Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

martedì 22 maggio 2012

Ceri 2012: perchè dovremo ricordarci del 20, più che del 15 maggio...

Scendendo dal monte, domenica, ho avuto modo di riflettere. Un po' perchè pioveva (e la pioggia, non so perchè, ti porta sempre a pensare). Un po' perchè ero solo (e anche questo è abbastanza insolito in un qualsiasi giorno ceraiolo). Un po' per le notizie che mi arrivavano, frammentarie ma abbastanza univoche, su quanto stava accadendo nel chiostro della Basilica, dopo l'arrivo dei ceri mezzani (per un anno che non sono arrivato in cima...).

Chi avrebbe immaginato che questo 2012 ceraiolo sarebbe, forse, stato ricordato più per quel che è successo il 20 che non il 15 maggio?
Certo, sei cadute (sei) non son poche. E già questo numero basta da solo a rendere la corsa dei mezzani difficilmente anonima.
Ma, per quanto una caduta possa "far male" ad un ceraiolo giovane e magari carico di entusiamo, adrenalina e, perchè no, sana ambizione (voler diventare un ottimo ceraiolo, non "fare le scarpe" al prossimo), le ferite reali di questa giornata sono altre.

Quelle di cronaca, con due feriti veri, di cui uno grave (personaggio per altro conosciuto, con ruoli istituzionali in passato) - e al momento ancora ricoverato a Perugia in rianimazione - a causa della caduta di un cero, una questione certamente preoccupante, che fa passare tutto il resto decisamente in secondo piano.
Lo stesso dicasi, fortunatamente con minori conseguenze ma non meno spavento, per un 16enne che la mattina, in Piazza Grande, dopo l'alzata se l'è vista molto brutta, per il taglio profondo provocato dalle "solite" brocche, pregevoli manufatti ma taglienti come lame affilate quando si rinnova il rito dell'alzata.

Alla ferite di cronaca, si aggiungono quelle materiali sui ceri stessi. Pesanti, più del solito, quelle riportate da San Giorgio, con lo sfondamento del prisma superiore: mai visto un cero malridotto come si è potuto appurare da vicino in cima a via dei Consoli, mai visti tutti e tre contemporaneamente in posizione orizzontale "da intervento d'urgenza". Singolare che proprio il cero caduto una sola volta abbia riportato i danni maggiori e quello che ha ceduto tre volte (ahime, Sant'Antonio, per giunta mai per "mano" santantoniara) sia uscito praticamente "illeso". Il cero però, si sa, si può riaggiustare e, almeno su questo, i falegnami eugubini potranno godere di qualche lavoretto in più per le prossime settimane.

Pesano invece ancora di più le "ferite morali" di questa giornata. Come spesso avviene al di fuori del 15 maggio - soprattutto il 2 giugno, ma anche per i mezzani - i problemi nascono da situazioni contraddittorie e paradossali: non foss'altro perchè le questioni maggiori vengono create da chi, per motivi anagrafici, opportunamente dovrebbe restare, se non ai margini, quanto meno a debita distanza dal cuore della festa. Che in quanto festa dei ceri mezzani dovrebbe coinvolgere solo e soltanto i ragazzi più giovani. Senza bisogno di tutor di passaggio o in pianta stabile.
Con l'edizione 2012 dei mezzani poi non ci si è fatti mancare nulla: dalle cadute in corsa fino alle "solite" discussioni dentro il chiostro della Basilica, stigmatizzate (temo inutilmente) perfino dall'altare.
La saggezza anagrafica dovrebbe suggerire di lasciare proprio ai ceraioli - quelli dei ceri mezzani, però - l'onere e l'onore di decidere cosa fare, come risolvere un problema, come sbrogliare una situazione delicata, che sia una caduta, o la permanenza di tutti tre i ceri nel chiostro.

Morale: si è persa l'ennesima occasione per lasciare che la Festa dei Ceri esprimesse il suo significato più naturale ed elementare: l'omaggio al Patrono e il sentire comune dei ceraioli (in questo caso, più giovani).
A freddo, col passare dei giorni, molti dettagli di queste vicende emergeranno ulteriormente. Ci sarà modo per tutti di riflettere, pensare e magari correggere il "tiro" su quel che è stato detto, fatto e magari anche scritto (come nel mio caso). Auspicando su tutto che i feriti, quelli veri, nel frattempo si siano ripresi.

Di sicuro si può dire che proprio loro, proprio i ceraioli del mezzano, siano stati protagonisti e vittime, al tempo stesso, di quella che è e doveva essere niente più che la loro festa. Magari con gli errori e le storture che spesso appartengono all'esuberanza della giovane età, con le cadute che una corsa può anche comportare: ma non c'è niente di più salutare (evito di usare il termine "educativo" che mi sembra troppo...) che sbagliare con la propria testa...
Speriamo almeno abbiano imparato, a proprie spese, cosa non fare tra qualche anno quando saranno loro a dover garantire che altri giovani possano godersi, fino in fondo, le gioie e anche le amarezze di una festa dei ceri.
Qualunque sia l'età, qualunque sia il giorno in cui si celebra...

4 commenti:

  1. In merito a quanto accaduto in particolare nel chiostro della Basilica dopo la corsa dei ceri mezzani, ho ricevuto due lettere.
    Intendo pubblicarle integralmente sul blog perchè tutti possano farne opportuna riflessione. Ovviamente sono disponibile a dare spazio anche a chi la pensasse in maniera diversa. Personalmente sottoscrivo dalla prima all'ultima riga le due lettere che ho ricevuto.
    La prima via e-mail:

    "Colgo l’occasione per esternare il mio dispiacere per quanto successo in Basilica nel giorno della corsa dei Mezzani. Ho aspettato due giorni prima di scrivere queste due righe con la speranza che chi di dovere commentasse e soprattutto condannasse il grave fatto accaduto nel chiostro della Basilica di Sant’ Ubaldo. Questo silenzio fa ancora più male che l’accaduto !!!!!!!!
    Ricordo che le corse sono un atto di devozione nei confronti di Sant’Ubaldo e la Basilica rappresenta quanto di più Sacro e vicino al Nostro Patrono.
    Quello visto all’interno del chiostro reputo il massimo del minimo del rispetto verso il Nostro Patrono.
    Durante la corsa può succedere di tutto e tutto si può comprendere o giustificare, ma quello che è successo, dal mancato inchino di tutti e tre i ceri, dallo scavijamento del cero di Sant’ Ubaldo mentre gli altri due ancora erano ancora dritti e si apprestavano a fare i dovuti saluti al Patrono, ha dell’incredibile e vergognoso ( non meritano neanche una menzione le scene di rissa ).
    Spero adesso che chi dovere prenda atto di questo e in modo energico e deciso chieda pubblicamente scusa per il comportamento deplorevole di queste persone e faccia di tutto perchè tali scene non si verifichino più, il Nostro Santo non merita questo!!!!!!!!!!!".

    A.M.

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  2. Questa invece è la seconda lettera, anonima a differenza dell'altra, ma non meno circostanziata. Non condivido chi non firma quel che scrive, perchè quando si ha un'idea da esprimere, non c'è motivo di nascondersi dietro l'anonimato. Soprattutto quando si parla di cero.
    Resta il fatto che la lettera è ricca di spunti interessanti e per quel che mi riguarda, totalmente condivisibile. A prescindere da chi l'abbia scritta.
    Mi è stata recapitata in forma singolare (attaccata con il nastro adesivo ieri mattina sulla porta d'ingresso di TRG). Ma ho apprezzato molto il fatto che questo ceraiolo, pur non firmandosi, abbia voluto coinvolgerci in questa riflessione:

    "PENSIERI DI UN EUGUBINO...
    Penso che non si possa tacere sui fatti scandalosi accaduti al termine della corsa dei Ceri mezzani all'interno della Basilica del nostro amato Patrono.
    io di eugubinità di Ubaldo; noi l'abbiamo deturpato, offeso, indignato!!!
    La corsa è il momento in cui può succedere di tutto, dalle cadute ai litigi tra i "ceraioli", e può succedere pure che i Ceri di S. Giorgio e S. Antonio riescano ad entrare nella Basilica: là dentro però tutto cambia, quello è un posto sacro dove la corsa non esiste più; esiste solo ed unicamente L'OMAGGIO AL SANTO PATRONO.
    Quel momento è magico; ripaga tutti i ceraioli di tutto il sudore versato, è un tutt'uno con il Santo Ubaldo. Quel momento è però vissuto al massimo se tutti e tre i ceri si rendono prima omaggio a vicenda, e lo rendono poi anche a colui per il quale sono nati (alzata), sono andati per le strade della città a far visita a tutti gli eugubini (mostra), si sono riposati affaticati e poi sono ripartiti in una corsa frenetica che si conclude con l’ascesa al colle eletto, quel monte simbolo di fatica, sudore, espiazione dei peccati per raggiungere infine la salvezza. I ceri NASCONO INSIEME, CORRONO INSIEME E MUOIONO INSIEME!!!
    Questo è il messaggio che ci dà S. Ubaldo! Il messaggio di questa nostra festa unica che è un misto di corsa e di celebrazione; un momento magico che trasforma colui che porta il Cero in uno spirito libero, indefinito e informe; uno stato della nostra interiorità che solo noi eugubini, nella fusione con il Cero, possiamo provare, ma non comprendere.
    La tensione che proviamo appena il Cero sbuca all’angolo, lo sfogo di quella tensione in un’ unica spallata, la gioia liberatrice che ci regala la stanga: sono questi, credo, i valori che dobbiamo tramandarci. Non il fare solo riunioni dove si parla di mute quando chi sta sotto non sa neanche cosa significhi soffrire sotto il Cero. Bè, allora vi dico che se avete compreso, spero, tutto quello che ho detto fino ad ora, capirete perché mi sono vergognato di essere un eugubino prima di tutto, e poi un ceraiolo del mio Cero quando l’altro giorno, entrati in basilica, sono volati spintoni, colpi e parole di troppo. Tutto perché la porta non è stata chiusa e alcuni hanno voluto scavigliare S. Ubaldo senza neanche fare i dovuti inchini agli altri Ceri. Lì nella casa del Patrono, lì in quel luogo tanto sacro e speciale per tutti noi. Già una volta abbiamo buttato il povero Ubaldo dentro la calce… Bè, l’abbiamo fatto di nuovo…
    Ho sentito gente che è andata a letto alle 20.00 perché era arrabbiata poiché il Cero di S. Ubaldo non aveva chiuso il portone. Che schifo!!!
    Ho visto invece altra gente uscire dalla basilica con le lacrime agli occhi per ciò che era successo, per l’offesa a S. Ubaldo, perché ancora una volta abbiamo ignorato il suo messaggio e tradito Lui stesso.

    Ricordiamoci però che Lui PERDONA, sempre. Allora dico, svegliamoci!!! Viviamo la nostra festa nelle sue vere credenze, nei suoi veri messaggi, nel suo vero spirito.

    Un semplice ceraiolo…".

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  3. Da facebook -

    Lucio Forno -
    tante cose belle. purtroppo si deve rispettare quello che fannno i Ceri grandi,forse. si puo' dire parliamone prima tutti insieme,questo si,e non dire non ce' tempo,un saluto..

    Paola Martinelli -
    Carissimo Direttore , ti vorrei dire un miliardo di cose , ma lascio a te il commento del 20 sono troppo di parte e testimone troppo oculare !!

    Benvenuto Procacci -
    Non sempre quello che fanno I grandi e' giusto ed e' da prendere come esempio lasciamo stare I giovani che hanno molto piu buon senso dei grandi.

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  4. Per Lucio -
    Più che rispettare quello che fanno i ceri grandi, bisognerebbe rispettare il Patrono e il significato più intimo della Festa. Sono d'accordo sul fatto che ne va parlato prima tutti insieme e non è facile decidere il da farsi sul chiostro. Resta il fatto che se si usasse il semplice criterio del "buon senso" non ci si sbaglierebbe mai...

    Per Paola -
    so come vivi i ceri e come senti questa festa. Passati i giorni a caldo, mi piacerebbe che scrivessi (magari sul mio blog, sul post dedicato a questa giornata) quello che pensi. Farebbe bene a te e anche tanti ceraioli che dovessero leggere i tuoi pensieri...

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