E adesso, per piacere, non svegliateci da questo sogno. Sì perché è perfino difficile capacitarsi che sia tutto vero. Il Gubbio batte anche la Reggiana (nella foto tratta da http://www.gubbiofans.it/ l'esultanza dei rossoblù a fine gara) ed è secondo in classifica. Ma il bello è che la squadra di Torrente non ha rubato nulla finora, anzi forse mancano un paio di punti in classifica. E di sicuro il calcio in rossoblù è tra i più belli e apprezzati di questo girone nel quale le grandi – o presunte tali – tardano ancora a vedersi. Davanti c’è solo la Salernitana, per giunta in odore di penalizzazione dopo il deferimento.
Ma torniamo ai fatti di casa nostra. Cosa dire di questo Gubbio: per la seconda volta rimonta, trascinata da un Gomez sempre più letale nel ruolo di prima punta, tanto che Torrente lo vede come naturale erede – anche per numero potenziale di gol – di Marotta. Senza dimenticare un centrocampo stile granito, con Sandreani sempre più inossidabile e una difesa che negli ultimi 270’ ha beccato un solo gol con un tiro dall’emisfero australe.
Stavolta poi la rimonta ha un sapore speciale, perché preceduta da due sviste arbitrali madornali da parte di quel Bindoni di Venezia – coadiuvato non sempre al meglio dai collaboratori – che a Cremona aveva punito con un penalty sul 4-1 un colpo di tosse di Borghese.
Cose che succedono, si dirà. Per fortuna alla fine le defaillance arbitrali non hanno inciso sul risultato, ma solo perché la squadra rossoblù è stata più forte anche di queste avversità: è proprio l’aspetto caratteriale e agonistico quello che balza all’occhio, oltre alla buona qualità tecnica e al solito acume tattico del trainer. Una squadra che non solo sa giocare palla a terra e non butta mai la sfera alla viva il parroco, ma soprattutto una squadra che – in piena coerenza con lo spirito del suo allenatore e del suo capitano – non si dà mai per vinta.
E’ questa l’assicurazione più importante che arriva dal trittico di vittorie messo insieme subito dopo la storiaccia di Lamanna. Alzi la mano chi la sera della sconfitta di Alessandria, con la tristezza nel cuore per quella vicenda che ancora deve essere definita – a proposito chissà quando la Procura Federale si deciderà ad emettere un verdetto – avrebbe pensato che di lì a tre settimane l’undici rossoblù avrebbe infilato tre vittorie in serie, senza mezzo attacco e senza portiere titolare.
Questione di attributi. Semplice.
E veniamo allora alle note dolenti che pure un momento dorato come questo lascia trasparire. Innanzitutto due parole sullo stadio: non dentro, ma fuori, dove il fango ha sporcato – è il caso di dirlo – una domenica calcisticamente solare. Le immagini parlano da sole e la figura che la città ci fa, con ospiti e stampa, non è di quelle di cui andare fieri. Con la curva era stato promesso l’asfalto del piazzale esterno allo stadio. Chissà quanto dovremo ancora aspettare.
E poi la polemica, neanche soffusa, che a fine gara ha visto Torrente ribadire a chiare lettere: “Sono un professionista che tiene al suo lavoro, non sono un dilettante”. Quasi a richiamare un vecchio motivo di successo della Bertè, il trainer rossoblù non ha ancora digerito alcuni commenti apparsi sulla stampa in settimana da parte di dirigenti del Gubbio sul mancato ritorno sul mercato e sull’utilizzo di alcuni giocatori da parte del tecnico. Un’invasione di campo secondo Torrente, ma anche secondo Simoni e Giammarioli.
Scricchiolii che andrebbero chiariti al più presto, e soprattutto che andrebbero chiariti nelle chiuse stanze della società e non davanti a taccuini o microfoni.
Per il bene del Gubbio – che sta vivendo la sua favola e ha diritto di godersela fino in fondo. Per il bene dei protagonisti – società come staff tecnico – di questo miracolo che fa parlare non solo l’Umbria – dove ormai il rossoblù è il titolo di apertura di giornali e tg – ma anche l’Italia. Non facciamoci del male da soli. Di fronte alle prodezze di una squadra che fa innamorare, sarebbe imperdonabile.
lunedì 18 ottobre 2010
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