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lunedì 25 ottobre 2010

Il "Mazza" non porta bene... ma la squadra c'è. Per il futuro conta questo...

Nel calcio anche la cabala continua ad avere il suo peso. E il feeling del Gubbio con il “Mazza” di Ferrara non è mai stato dei più idilliaci. Se si eccettua un colpaccio alla prima occasione – quasi 5 anni fa con il Gubbio di Cuttone, al suo esordio, trascinato da Chafer e Tresoldi – in casa dei biancazzurri sono arrivati solo ceffoni.

E sempre di misura, 1-0 periodico, sia quando si trattava di Spal e perfino un anno e mezzo fa quando in questo stadio ad esibirsi, nella vecchia cara C2, c’era niente meno che la Giacomense in un assolato sabato di Pasqua. L’unico ricordo che ci sovviene di quell’ultima apparizione dei rossoblù per altro è l’espulsione un po’ risibile di Gigi Simoni, un signore del calcio, che regalò indirettamente una celebre domenica ingloriosa al mediocre Fiamingo di Pisa.
Sono passati i mesi, nel frattempo il Gubbio è volato in I Divisione ritrovando sulla propria strada di nuovo lo stadio Mazza e di nuovo con la Spal. Non è cambiato però il pessimo rapporto tra i rossoblù e queste zolle, se è vero che un altro 0-1 è uscito sulla ruota di Ferrara.
Stavolta però la sconfitta ha un tono decisamente diverso. Primo perché il Gubbio ha fatto la partita a larghi tratti, confermando non solo il buon momento di forma ma soprattutto il fatto di essere squadra. E di tutto rispetto.
In secondo luogo perché, senza cercare labili attenuanti, il richiamo ad un paio di episodi dubbi in area di rigore romagnola sono più che legittimi. Gomez spesso si trova vittima negli ultimi 18 metri altrui di trattamenti tutt’altro che umanitari, senza però trovare sufficiente solidarietà nei giudici di gara. Anche Soricaro di Barletta si è guardato bene dal sanzionare la spinta netta che ha sbilanciato il bomber argentino nel primo tempo, quando il risultato era ancora ad occhiali. Men che meno la mezza mischia in area allo scadere quando sempre Gomez è stato scardinato come in un film di Bud Spencer. E’ vero che i rigori bisogna poi farli, ma se non si danno non c’è neppure spazio per il beneficio del dubbio.
La maledizione del dischetto continua: dopo 4 penalty contro nelle prime 4 trasferte, alla prima occasione senza, è mancato quello a favore. Cambiando la qualità degli addendi, resta l’ammanco. Pazienza. Non cerchiamo alibi.
Torrente mastica amaro, più che altro perché un pari avrebbe dato meritata continuità al filotto di vittorie messo insieme nell’ultimo mese.
Ma la beffa non può cancellare la bontà della prestazione, l’autorevolezza con cui i rossoblù ormai sanno stare in campo anche fuori dal Barbetti. Manca ancora un pizzico di cinismo in fase conclusiva, ma il tempo per migliorare anche questo fondamentale è alleato.
Noi comunque firmeremmo bendati e con la mano sinistra per altre tre vittorie e una sconfitta, nei prossimi 4 match. Tutt’altro che agevoli – anche se gli avversari si chiamano Pergocrema, Bassano, Pavia e Lumezzane. Anzi, è l’occasione per dimostrare che i rossoblù sanno essere grandi anche contro le pari grado e non soffrono di vertigini. E poi un filotto del genere, 9 punti in 4 gare, vorrebbe dire toccare quota 25 – con la quale il Gubbio concluse il girone d’andata l’anno scorso – ma con 3 giornate ancora da disputare.
Lasciamo stare le tabelle e pensiamo a questa squadra, che continua felicemente a stupire, pure di fronte ai passi falsi: l’immagine più bella della domenica ferrarese è l’applauso finale dei quasi 300 tifosi eugubini saliti per l’occasione al Mazza – il record stagionale di presenze in trasferta. In classifica gli applausi non daranno i punti ma per una squadra giovane e volitiva come quella di Torrente, vogliono dire molto. Soprattutto perché da domenica si riparte – con un Pergocrema bisognoso di punti al Barbetti - ed è giusto mettersi alle spalle la sconfitta e guardare avanti con ottimismo.
Questa squadra può permetterselo…

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