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martedì 17 aprile 2012

Steve Mc Curry e quel flash, inconsapevole, sulla Festa dei Ceri...

E’ il giorno della presentazione a Milano:  a Fuorisalone 2012 va di scena il progetto dal titolo “Steve McCurry, Sensational Umbria”: in anteprima vengono proposti alcuni scatti del celebre fotografo statunitense - conosciuto principalmente per la fotografia dal titolo "ragazza afgana" pubblicata come copertina del National Geographic magazine nel giugno 1985, divenuta la più nota uscita della rivista.
Mc Curry è infatti il "narratore artistico" di una nuova campagna – articolata in 100 scatti - che l’artista americano realizzerà in esclusiva, per l’Umbria e sull’Umbria, nei prossimi mesi, e che per cinque anni potrà essere utilizzata dalla Regione per la sua comunicazione istituzionale.
La mia intenzione – ha detto Mc Curry, uno dei più grandi maestri del nostro secolo, premiato diverse volte con il World Press Photo Awards – è quella di cogliere l’Umbria nella sua totalità; due anni fa – ha detto – in occasione della mia mostra in Umbria, avevo provato il desiderio di approfondire i molti aspetti di questa regione, ed oggi posso finalmente cogliere questa opportunità".

Opportunità che diventa marketing emozionale per la nostra regione, attraverso lo sguardo di un viaggiatore e osservatore "privilegiante". Steve Mc Curry ha attraversato negli anni Settanta-Ottanta paesi impercorribili come Afghanistan e Pakistan, ancor prima dell'invasione russa, sotto mentite spoglie, andando a documentare, con flash immortali, il dramma della guerra. Ha rappresentato attraverso la fotografia vicende storiche come i conflitti nel Golfo, a Beirut, in Cambogia. Sterminato l'elenco di premi e riconoscimenti ricevuti nella sua carriera. Oggi, a oltre 60 anni, resta uno dei fotoreporter più famosi al mondo, capace di cristallizzare in un'istantanea, una vicenda umana, un sentimento, un messaggio.

E chissà se Mc Curry sarà a conoscenza del valore - emotivo, ancor prima che documentale - di una foto che fa parte proprio delle cento scattate in Umbria per l'operazione promossa dalla Regione. Dalle nostre parti, infatti, il buon Steve non c’è stato solo in occasione della mostra di Perugia, perché nel maggio scorso era presente a Gubbio per la festa dei Ceri mezzani: e lo scatto scelto in quella giornata - probabilmente appassionante, coinvolgente e di sicuro impatto anche per il noto fotografo americano - è stato in mostra per alcuni mesi, durante l’inverno, in un appuntamento di grande successo negli spazi espositivi del Museo di arte contemporanea di Testaccio a Roma: insieme ad altri 200 scatti che fanno parte della carriera pluridecennale di Mc Curry.

L'istantanea di Mc Curry a Gubbio: e in primo piano... Riccardo















Un flash che cattura la forza, l’impeto e la spregiudicatezza dei giovani ceraioli mentre affrontano la "Callata dei Neri". E immortala, in un istante, il senso di vitalità, di passione e di energia che contraddistingue la festa. Che in fondo, è anche simbolo di una tradizione, di una cultura, di una terra.
Un particolare, certamente sfuggito nei mesi successivi anche allo stesso celebre fotografo, sembra quasi scelto dal destino: protagonista in primo piano della foto di Mc Curry, punta davanti del cero di Sant’Ubaldo, è Riccardo Monacelli, lo sfortunato giovane eugubino deceduto appena un mese dopo, cadendo dal muretto di Piazza Grande.
Quel giorno a Gubbio deve averlo colpito la partecipazione, i colori e il senso di appartenenza dei giovani ceraioli: e al suo occhio, ai suoi scatti, ora la nostra regione si affida per valorizzare le sue eccellenze…

Mi piace pensare, però, ad un altro dettaglio. Quello di Riccardo.

Steve Mc Curry
Che uno dei più grandi geni dell'arte fotografica fosse a Gubbio quel giorno, nessuno lo sospettava. Tanto più che non si trattava del 15 maggio, ma dei ceri mezzani.
Questa foto ha un valore artistico notevole, grazie alla mano, all'estro, alla professionalità e alla sensibilità del suo autore.
Ma ha un valore emotivamente inestimabile per tanti giovani eugubini: che in questo flash d'autore rivedono, in uno dei suoi momenti più esaltanti, proprio Riccardo. Meno di un mese prima che se ne andasse.
Quasi che il destino abbia voluto scegliere il suo protagonista, silenziosamente, per lasciare un'impronta. Un segno. Un messaggio. Chi vuole, chi ha la sensibilità per farlo, può leggervelo. Anche attraverso queste parole:
"La maggior parte delle mie foto è radicata nella gente. Cerco il momento in cui si affaccia l'anima più genuina, in cui l'esperienza s'imprime sul volto di una persona. Cerco di trasmettere ciò che può essere una persona colta in un contesto più ampio che potremmo chiamare la condizione umana. Voglio trasmettere il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me, durante i miei viaggi, quando la sorpresa dell'essere estraneo si mescola alla gioia della familiarità".
Questo scrive Mc Curry, per descrivere quel che cerca da un semplice clic.
La sua arte, in questo caso, raggiunge qualcosa di più profondo. E di più autentico. Non solo il cuore. Ma anche l'anima...

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