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lunedì 21 marzo 2011

Quando la X non è un'incognita... ma un altro passo verso il trionfo...




Galano infila il penalty all'89' - foto M.Signoretti
   












Ci sono rigori e rigori. Ci sono pareggi e pareggi. E non sempre il segno X, come dettano i principi algebrici, è sinonimo di incognita. E così, in questa stagione a tinte rossoblù fosforescenti, scopriamo che qualche volta, nel calcio, la X equivale ad una vittoria, o forse anche qualcosa in più.

Prendete Gubbio-Spal. Una partita che in altri tempi, in altri campionati, ben lontani dal viaggio nei sogni alla ricerca dell’isola che non c’è, avremmo definito bruttina. Anzi, quasi deludente.

E invece. Tutto va giudicato nel contesto di una stagione trascendentale, dove il vertiginoso +10 che separa Gubbio e Sorrento – costruito grazie ad un cammino a dir poco entusiasmante dalla truppa di Torrente – quando mancano appena quattro gare alla sfida diretta e al sette dallo striscione del traguardo, è la linea di galleggiamento su cui parametrare ogni giudizio.

E’ così che il pari col Como sapeva di beffa, solo perché il Sorrento aveva uccellato in zona Cesarini l’Alessandria dopo essere stato sotto 3-1.
Ed è così che il pari con la Spal sembra una vittoria al Mundial, vistoche gli amalfitani non hanno scalfito la porta della Paganese, visto che con una gara in meno le distanze appaiono sempre più siderali.

E se per i buongustai del bel calcio non si sente più profumo di champagne, poco male. Perché è da qualche domenica che sosteniamo come i fronzoli, l’estetica, trucco, parrucco e bollicine non siano più necessarie nel curriculum di questa squadra. Che ha già dimostrato, nei mesi scorsi, di poter offrire il calcio migliore, contro le più blasonate e finanziate formazioni del girone.
Ora il Gubbio deve dimostrare di essere anche un buon ragioniere contabile: non solo nei numeri che tengono in piedi la società, ma anche in quelli che mancano per assicurarsi la matematica promozione, magari anche con congruo anticipo.

Il pari con la Spal va sottolineato, con l’uniposca giallo, come uno di quei "risultatoni" che fanno massa nel muro del successo. Primo perché conquistato in una gara nata male – con l’infortunio del sabato a Donnarumma – proseguita male – con lo stop a Sandreani e la traversa galeotta sulla voleè di Daud – e avviata nella ripresa ancora peggio, con la stoccata di Melara che sembrava dover gelare i rossoblù.
Ma il cuore di questa squadra, la sua capacità di non mollare anche senza capitano e mezzo reparto offensivo, la spinta di una tifoseria sempre più calda e numerosa – ieri al Barbetti erano in 3.000 a colorare lo stadio di rossoblù - hanno ancora una volta segnato una tacca indelebile qualche centimetro più su delle precedenti imprese:

Liberate la bestia”, recitava quasi profeticamente uno striscione, nella domenica in cui il cantore della fantasia degli spalti, Militello, si aggirava per la gradinata. La Bestia, ovvero Martino Borghese – che per noi resta un cigno rispetto al brutto anatroccolo delle prime giornate – si è liberata davvero, e trasformatosi in attaccante aggiunto, ha procurato di forza e mestiere il secondo penalty decisivo, dopo quello con lo Spezia (che va aggiunto ai 6 gol messi a segno).
In fondo non c’è niente di male – sempre per i puristi del calcio: se la Nazionale ha vinto un Mondiale con Materazzi, il Gubbio può permettersi di vantare il suo numero 5 come uno degli elementi cardine del successo.
Alla fine è proprio lui a dare l’ok ai tifosi, all’uscita dal campo: è un pareggio ma non chiamatelo X.
Perché la meta finale è sempre meno un’incognita. E assomiglia sempre più alla seconda lettera dell’alfabeto…



Dalla copertina "A gioco fermo" di "Fuorigioco" - 21.3.2011
Musica di sottofondo: "Vivo, morto o X" - Ligabue - 2007


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