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mercoledì 24 novembre 2010

La banda della Magliana: dal successo tv di "Romanzo criminale" alla triste realtà storica...

Prima del film di Michele Placido e soprattutto della serie tv su Sky, erano noti solo agli italiani con qualche capello bianco e agli appassionati di noir.
Ora sono il fenomeno cult tra i più giovani: il "Libanese", il "Dandy", il "Freddo", "Bufalo". Al secolo, la banda della Magliana.
Dove sia il segreto del successo della pellicola prima e della serie tv poi, non è difficile da spiegare.
Chi scrive è uno di quelli che non si perde - se può - un minuto della serie (mentre il film, confesso, non l'ho visto, ma mi riprometto di farlo).
L'ambientazione anni '70, molto vintage, dall'abbigliamento "a zampa d'elefante", a quelle banconote da 50.000 nostalgiche, dalle Mini cooper ai Ray ban a goccia, dai giacchini di pelle alle cabine telefoniche col gettone. C'è tutto per appassionarsi sentimentalmente al contesto di un racconto che, per il resto, dovrebbe far rabbrividire nella trama. E il noir, così come il sangue, sono da sempre elemento di attrazione per il pubblico (le famose 3 S nei parametri di interesse del pubblico che insegnano a chi fa giornalismo: sangue, soldi, sesso).
Ma da romanzo aspirante a diventare quasi una docu-fiction, il film - e in misura ancora maggiore per la sua continuità, lo sceneggiato Sky - hanno finito per trasformare gli "anti-eroi", i criminali, in una sorta di star (sabato scorso, gli attori erano ospiti in una "comparsata" serale in un noto locale perugino). E' normale - nel meccanismo perverso della popolarità mediatica. Un po' meno però se si pensa alla storia vera, della banda della Magliana, ai suoi intrecci con la criminalità organizzata, con i servizi deviati, con stragi come quella di Bologna - non certo estranee al gruppo - con vicende come l'assassinio Moro o il finto-suicidio Calvi: pezzi di storia del nostro Paese ancora in buona parte oscuri, ma ben lontani dal poter diventare scenari da set cinematografici.
E allora da domani sera - a mio avviso, molto saggiamente - la stessa piattaforma Sky, nel canale History channel (tra i più interessanti per un appassionato di storia come me), propone un ciclo di documentari sulla vera storia della "banda della Magliana": i veri volti (quelli che vedete qui a fianco), anche i veri nomi (e soprannomi) di chi fu protagonista di un quarto di secolo di crimine e sangue, prima nella Capitale, e poi anche nel resto d'Italia.
E così i vari "Libanese", "Dandy" e "Freddo" ci appariranno nella loro vera identità: sia fisica (non saranno nè Rossi Stuart o Scamarcio, che difficilmente il pubblico, specie femminile, potrebbe considerare eroi negativi) sia soprattutto storica, con le responsabilità vere, gli atti criminosi, il "male" - per sintetizzare - che questi personaggi incarnano. Alcuni di loro parlano per la prima volta, altri sono sotto terra da molto tempo (si pensi a "Renatino" De Pedis, tra i leader della banda, la cui tomba è stata trasferita sotto la Cattedrale di S.Apollinare - storia che ben conosce anche un sacerdote delle nostre parti).
Un'operazione verità - quella di domani sera su History channel (dalle 23, proprio per andare incontro al pubblico che sicuramente seguirà la terza e quarta puntata dello sceneggiato su Sky cinema 1) direi indispensabile per evitare che il film e il romanzo trasformino in una sorta di Sandokan o Zorro "de noaltri", figure che certo non possono essere elevate come esempi di virtù e rettitudine.
Sul piano propriamente scenografico e di narrazione cinematografica, resta il fascino di un film (qui sotto una scena) o di uno sceneggiato che obiettivamente attrae, cattura e appassiona: anche per lo slang romanesco che riesce a tradurre in straordinaria capacità dialettica (con battute ironiche e spezzoni di vissuto intenso) anche il più truce torpiloquio di periferia.
Ma non va mai dimenticata la storia. Quella vera. Quella che tante famiglie, ad esempio, hanno pagato con il sangue (e non mi riferisco agli scontri tra bande, che finivano nell'equazione malavita contro malavita). Non va perso di vista il confine tra fiction e realtà, tra pellicola e storia. Per questo il documentario sarà uno scrigno prezioso proprio per chi - come me - si è appassionato a "Romanzo Criminale" - tanto da rivederlo anche in replica il venerdì sera su Sky Cinema 24 - per cogliere qualche particolare o dettaglio scenografico e filmico sfuggito la prima volta.

Il rischio dell'emulazione non è un lusso che oggi, specie nelle condizioni in cui si trova il nostro Paese, si può correre: se un indubbio fascino quei personaggi cinematografici suscitano, la storia della "banda della Magliana" resta un'ombra pesante sugli anni Settanta e Ottanta. Su cui ancora non si è fatta del tutto luce (si pensi alla misteriosa scomparsa di Emanuela Orlandi, 15enne romana sparita nel 1981 e mai più ritrovata, di cui si dice si possano trovare tracce o indizi proprio riaprendo la tomba di De Pedis).
In attesa di vedere nelle sale il nuovo film, sempre di Placido, su Vallanzasca: altro protagonista malavitoso degli anni '70. Ancora vivo, ancora in grado di testimoniare le pagine di cui si è macchiato. Ma che già fa polemica, proprio per il rischio di trasformare Diabolik in una sorta di Superman. Anzi, Diabolik con Vallanzasca...

Illuminante il servizio tratto da http://www.corriere.it/ con video-promo linkato (a metà articolo, basta cliccare) che annuncia lo speciale in quattro puntate su History channel: da non perdere...

http://www.corriere.it/spettacoli/10_novembre_24/sala-banda-magliana_8b6003ec-f7e1-11df-9137-00144f02aabc.shtml

E poi per i cultori, puramente cinefili, dello sceneggiato, un promo sulla seconda serie tv Sky - da "dietro le quinte" - per entrare nel clima delle prossime puntate: tra gli altri, parla anche il Commissario Scialoja, interpretato dall'attore perugino, Marco Bocci:

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