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martedì 1 marzo 2011

Si fa presto a parlare di turismo...

Un esercito di candidati o una semplificazione senza precedenti per le elezioni comunali a Gubbio? L’interrogativo resterà tale, almeno ancora per qualche giorno. Ne riparleremo nel prossimo numero.

Stavolta cerchiamo di focalizzare su quali indirizzi invece dovrebbe concentrarsi, a nostro modesto avviso, un valido confronto elettorale.

Perché poi i cittadini dovranno decidere. Non tanto “a chi santo affidarsi”, quanto da chi farsi governare. Per il presente ma soprattutto per il futuro di questa città, che non può più permettersi – su diversi fronti – di “campare di rendita”.

L’impressione è che al primo posto di una scala di priorità dei futuri candidati non possa che esserci lo sviluppo economico. Scelte rilevanti si impongono in una fase nella quale, ormai, né il soggetto pubblico né i tradizionali protagonisti industriali locali possono più rappresentare un “cuscinetto” ammortizzante delle aspirazioni occupazionali dei più giovani.

In questa riflessione ci concentriamo solo su un minimo aspetto, tutt’altro che marginale. E’ dai tempi del Cretaceo che si sente dire a Gubbio di valorizzare il turismo, lungo il filone del trittico TAC (turismo, ambiente, cultura), di fare del settore dei servizi e dell’accoglienza un nuovo punto di forza di questa città e del suo comprensorio. Va capito però come tutto questo dovrebbe avvenire. Ben sapendo che non si parte da zero e che nulla può essere cambiato in pochi anni.
Come lavorare sui numeri (arrivi e presenze), come incidere sulla stanzialità del turista (giorni di permanenza), creando motivi di richiamo, collegamenti con siti di attrazione, sinergie con territori limitrofi, eventi o opportunità stagionali?

Sono scelte da compiere secondo una logica strategica di cui ancora si stenta a intravedere un filo conduttore. Puntare su grandi eventi (pochi anni di “Life in Gubbio” non possono bastare) o su molteplici occasioni, però di minor impatto mediatico? Puntare su un turismo di nicchia o “sparare nel mucchio”? Se l’evento è di qualità (vedi mostra Dinosauri) si rischia persino di vedere la fila fuori da un museo, immagine che a Gubbio francamente era sconosciuta.
Mentre Perugia e Assisi, ad esempio, si candidano come Capitali Europee della cultura per il 2019 (senza che di qua dal Chiascio si sia mai ventilato un coinvolgimento possibile), dalle nostre parti si potrebbero comunque capitalizzare patrimoni di cultura e storicità autentica ancora ampiamente inespressi: il Sentiero francescano non ha meno potenzialità del cammino di Santiago (sul piano mistico e religioso), ma non gode di infrastrutture, non è accompagnato da una valida campagna promozionale nazionale e internazionale, non è forte di sinergie tra diversi Comuni (guarda caso, ancora Assisi, portaerei del trend turistico umbro).

Si è parlato per qualche mese di un nuovo stadio – progetto futuristico e al momento poco fattibile sul piano finanziario – ma in una città che è riuscita a costruirsi un brand dignitoso negli ultimi anni (sarà per “Don Matteo”, ma non c’è più bisogno di dire “Gubbio in provincia di Perugia”, per spiegare dove siamo), quello che manca è un contenitore per eventi convegnisti di ampio respiro e soprattutto di numeri importanti. Una convention con oltre 400 persone è già fuori misura per le attuali strutture esistenti pubbliche o private. E per una città che non ha il mare, non ha la neve, ma aspira ugualmente a fare del turismo una “gamba” importante nel proprio bilancio economico-occupazionale, non è un problema da poco.

La riflessione potrebbe proseguire, addentrandosi ad esempio sul fronte viabilità.
Ma aspettiamo fiduciosi imput dal confronto elettorale.
Sapendo che non è facile. Sapendo che si fa presto a parlare di turismo…
GMA

Da editoriale "Gubbio oggi" - febbraio 2011

1 commento:

  1. Caro Direttore , concordo con la tua analisi e ti ricordo come dagli anni '80 , presso l'allora Quinquennio Sperimentale , si creò , grazie alla Signora Maria Letizia Cassata , un indirizzo linguistico - turistico , atto a creare figure professionali capaci e preparate per lo sviluppo del territorio in questo ambito (con stage presso l'Alitalia e presso i vari alberghi). Purtroppo a memoria non credo che vi siano state, nè riconosciute , nè sfruttate tali competenze , se non in maniera marginale .
    Parlare di turismo e sviluppo di un territorio sicuramente ricco di arte , cultura e paesaggi ancora intatti , prevede in partenza un assetto infrastrutturale adeguato , competenze valide e anche "mosse un tantino più azzardate " a mio modesto parere, che ci facciano uscire da questo clichè vecchio e infruttifero. Chi ha la competenza del settore , dovrebbe unirsi ad altri territori non lontani e sicuramente più favoriti , creando flussi di turismo anche di pochi giorni , ma che rendano più visibili Gubbio ad una platea più vasta . Basti pensare che , dalla costa adriatica , in qualsiaisi agenzia di viaggi , ci sono gite organizzate per i turisti stranieri, verso Assisi , Todi , Deruta , Perugia e la cosa stravagante che non ho mai notato flussi diretti verso la nostra città. Una spiegazione tecnica ci sarà sicuramente , ma come dico sempre , in periodi di vacche magre , tutto può servire a fare un buon brodo . Grazie per l'attenzione , Paola Martinelli.

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