Mancano pochi giorni all’apertura dell’edizione numero 19. E nonostante la crisi – inciso che ormai si utilizza come premessa di qualsiasi esperienza umana e metafisica – la sua kermesse al sapore di cioccolato si propone di ribadire, se non addirittura battere, i numeri della scorsa edizione, ovvero 1 milione di visitatori in 9 giorni.
Come se tutta l’Umbria, più la provincia di Arezzo, si spostasse d’amblè dentro al capoluogo. Per fare un paragone numerico, è più o meno lo stesso numero di persone che si accalcano, in gran parte in preda ai fumi dell’alcool, a Pamplona negli 8 giorni della festa di S.Fermin.
L’intervista a tu per tu, nella prima puntata di “Link”, con Guarducci, ha confermato – caso mai ce ne fosse bisogno – che di fronte mi trovavo uno dei più autentici esemplari di homo mediaticus. Sicuro delle proprie idee, sufficientemente autoironico per non trovarsi a disagio sulle domande, scherzoso quanto basta, propositivo e sempre lungimirante. Risposte brevi ma mirate.
Misurato negli aggettivi e nelle critiche (talvolta anche autocritiche), quanto pungente nelle battute. E puntualissimo: registravamo alle 19, e lui a quell’ora era già seduto dietro al tavolo della nostra scenografia.
Poche parole, educate e formali quanto basta, tra di noi, prima che si accendesse la lucina rossa delle telecamere. E poi via, con la lunga chiacchierata.
In una mezz’ora è difficile capire, sviscerare, sverniciare i segreti di Eurochocolate. Di certo l’illuminazione è venuta in un viaggio di piacere a Monaco di Baviera. Il resto lo ha fatto l’intelligenza e l’intuizione che ti porta a pensare che, ancor più che la birra, è il cioccolato il prodotto che trasversalmente piace a tutti: “Dal manager alla massaia, da 0 a 100 anni, sfido chiunque a trovare un prodotto più totalizzante del cioccolato”. Detto a me, poi, sfonda un angar spalancato (mi autodefinisco “cacaomane” mai pentito).
I complimenti o le critiche, che effetto fanno? “Quelle che non sono costruttive neanche le considero, i complimenti mi passano sopra. Certo – dice – mi sento orgoglioso quando incontro in corso Vannucci gente che al cellulare chiama casa e racconta di essere a Eurochocolate. Come fosse Hollywood”.
Ecco il segreto di questo festival delle tentazioni caloriche: una kermesse di carta da zucchero, se non di plastica, che però sa regalare un sogno. Emoziona, coinvolge. Che poi sia un sogno effimero, come il gusto del cioccolato che ti avvolge le papille gustative, per poi scendere e perdersi, poco conta. Quanto costa un sogno? Qualunque sia il suo prezzo, soprattutto se accessibile, si ha voglia di coltivarselo almeno una volta.
L’intelligenza sta poi nel rinnovare ogni anno il claim della manifestazione (il 2012 richiama un’applicazione da I-pad con “I-choc”) , nel trovare sinergie operative e promozionali (come i bond con un istituto di credito umbro), nel saper creare aspettative e voglia di esserci.
Eppure Guarducci non vorrebbe essere ricordato solo e soltanto come l’ideatore di Eurochocolate: “Mi piacerebbe che di me si dicesse che ho avuto coraggio, idee e intraprendenza”. Qualità che di questi tempi servono come il pane. O forse, per avere la speranza di poterlo mordere.
Nel corso dell’intervista non mancano battute (come il riferimento alla “corsa dei baci”, che scimmiottando la Festa dei Ceri fece infuriare gli eugubini, ma Guarducci ha chiesto pubblicamente scusa) o anche punzecchiate (come quella all’ex sindaco di Gubbio, che inventò “Altrocioccolato” e al quale il patron di Eurochocolate invia un “chi di baci ferisce, di baci perisce”). Ma nel pour parler si fa avanti anche un’idea in più: abbinare Eurochocolate al tartufo (che in fondo, richiama proprio un prodotto al cioccolato). E lui aggiunge: “In Umbria c’è un calendario di eventi troppo frastagliato. E pensare che esiste l’eccellenza per tre cardini dell’enogastronomia di qualità, olio, vino e tartufo. Ma se si continuano a disperdere energie in mille rivoli e mille manifestazioni, non si riesce a creare massa critica. Servirebbe che un soggetto unico, come la Regione, creasse un evento che raccogliesse le tante energie presenti per un forte richiamo ai gourmet italiani e stranieri”.
Come dire, manca una regia.
Chiediamoci ad esempio: se l’avesse realizzata un ente pubblico, Eurochocolate sarebbe quello che è oggi?
Non lo so, ma tutto mi fa pensare che la risposta sia no.
In attesa di essere smentiti – e lasciando ai posteri l’idea di un grande evento unificante per olio, vino e tartufo, magari da affidare ad un “folle e affamato” manager come Guarducci – lui, il patron, continua a smanettare nel suo i-phone, elabora idee, costruisce nuovi progetti, fa accordi con banche, Università dei Sapori e altri produttori eno-gastronomici (Caprai). E già ci dice che il claim del 2013 sarà ancora più innovativo dell’I-choc 2012.
Che dire? Un altro passo. Un’altra dimensione. Ma anche la dimostrazione che dal niente, anche in una sperduta enclave come l’Umbria, si può costruire qualcosa di importante. Che, comunque la si veda, ha la capacità di attrarre finanziamenti, risorse e pubblico. Tanto pubblico.
Per la piccola enclave, praticamente un miracolo.
Ahimè non sono un appassionato tifoso, pertanto quando non scrive del Gubbio (cosa rara)leggo sempre molto volentieri i suoi articoli.
RispondiEliminaA me non piace Eurochocolate perchè credo che non abbia nulla che vedere con i sogni, nè tantomeno con il cioccolato (quello vero). Somiglia in maniera impressionanate a una festa del consumismo. La invito a visitare il prossimo fine settimana "Altrocioccolato" a Castiglion del Lago per vedere cosa la nostra città sia riuscita a farsi sfuggire. Per carità, non saranno i numeri della manifestazione Perugina (anche se di tutto rispetto), ma è sicuramente un evento dal significato molto più docle. Scriva più spesso (non sempre del Gubbio possibilmente:-))! Gianfilippo Pascolini