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mercoledì 24 ottobre 2012

Il "Bacio" compie 90 anni. Doveva chiamarsi "cazzotto". E' diventato il simbolo di una cultura "d'altri tempi"...

90 anni, portati davvero bene. Chi di noi non ne ha assaggiato almeno uno in vita sua? Chi di noi non ha scartato la minuscola velina interna per leggere una frase, un pensiero, un aforisma, dedicato al sentimento più naturale e irresistibile della nostra esistenza?
Chi, più prosaicamente, non ha apprezzato l'inconfondibile dolcezza del cioccolato fondente, mista a quel fragrante snocciolare curioso e incipiente, spesso nascosto dietro l'unico morso con il quale la pralina - dalla forma anch'essa peculiare - viene generalmente aggredita. Per poi esplodere, di gusto e di aroma, nei palati più golosi.
Il bacio Perugina compie 90 anni. E un compleanno così meriterebbe di essere festeggiato, al di là del valore che il marketing di un prodotto inconfondibile può ispirare. Perchè - con o senza Eurochocolate - il "Bacio" è uno dei simboli della tradizione dolciaria del capoluogo umbro. Ma anche dell'intraprendente caparbietà dell'imprenditoria della nostra regione. Immortalata e identificata nella figura di Luisa Spagnoli, una donna, un'imprenditrice, una signora davvero d'altri tempi.

I Baci Perugina spengono 90 candeline. Messi tutti in fila, uno dietro l'altro, quelli venduti finora farebbero dieci volte il giro della terra. Sì perchè se ne vendono 300 milioni ogni anno e 1.500 al minuto; e vengono esportati in 55 Paesi del mondo. Sono inoltre stati utilizzati fino ad oggi oltre 18.000 chilometri di cartiglio per le celebri fasi, pari alla distanza che copre la tratta Perugia-Melbourne.
Numeri impressionanti. Numeri ai quali, nel mio piccolo, ho sensibilmente (e piacevolmente) contribuito.

Perchè, a mio avviso, il 90esimo del Bacio Perugina andrebbe celebrato?
Perchè dietro un cioccolatino si cela una storia: una storia di creatività, di eccellenza, di produzione alimentare, di sapienza imprenditoriale, di sagacia e marketing. In pratica tutto quello che servirebbe, a maggior ragione, oggi per realizzare un'idea imprenditoriale vincente.
La ricetta è sempre la stessa, anche a distanza di quasi un secolo. Anche se la tecnologia ha fatto enormi passi da gigante.

Il "Bacio" entro' nelle case degli italiani nel 1922, grazie a Luisa Spagnoli, l'intraprendente moglie di uno dei quattro fondatori della Perugina, che cercava un sistema per utilizzare la preziosa granella di nocciole, derivata dalla lavorazione di altri prodotti. Nato con il nome di ''Cazzotto'', a causa della sua forma, fu poi ribattezzato da Giovanni Buitoni ''Bacio''. Un'intuizione che non poteva che essere più felice e duratura.

Negli anni '30 vennero introdotti i cartigli, invenzione di Federico Seneca, allora direttore artistico di Perugina, che ebbe l'intuizione di aggiungere al piacere del cioccolato quello di un messaggio che veicolasse affetto, calore, simpatia, insomma tutte le facce dell'amore.

Con un esplicito riferimento a un altro ''Bacio'', il dipinto di Hayez, Federico Seneca ideo' anche la scatola blu e argento con la coppia che si bacia sotto una pioggia di stelle.
Rodolfo Valentino, Clark Gable, Frank Sinatra e Vittorio Gassman - non certo nomi qualsiasi - furono i primi testimonial degli spot televisivi.
I Baci Perugina hanno poi subito diverse trasformazioni, cambiamenti anche significativi che racchiudono la strategia di comunicazione del brand: nel 2011 e' per esempio arrivato il "Bacio bianco" ed oggi il noto cioccolatino ha un suo sito internet (www.baciperugina.it), mentre la pagina facebook ''Baci Perugina fun club'' conta oltre un milione di fan.
Indovinate chi è uno di questi?

Una giornata del "Bacio", da rinnovare ogni anno, non mi dispiacerebbe. Non che la Nestlè ne abbia bisogno (tutt'altro) ma per onorare il simbolo di un'Umbria vitale, di un'eccellenza vera, che ha saputo ergersi nel mercato internazionale e ritagliarsi una continuità invidiabile.
Ma anche in mancanza di questo, comunque, un bacio ogni tanto non guasta. Dal vivo, nei sogni. O tutt'al più... al cioccolato...

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