Se c’è un dolce che proprio fa a pugni con il tartufo, è probabilmente la crema. Prendiamola così, la prima sconfitta interna stagionale. Un 2-0 maturato nel giro di 3’ che ha chiuso in un batter d’occhio una partita bruttina, ma che lascia ugualmente più di un rammarico.
Perché nonostante le cinque assenze, ben distribuite in ogni reparto, nonostante la giornata no dei giocatori di fantasia, nonostante l’ingessamento tattico imposto dal Pergocrema, il Gubbio le sue occasioni le ha avute. Solo che stavolta le ha gettate all’aria: prima nel finale di tempo con Gomez (ma dal gesto tecnico sembrava Perez) e con Galano, capaci di dilapidare le uniche occasioni in area concesse da quella che non a caso è la più granitica difesa del campionato. Due rigori in movimento, buttati alle ortiche quando ancora sullo 0-0 tutto era possibile. Poi, il rigore quello vero, battuto nella solita porta stregata – dove già Cipolla e recentemente Marotta avevano fallito. Stavolta a fallire è stato Gomez, ipnotizzato – si dice così, ma il rigore è pur sempre sbagliato – da Russo. Magari non sarebbe servito, a 2’ dalla fine, ma nel probabile assedio finale chissà. E questa domenica delle streghe, evidentemente, non ha voluto concedere neppure quest’ultima chance.
Al fischio finale l’applauso dei tifosi non è mancato, con tanto di incitamento. Era accaduto già a Ferrara. Un segnale positivo e importante, di una tifoseria matura che non guarda solo al risultato, ma significativo soprattutto per la squadra. Che nonostante il passo falso, ci ha provato fino alla fine. Ci ha creduto, pur in condizioni di organico da bollino rosso, senza però trovare né lucidità né fortuna. Capita nel calcio che la palla non voglia andare dentro – anche la scorsa stagione tra agosto e settembre al “Barbetti” era così.
L’importante è che la truppa di Torrente sappia metabolizzare la doppia sconfitta e soprattutto sappia far tesoro degli errori in campo e degli applausi all’uscita dal campo. I primi richiedono però attenzione e meticolosità: sul primo gol del Pergocrema la difesa non è riuscita a buttare via palla in un’azione insistita e che ha visto in palese affanno la retroguardia. Poi il gran tiro di Basili era solo da applaudire. Nel raddoppio altra apnea difensiva con Ghidotti che non credeva fosse vero poter colpire da due passi quasi in solitudine. 2’ di stordimento che ci possono anche stare, ma che vanno comunque sottolineati col pennarello blu. E per i quali va trovata la giusta terapia.
Domenica si va a Bassano e guardare la classifica è esercizio inutile (guarda caso in casa il Gubbio ha perso punti con squadre che erano più in basso). E poi i veneti sono reduci da una vittoria sulla Salernitana e da un pari al Bentegodi. Il morale, un po’ come la vendemmia, da quelle parti è alle stelle, le condizioni peggiori per salire su un campo che pure negli ultimi anni di soddisfazioni, al Gubbio, le ha regalate. Dai rigori salvezza di Corallo, alle bordate di Marotta agli scatti brucianti di Casoli. Ma questo è ormai il passato.
Il presente dice che sarà dura, molto dura. Ma il Gubbio, recuperati anche alcuni assenti, e soprattutto la fiducia, ha tutto per dire la sua. Contro quella che – non dimentichiamocelo – resta una diretta concorrente all’obiettivo principale di questa stagione: la salvezza.
lunedì 1 novembre 2010
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