Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

lunedì 16 aprile 2012

In un'azione, rocambolesca, avventata e sfortunata, il flash di un'intera stagione...


La delusione di Cottafava (foto Settonce)
Un’azione che potrebbe riassumere, in tutti i suoi contorni e nell’esito finale, la stagione del Gubbio in serie B. Almeno finora.

Parliamo del calcio di punizione dal limite, a pochi minuti dal termine di un Gubbio-Vicenza che se in parte ha confermato i limiti (soprattutto di concentrazione e tenuta caratteriale) della squadra rossoblù, ha quanto meno restituito nei secondi 45’ una squadra gagliarda e volitiva, come da tempo ormai non ricordavamo.

E così sull’ennesima punizione guadagnata da un Ciofani costretto a fare il minatore nelle linee avversarie, è andato Buchel.
Il tiro del talentuoso austriaco è stato debole e impreciso, diremmo superficiale. Proprio come l’approccio del Gubbio, società ma anche staff tecnico, a questa nuova avventura di B.

Sulla respinta della barriera è arrivato, istintivo e rabbioso, il destro volante di Almici: un giovane, tra i tanti, tantissimi lanciati quest’anno alla loro prima esperienza in serie cadetta. Qualcuno dirà anche troppi, ma certo non privi di qualità e anche di voglia di emergere. Su quella parabola arcuata e velenosa, c’è la voglia di reagire del laterale atalantino, che però si infrange sulla parte bassa della traversa, e piomba a terra, tra qualche dubbio se dentro o fuori dalla linea di porta.
In quel tiro c’è il gesto tecnico, l’improvvisazione e la sfortuna, che ha condito il cammino dei rossoblù, con qualche ombra – che nel corso dell’anno qua e là è affiorata – su decisioni arbitrali non sempre magnanime. E nel dubbio, sempre o quasi, controvento.

Graffiedi, dopo due legni, svirgola alto (foto Settonce)
Sulla ribattuta a rete, di testa, dell’onnipresente Cottafava, c’è la grinta e la caparbietà del difensore genovese – per altro molto più efficace in attacco che non in difesa nelle ultime gare – che ha cercato di ribadire dentro il primo legno. C’è anche la frenesia e la trepidazione per quanto avvenuto nel corso della stagione, con i tanti cambiamenti cui la squadra è stata sottoposta – alla guida ma anche nella rosa, negli schemi, nel tema tattico. Ma ancora una volta un palo, un ostacolo, una difficoltà, hanno detto di no. E infine, nell’ultima conclusione, in precario equilibrio, ma anche da posizione favorevole, Graffiedi ha sparato alle stelle: un tiraccio, quando la situazione consigliava magari freddezza. Proprio come il mercato di gennaio, proprio come i correttivi posti alla squadra in corsa, quando ancora la corsa era in una posizione di classifica sostenibile.
Il pallone è finisce altissimo. Mentre al vento se ne vanno tanti punti, negli scontri diretti, per la scarsa attenzione e cattiveria agonistica di alcuni giocatori, che hanno finito per compromettere partite chiave.

Il "piattone" di Nwankwo che firma l'1-0.
Durerà 40 secondi... (foto Settonce)
La morale però è che anche con il Vicenza, il Gubbio ha fallito l’ennesima possibilità di riagganciarsi al treno play out, restando a -5 dai veneti che appaiono la squadra meno tosta di quelle invischiate nei bassifondi, con Ascoli e Nocerina che invece sembrano rigenerate, con l’aspirina insostituibile dei risultati, dopo una domenica nella quale anche un 1-1 come questo sembra inutile e banale, di fronte alla tragedia consumatasi a Pescara. Ripensando anche che lo sventurato Morosini appena 2 settimane fa calcava il tappeto verde del Barbetti.

Ci sarà tempo più opportuno per analizzare cosa non ha funzionato invece in questa stagione rossoblù: ora la squadra, pur con il vento contro, pur con la classifica precaria, deve cercare di non alzare bandiera bianca - come continua giustamente a ripetere Apolloni.
Ci sono ancora energie da spendere, obiettivi anche minimi da raggiungere (con il possibile tsunami scommesse, arrivare terzultimi o penultimi potrebbe non essere la stessa cosa).
Resta l’amaro per la doppia traversa a 5’ dalla fine che conserveremo tra i ricordi più beffardi di questa annata. E forse tra le immagini più emblematiche di un’intera rocambolesca e contraddittoria stagione…

 
 
Copertina di "Fuorigioco" - 16.4.12
musica di sottofondo: "Wonderwall" - Oasis (1995)

4 commenti:

  1. una partita giocata discretamente bene, che si poteva vincere con quel pizzico di fortuna in più che quest'anno manca. Io penso che non solo il sontuoso Mario Rui, ma anche Ciofani, Almici, Buchel e Ragatzu siano stati buoni acquisti sui quali magari si poteva insistere di più ad inizio campionato; così come giocatori come Briganti, Boisfer, Sandreani e Raggio Garibaldi si sono rilevati tutt'altro che impresentabili in un campionato di serie B, tutto sommato, piuttosto livellato tecnicamente, salvo poche eccezioni; si è visto poi che gli acquisti successivi, tanto invocati, si sono rilevati più dannosi che utili. Semmai, quello che è mancato al Gubbio è stato il manico, questo è l'unico appunto che si può muovere alla società, la quale peraltro ha dimostrato di aver compreso l'errore, se è vero che ha pattuito un biennale con Apolloni

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  2. Hai ragione Mauro, alcuni giocatori di questa squadra meritano la categoria. E' forse la squadra nel suo insieme che non ha dimostrato di poterci stare, soprattutto per come ha interpretato alcuni momenti topici della stagione (ad esempio i minuti di recupero di partite chiave come Ascoli, Nocera Inferiore, Crotone in casa, Livorno in casa).
    Che siano stati commessi errori clamorosi fin dall'estate scorsa da parte della società è palese, che sia mancato il "manico" è altrettanto chiaro. Ma molti si limitano a dire che Pecchia sia stato il più clamoroso degli errori: vado controcorrente e col senno del poi (quindi facilitato da questo) dico che Pecchia era una mossa che poteva avere un senso solo in un caso: se si fosse creduto fino alla fine in quella scelta. Non credo che oggi il Gubbio - con Graffiedi arrivato dopo la partenza di Pecchia - avrebbe meno punti. E avrebbe avuto meno bailamme di quello che c'è stato.
    Poi su quello che fanno gli allenatori si può discutere: ad esempio, sabato scorso si è visto un secondo tempo gagliardo. Ma in avvio la scelta di Guzman e Lunardini, in quella che doveva essere la partita dell'anno, è stata autolesionistica: che in una gara come Gubbio-Vicenza, da cui dipende quasi tutta la stagione, non giochino neanche 1', nè Sandreani, nè Boisfer, mi sembra assurdo. Quante ne avremmo dette a Pecchia, a quest'ora?

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  3. sono d'accordo con te anche su questo. Ci sono diversi modi di intendere il calcio, ma spesso quello che manca è la coerenza: l'onestà e il coraggio di seguire una strada, anzichè svicolare per convenienza momentanea, fa la differenza, alla lunga!

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  4. Sul lavoro degli allenatori (che quest'anno a Gubbio non si è visto) vorrei solo stabilire un punto iniziale: sin dalle amichevoli estive contro squadre di dilettanti abbiamo preso gol con grande facilità e continuiamo a prenderli. Ebbene, secondo me il primo dovere di un allenatore è preparare la fase difensiva, certi concetti di base si devono vedere subito, entro un mese al massimo, e da parte di tutti i giocatori, non solo da quelli ritenuti "bravi" o "titolari". Insegnare la difesa ai giovani, specie a quelli tecnicamente più bravi: in questo modo si dà una mano a loro a diventare calciatori veri (potenziali titolari), e si aiuta la squadra a diventare tale

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