Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

lunedì 7 maggio 2012

Juventus tricolore: e una serata carica di significati...

Ieri sera mio figlio è andato a letto con la sciarpa della Juventus. Stamattina - non ho potuto salutarlo, ero di rassegna stampa - ho saputo che l'ha portata anche a scuola.
Mi basta questo per dire che lo scudetto 2012 non potrò dimenticarlo. E' il primo di Antonio Conte allenatore, ma è anche il primo vero scudetto che ho vissuto con mio figlio. Lui si è appassionato "improvvisamente" e quasi fanaticamente quest'anno: che ci sia il mio zampino non lo so (probabile), di sicuro una mano gliel'ha data anche la collezione Panini.
Nelle ultime settimane era impossibile staccarlo dalle telecronache Sky, anche se era fantastico osservare il modo ingenuamente altruistico con cui viveva le partite, proprio in funzione della raccolta figurine: uno dei suoi crucci è stato di non aver visto giocare nè Krasic nè Elia ("ma perchè babbo non giocano, io ce l'ho sull'album..."), Borriello non gli è molto simpatico perchè sull'album ha la maglia della Roma, mentre, bontà sua, l'idolo è Andrea Pirlo - perchè esulta in una immagine ingrandita proprio al centro della pagina della Juve. Ma anche Estigarribia (chissà, in questo caso, forse per il nome così stranamente esotico...).

Sarà che mi ci rivedo un po' da piccolo, ma lo scudetto della "rivincita", delle rivendicazioni, della terza stella, mi resterà impresso soprattutto per questa novità vissuta tutta privatamente davanti il piccolo schermo. Con una promessa, cui non ho potuto sottrarmi: il prossimo anno porterò Giovi a vedere una partita dal vivo, sicuramente allo Juventus stadium - dato che chi c'è stato l'ha definito uno spettacolo (l'atmosfera) nello spettacolo (il gioco dei bianconeri).

Questa vittoria è diversa. Ha tanto di diverso, per chi era abituato a vincere, fino al 2006, come fosse la cosa più normale di questo mondo. Come lo è alzarsi dal letto al mattino.
Diversa per quanto sono stati imprevedibilmente amari questi 6 anni seguiti all'apoteosi di Berlino (con nove giocatori Juventus in finale del Mondiale, senza telefonate di Moggi). E allo tsunami calciopoli che l'aveva preceduto.

Ieri sera Buffon ha ricordato la squadra che è andata in B: i campioni del mondo (o anche i vice) che hanno accettato di giocare a Frosinone, a Rimini o a Crotone, qualche mese dopo aver alzato la Coppa più ambita da un giocatore di calcio. Una dimostrazione di appartenenza e attaccamento che andrebbe utilizzata come lezione universitaria di "forza di gruppo".
La Juventus si è risollevata da tutto questo. Non ha dovuto attendere un "risarcimento formale" (che non ci sarà mai ma di cui non si sente il bisogno), per andarsi a riprendere sul campo lo scudetto numero 30.
A vincerlo nel modo più inequivocabile e indiscutibile: senza mai perdere, senza mai cedere i tre punti all'avversario, senza mai uscire dal campo privi della convinzione di aver dato tutto e di aver espresso - praticamente per tutte le 37 partite disputate finora - il miglior gioco visto quest'anno in campionato.
E il destino si è divertito a incrociare la serata del tripudio con il derby di Milano: con un Milan che dopo settimane di polemiche intorno al gol di Muntari, si è visto assegnare un rigore inesistente e ha visto negare ai cugini nerazzurri un gol-non gol di Cambiasso. Poi, neanche questo è bastato, perchè - lo diceva il campionato, senza interpretazione dietrologiche - il Milan non ne aveva più: ed è crollato sotto i colpi dell'Inter. Già, proprio l'Inter. Anche qui il destino si è divertito a disegnare il suo "passaggio di consegne".
La Juventus avrebbe vinto lo stesso, magari tra 7 giorni in casa contro l'Atalanta: ma che a consegnarle il triangolino tricolore sia stata proprio l'avversaria più "ostile" non può non avere un suo significato.

Come lo ha il dna della Juventus di Conte. Una squadra aggressiva, energica, totalizzante. Come lo sguardo e l'impeto del suo allenatore. Una squadra che, in Europa, avrebbe fatto certamente meglio delle altre italiane, quest'anno. Proprio per il modo, nuovo, di interpretare il calcio. E per i suoi interpreti.
Un gruppo di giocatori che ha tra i suoi leader "uomini veri", prima ancora che talentuosi fuoriclasse. Altrimenti non può definirsi Alessandro Del Piero o Gigi Buffon che, non solo hanno accettato un declassamento (come ad esempio, non fecero altri campioni del mondo) restando fedeli ad una maglia - esempio quasi irripetibile nel mondo dello sport super-professionistico di oggi - ma che non più tardi di 5 giorni fa, giravano intorno al tappeto verde dello Juventus stadium chiedendo scusa ai propri tifosi per aver "toppato" in zona Cesarini una partita chiave nella corsa scudetto.
Lo stile Juve. Più volte richiamato, come fosse una sorta di liturgia da perpetrare nei secoli, è in realtà qualcosa di speciale che si intravede nei gesti e nel comportamento dei suoi interpreti più fedeli.
La dedica di  Buffon e Del Piero a fine gara, ieri, ripensando agli anni della "polvere". La risposta di Antonio Conte a chi lo stuzzicava sul 30mo scudetto: "Per me è il primo da allenatore" ha replicato, rispedendo il tentativo di polemica al mittente.

E' una vittoria ancora più bella perchè si era dimenticato il gusto di alzare in alto qualcosa di importante. Perchè per alcuni anni si è vissuta in "ingiusta" vergogna, che mi faceva autodefinire uno "juventino di Salò" - non certo intimorito dal fatto di sostenere questi colori, ma dalla vulgata generale che li indentificavano con qualcosa di poco pulito. Poi, con gli anni, si è scoperto che le telefonate galeotte le facevano tutti. Ma per qualcuno si è saputo solo dopo la prescrizione... pazienza.

E' una vittoria che resterà unica. Perchè non credo che la Juventus tornerà in serie B. E dunque, non credo che tornerà a vincere uno scudetto con questo sapore. Con questo senso di rinascita.
Ieri sera la felicità, semplice ma autentica, era nel vedere i tifosi esultare come non mai (anche se quando si parla di Juventus è quasi banale fare collegamenti da Torino, visto che sono molti di più, in percentuale, gli juventini nelle altre città).
E godere della speranza - non certo campata in aria - che sia solo un nuovo inizio...
Tanti capitoli aspettano la storia bianconera. Tante pagine da scrivere (non a caso, una metafora cara allo stesso Conte). Magari già dal prossimo 20 maggio...

Link: editoriale di Pierluigi Battista, oggi dal "Corriere della sera"
http://www.corriere.it/sport/speciali/2011/campionato/notizie/juventus-commento-battista-da-calciopili-alla-terza-stella_a97c9952-945d-11e1-ae3e-f83a8e51ff45.shtml

2 commenti:

  1. Mi piace condividere queste emozioni bianconere con alcuni amici, che hanno voluto scrivermi in questa occasione. Il primo è Alberto "Caramellone" che mi ha segnalato il pezzo di Battista dal Corsera (linkato in fondo al post).
    Il secondo è Matteo Fumanti, già in altre occasioni ispirato frequentatore del blog:

    Caro Giacomo,
    ieri ti ho salutato che eri in tenuta nera… oggi ti saluterei in bianconero, anche se avessi mille colori addosso.
    E anche oggi il momento del blog, non ho neanche pensato che non avresti scritto nulla in merito, e infatti è bastato aspettare.
    Che bello leggere le tue emozioni in funzione della vecchia signora, che poi condivise con un figlio, dev’essere qualcosa che non ha paragone.
    Per fortuna il buon vecchio capitano Conte che ha riportato tutto quel che serviva e mancava, che secondo me si può racchiudere in ciò che tutti possono definire, come dici pure tu, lo stile Juve.
    Il valore di questa vittoria l’ho capito quando ieri sera ho visto al fischio finale la panchina esplodere in campo, è stato emozionante, ma soprattutto mi ha reso l’idea che era un’immagine con la quale sono praticamente cresciuto, ma che da sei anni mi mancava, ormai troppo, e il tutto era condito da critiche indignanti, ma che la giustizia sportiva non ci consentiva di controbattere.
    Insomma, ci voleva!
    Ieri sera, dopo il dovere (leggi cena della manicchia, piacevolissima come sempre, ma trascorsa quasi tutta incollati alla tv), mi sono ritrovato a tarda ora in piazza 40 martiri con amici e non, ma i colori bianconeri mettevano tutti d’accordo, e da un’auto uscivano potenti le note dell’inno… tra la gioia (e qualche bicchiere, la giornata favoriva) è stato veramente bello. Poi vari sms fra gli amici, tutti i link su facebook in un’occhiata prima di andare a letto. E per di più, cosa che mai avrei pensato potesse accadere, ritrovarsi ad esultare per un gol dell’inter… lo strano fascino del calcio. E’ stato tutto un riscoprirsi.
    Ora personalmente attendo il regalo dell’anno: il rinnovo di Alex.

    Mi sono concesso il fine settimana di Toro-Gubbio e Juve-Inter, la domenica sera decisamente migliore. Per di più appostato in tribuna laterale verso la porta dei 2 gol… ti giuro, ero in lacrime al raddoppio di Del Piero. Non potevo chiedere di meglio per la mia prima volta, tra l’altro assoluta perché al delle Alpi non ero mai stato, solo due volte all’Olimpico.
    Quello stadio merita, ma merita tanto. Lì dentro anche un’amichevole diventa speciale.

    Un abbraccio e un saluto bianconero.

    Matteo

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  2. Il terzo, è di Roberto Procacci "Ciuicchio": con lui avevamo commentato a Piazza Grande il 25 aprile scorso, guardando gli Sbandieratori, cosa sarebbe stato tornato a sentirsi vincitori di uno scudetto... La fiducia era tanta, ma finchè non ce la fai, nessuno te lo può assicurare. Giusto Robi?

    "Finalmente abbiamo le tre stelle neppure “Negroni” c’è le può togliere …famosa pubblicità. A parte gli scherzi era scontato che l’ Inter avrebbe finito il Milan che da diverse partite solo per favoritismi arbitrali ci stava vicino altrimenti già da due settimane questo campionato era archiviato.
    Saluti Roberto…".

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