a casa parenti che non vedevi da una vita.
E’ Gigi Simoni da Crevalcore (nella foto di Marco Signoretti, al "Barbetti" insieme al figlio), 70 anni (e non dimostrarli) di cui oltre 50 passati intorno al regno del football a sfidare – avrebbe detto Giuanin Brera – la Dea Eupalla. Il destino non gli è stato alleato quando è giunto all’apice della sua carriera, alla guida dell’Inter (che ha comunque guidato alla vittoria di una Coppa Uefa). Fine anni ’90, con i nerazzurri a digiuno di scudetti da almeno un decennio, fu l’allenatore dell’Inter stellare, almeno sulla carta, forte del più talentuoso giocatore del momento, Ronaldo.
“Di sicuro il giocatore di maggiore classe e fisicità che abbia mai allenato – ha confidato la prima volta che lo intervistai, marzo 2009, a pochi giorni da suo arrivo a Gubbio, ricordando che al termine della semifinale di Uefa sul campo del CSKA, dopo una prestazione superlativa del brasiliano, si vide donare la maglia, che oggi conserva gelosamente in un quadro, ancora sporca del fango moscovita.
Uno che ha allenato Ronaldo, Roberto Baggio, il già da allora capitan Zanetti – e che si è visto sfuggire sul filo di lana uno scudetto (1997-98) che (detto da uno juventino di Salò come me) “ci poteva stare” – si è rimesso in discussione in una piazza di periferia, come Gubbio. E’ arrivato, ha capito dove si trovava, un paio di mesi di ambientamento e poi subito la stagione trionfale culminata nello spareggio di San Marino. Con Stefano Giammarioli ds e Vincenzo Torrente allenatore, forma il trio che rappresenta l’unica garanzia per il Gubbio (oltre alle risorse degli sponsor cementieri) sulla quale poggiare per far continuare il sogno. Un sogno che ora si tocca con mano (la I Divisione Lega Pro) e che giustamente si continua a coltivare non senza qualche ambizione.
La dimostrazione è ancora una volta la squadra allestita quest’anno, zeppa di giovani, carica di scommesse, qualcuna più sicura, altre quasi del tutto al buio.
“Devi fare così se vuoi campare in C1 con un badget ridotto – ha commentato fuori onda prima di iniziare l’intervista per la trasmissione “Link”, la prima della nuova stagione.
Simoni è una persona tranquilla, sorridente, mansueta, difficilmente lo senti polemizzare. Eppure dopo Alessandria-Gubbio (e l’aggressione al portiere Lamanna nel dopo-partita) ha detto: “Mi viene voglia di mollare tutto. Come si fa a restare in un calcio dove ti pestano fuori lo stadio mentre te ne vai con tuo padre e tua madre a riprendere l’auto?”.
Una domanda talmente semplice che non avrebbe bisogno di risposta. Ma è giusto chiederselo anche alla luce del fatto che ad oggi – a 2 settimane dal fattaccio – non è accaduto nulla: la giustizia ordinaria con i suoi tempi elefantiaci, se va bene, ci farà sapere qualcosa tra un lustro, la giustizia sportiva – che in poche settimane ha sbattuto in B la Juventus senza neanche una gara indiziata (e da Napoli si sta vedendo in questi giorni con quale approssimazione) – non ha assunto ancora alcun provvedimento nei confronti della società piemontese, che forse meriterebbe una pesante sanzione più per il comportamento assunto dopo l’aggressione (diciamo pilatesco, per essere buoni) che non per la responsabilità oggettiva che troppo spesso è la foglia di fico per salvare faccia e cavoli. Nel frattempo la stessa società organizza gare di beneficienza infrasettimanali con un tempismo tipico di chi nasconde la polvere sotto il tappeto quando all’improvviso ti capitano a casa parenti che non vedevi da una vita.
giovedì 7 ottobre 2010
La morte raccontata in tv: ieri sera si è alzata ancora (pericolosamente) l'asticella...
La diretta di ieri sera di "Chi l'ha visto?" su Raitre è stata angosciante. Qualcuno giornalisticamente la potrebbe definire un "capolavoro": raccontare la soluzione di un giallo in diretta, per una trasmissione che si occupa di storie controverse e irrisolte, è in teoria il maximum. Ma a tutto, credo, ci sia un limite. Ho voluto postare uno stralcio - forse il più emblematico - della trasmissione di ieri pizzicato ovviamente su youtube. E una domanda mi inquieta, come persona prima ancora che come operatore di comunicazione: era giusto tenere la madre di Sara Scazzi in diretta mentre la tv le diceva che era stato ritrovato il corpo di sua figlia senza vita? Dove stiamo andando? La provocazione ha scatenato molte reazione dal web.
Ne parleremo anche stasera su "Link" (ore 21.15 TRG) con il prof. Roberto Segatori (docente universitario e presso la Scuola Giornalismo radio tv di Perugia).
http://www.youtube.com/watch?v=YEEhlwGsfrY
Ne parleremo anche stasera su "Link" (ore 21.15 TRG) con il prof. Roberto Segatori (docente universitario e presso la Scuola Giornalismo radio tv di Perugia).
http://www.youtube.com/watch?v=YEEhlwGsfrY
mercoledì 6 ottobre 2010
Dom Alessandro Barban e una riflessione "dissetante" sul (labile) confine tra laici e cristiani...
La società sta attraversando una fase di declino: declino di valori, di punti di riferimento, di identità. E lo stesso confine tra laici e credenti diventa quasi impercettibile. Laddove i primi, talvolta, riescono a interpretare perfino meglio il credo evangelico rispetto ai secondi, specie quando si traduce in opere concrete di carità e sostegno. E più in generale, nel fare.
Sono numerose e profonde le provocazioni e gli stimoli di riflessione che Dom Alessandro Barban, priore del monastero di Fonte Avellana, lancia nel corso del primo incontro del ciclo promosso dall’associazione eugubina “Il Gibbo”. In una chiesa di S.Maria al Corso gremita come di rado avviene, è intensa e coinvolgente la conversazione che il priore apre ai numerosi presenti, invitando ad interagire con domande e quesiti.
lunedì 4 ottobre 2010
C'è una bandiera che vola nel cielo...
"Una bandiera vola nel cielo. Ha il suo sorriso ironico, la sua bontà d'animo, la sua voglia di vivere, di essere, di rimanere con noi... Un abbraccio infinito, amico mio..."
Sabato 2 ottobre, ore 15.36
http://www.trgmedia.it/video.aspx?but=1&imgx=1&img=img/tgtrg.gif&s=trgsette/&f=trg7-3567.wmv&d=TG%20del%2004/10/2010
La verità è che con la testa ero da un'altra parte. E non solo con quella. Era un sabato pesante. Nonostante il sole quasi estivo, che di solito mi mette di buonumore. Un brutto presentimento mi aleggiava dentro. Una sensazione che quel sabato me lo sarei stampato addosso. La prima avvisaglia da un amico, sulla scalinata del Comune di Assisi. Poi è bastato un sms, mentre stavo percorrendo la discesa di Assisi, per tornare a casa. Ci sono strade che ti restano impresse. Per tanti motivi. Quella, quella discesa, mi ricorderà sempre questo messaggio.
"Saverio se ne è andato poco fa". Con un tono delicato, discreto. Quasi lo avesse scritto lui. Di suo pugno.
No. Mi sono detto solo questo. No. Non è possibile. Non è giusto.
Secondo me ha scelto di farci aspettare qualche giorno: perché era meglio così. Bisognava abituarsi a quanto accaduto. Anche se nessuno l'avrebbe mai accettato. Una tragica fatalità lo ha portato via. Ma nel dramma, in queste ore, è vivo, grande e tangibile l'affetto che lo circondava, di amici, o anche semplici conoscenti.
Se parlavi anche solo 2 minuti con Saverio non potevi non sorridere, non esserne catturato, non lasciarti coinvolgere nel suo modo di vedere le cose: fatto di un buonumore fisiologico, di una battuta tesa a sdrammatizzare anche le situazioni peggiori. Semplice ma inimitabile.
Me lo ricordo in tante occasioni, con il suo portamento, tra il solenne e lo scanzonato. Il suo modo di camminare inconfondibile - di quelli che riconosceresti anche sulla Quinta strada - la sua battuta secca, immediata, imprevedibile. E quella risata. La sua risata. Sana, autentica, appagante.
Sabato 2 ottobre, ore 15.36
http://www.trgmedia.it/video.aspx?but=1&imgx=1&img=img/tgtrg.gif&s=trgsette/&f=trg7-3567.wmv&d=TG%20del%2004/10/2010
Era sabato pomeriggio. Un sabato strano. Perso ad aspettare più di tre ore una persona poi mai intervistata. Persona importante, per carità. Ma la grandezza sta anche nell'umiltà. E nel rispetto del lavoro altrui. Pazienza. Tutto serve per conoscere meglio il prossimo...
Non mi sono neanche incazzato. In altre situazioni avrei tirato fuori il peggio di me.La verità è che con la testa ero da un'altra parte. E non solo con quella. Era un sabato pesante. Nonostante il sole quasi estivo, che di solito mi mette di buonumore. Un brutto presentimento mi aleggiava dentro. Una sensazione che quel sabato me lo sarei stampato addosso. La prima avvisaglia da un amico, sulla scalinata del Comune di Assisi. Poi è bastato un sms, mentre stavo percorrendo la discesa di Assisi, per tornare a casa. Ci sono strade che ti restano impresse. Per tanti motivi. Quella, quella discesa, mi ricorderà sempre questo messaggio.
"Saverio se ne è andato poco fa". Con un tono delicato, discreto. Quasi lo avesse scritto lui. Di suo pugno.
No. Mi sono detto solo questo. No. Non è possibile. Non è giusto.
Secondo me ha scelto di farci aspettare qualche giorno: perché era meglio così. Bisognava abituarsi a quanto accaduto. Anche se nessuno l'avrebbe mai accettato. Una tragica fatalità lo ha portato via. Ma nel dramma, in queste ore, è vivo, grande e tangibile l'affetto che lo circondava, di amici, o anche semplici conoscenti.
Se parlavi anche solo 2 minuti con Saverio non potevi non sorridere, non esserne catturato, non lasciarti coinvolgere nel suo modo di vedere le cose: fatto di un buonumore fisiologico, di una battuta tesa a sdrammatizzare anche le situazioni peggiori. Semplice ma inimitabile.
Me lo ricordo in tante occasioni, con il suo portamento, tra il solenne e lo scanzonato. Il suo modo di camminare inconfondibile - di quelli che riconosceresti anche sulla Quinta strada - la sua battuta secca, immediata, imprevedibile. E quella risata. La sua risata. Sana, autentica, appagante.
Al Gubbio piace il poker... ed ora manca solo di giocarci in trasferta...
Sarà che il poker va sempre più di moda, spopola tra i frequentatori della rete o dei negozi dedicati e ormai anche sulle maglie delle squadre di calcio. Aspettiamo qualche anno prima di vederlo eletto a disciplina olimpica, ma intanto ne saggiamo le qualità sul terreno verde del “Pietro Barbetti”. Sì perché il poker sembra essere diventato la formula prediletta dal Gubbio di Torrente, almeno nelle gare casalinghe: dopo i 4 gol al Sudtirol – che giocava in 10’ dai primi minuti di gara – altri 4 gol, in barba agli scettici, contro il Monza dell’ex De Petrillo.
Quattro gol, due traverse, un’altra bella porzione di occasioni fallite, altrimenti ci sarebbe voluto il pallottoliere per archiviare questo Gubbio-Monza, una di quelle sfide che il nuovo anno propone come inedite. E se finora in Brianza la parola Gubbio ispirava l’ammansimento del lupo o Don Matteo, da oggi saranno in molti a vedere la squadra rossoblù come il peggiore degli incubi.
Torrente ha di che gongolare dopo una vittoria come quella di ieri: la squadra ha girato quasi alla perfezione, la difesa pur incerottata non ha praticamente corso rischi (e nelle uniche sortite importanti del primo tempo, il debuttante Farabbi ha sempre risposto presente); il centrocampo ha mulinato i soliti chilometri di lavoro, con un Raggio Garibaldi che piano piano si sta avvicinando agli standard di prestazione planetari del duo Sandreani-Boisfer, e davanti la squadra ha mostrato il suo volto più arrembante e affascinante, con i monelli terribili Galano-Donnarumma, diretti da un maestro tattico e infaticabile come Gomez, pur con l’unico rammarico di vedere ancora l’ariete Testardi ancorato allo zero nel tabellino marcatori.
Quattro gol, due traverse, un’altra bella porzione di occasioni fallite, altrimenti ci sarebbe voluto il pallottoliere per archiviare questo Gubbio-Monza, una di quelle sfide che il nuovo anno propone come inedite. E se finora in Brianza la parola Gubbio ispirava l’ammansimento del lupo o Don Matteo, da oggi saranno in molti a vedere la squadra rossoblù come il peggiore degli incubi.
Torrente ha di che gongolare dopo una vittoria come quella di ieri: la squadra ha girato quasi alla perfezione, la difesa pur incerottata non ha praticamente corso rischi (e nelle uniche sortite importanti del primo tempo, il debuttante Farabbi ha sempre risposto presente); il centrocampo ha mulinato i soliti chilometri di lavoro, con un Raggio Garibaldi che piano piano si sta avvicinando agli standard di prestazione planetari del duo Sandreani-Boisfer, e davanti la squadra ha mostrato il suo volto più arrembante e affascinante, con i monelli terribili Galano-Donnarumma, diretti da un maestro tattico e infaticabile come Gomez, pur con l’unico rammarico di vedere ancora l’ariete Testardi ancorato allo zero nel tabellino marcatori.
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