Tutto o quasi in pochi giorni. Forse, e sottolineo forse, in due tempi.
La corsa a Palazzo Pretorio non è una partita di calcio. E non è neanche una di quelle kermesse dove l’importante è partecipare. Ne sanno qualcosa i tre sfidanti nelle primarie del centrosinistra.
Ognuno arrivato con un proprio percorso, figlio delle decisioni (o indecisioni) del rispettivo partito o gruppo di appartenenza. Che per primi, in ordine di tempo, saranno sottoposti al giudizio degli elettori.
Ma la metafora vale anche per gli altri contendenti in pista: quelli che oggi assistono più o meno disinteressatamente al pre-voto del 3 aprile, in attesa di conoscere chi sarà il loro definitivo avversario di centrosinistra il 15 maggio (o se il Ministero avrà buon senso e lungimiranza, il 29).
Non sappiamo come andrà a finire – anche se una mezza idea ci brulica in testa – ma di certo le elezioni comunali 2011 saranno ricordate per il cammino caotico e lo stanco susseguirsi di “colpi di scena” tra attori e comprimari, protagonisti annunciati e figuranti proclamati, registi dietro le quinte e strateghi dal copione variabile.
E resteranno certamente come le prime contrassegnate da questo prologo, di statunitense radice: le primarie. Descritte come il più democratico dei sistemi di selezione delle candidature, hanno però, come ogni medicina, le loro controindicazioni. E nel foglietto all’interno della confezione, accanto alla scritta “leggere attentamente le avvertenze”, viene spiegato che è preferibile consumare il prodotto lontano dai pasti (ovvero dalle elezioni vere e proprie). Per evitare fratture o addirittura veri e propri attacchi di ulcera.
Vedremo. E non ci sorprenderebbe sapere che il 3 aprile alle urne sono andati in tanti, ma proprio in tanti, per i più svariati motivi. Sostenere uno dei candidati (come è giusto che sia), o favorire quello che è preferibile avere come avversario nel mese di maggio (come è inevitabile che sia, non potendo impedire a nessuno di esprimersi).
Non c’è da scandalizzarsi: è accaduto anche in altri lidi (senza andare lontano, chiedere ai cittadini gualdesi), è tipico di una cultura come la nostra che non è quella americana. E che forse è poco adatta – a prescindere – ad applicarne in toto i suoi riti.
Dunque, che siano primarie. Chi è in corsa, del resto, non ha fatto granché per giocarsele in tempi non sospetti ed ora deve accettare anche il rischio connesso alla loro estrema vicinanza al voto ufficiale.
Con tanto di variabile “imprevedibile”: quella degli elettori di centrodestra che potrebbero andare al voto già il 3 aprile (turandosi il naso, per usare un’espressione cara a Indro Montanelli) per incidere sul risultato finale di questa prima manche. Che non tutt’altro che indifferente rispetto alla seconda.
GMA
Da "L'editoriale" di "Gubbio oggi" - marzo 2011
sabato 26 marzo 2011
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