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martedì 4 settembre 2012

Parola d'ordine, dimenticare la B...

Parola d'ordine: dimenticare la B...
Ritorno sulla terra. Ritorno con i piedi per terra. O se preferite, sul sintetico.
Non basteranno i 90’ di Sorrento per completare l’operazione riambientamento, ma che il destino si sia divertito a far ripartire il Gubbio proprio dal catino dello "Stadio Italia" a distanza di 16 mesi dal match promozione, qualcosa vorrà pur dire.

La sfida di questa stagione, il day after, la vera impresa per il Gubbio sarà riuscire a mettersi davvero alle spalle la sindrome da nostalgia di B.
E in attesa che i risultati confortino l’operazione, mentale prim’ancora che tecnica, per la squadra ma prima di tutto per gli spalti, cominciamo col ricordarci che il Gubbio è atteso da un’avventura tutt’altro che indifferente, nient’affatto anonima: davanti a sé, in fondo, c’è la seconda esperienza in terza serie degli ultimi 70 anni.
E basta dare uno sguardo al parterre di avversarie per capire, almeno in teoria, che storcere la bocca di fronte ad un girone così è da radical chic, da salottieri con la erre moscia, praticamente come rifiutare un Brunello di Montalcino solo perché l’anno prima si è pasteggiato a Mum.

Lodi, ai tempi del Frosinone
Senza indugiare nel ritorno del derby col Perugia dopo 24 anni – ci sarà modo e tempo per rivangare ricordi e riscoprire significati dell’antica tenzone – basta citare la prossima avversaria, il Frosinone, una squadra che fino a 2 anni fa bazzicava stabilmente in serie B, che ha avuto nel proprio stadio come avversaria anche la Juventus di Deschamps, che ha avuto come ultimo capitano della serie cadetta quel Francesco Lodi che oggi spadroneggia la tre quarti del Catania e decide le partite su calcio piazzato. Coi ciociari non ci sono precedenti degni di nota, se non una sporadica apparizione nel "Memorial Mancini" di 2 anni fa quando il Gubbio si tolse lo sfizio di battere per la prima volta il Torino: non sapendo che l’impresa vera gli sarebbe riuscita 14 mesi dopo.
Ciociaria, per il Gubbio, vuol dire anche l’accoppiata Frasca-Castellucci, ma il Frosinone c’entra poco nulla. Ed era tutta un’altra storia, quella di un Gubbio che faticava a salvarsi in C2, che vagava tra Cuoiocappiano e San Il secolo scorso? No, appena 5 anni fa.

Nell'Avellino 80-81 si riconoscono: in piedi il portiere
Stefano Tacconi, accosciati Vignola e Juary.
E che dire delle nobili decadute, prossime avversarie. Squadre come Avellino, Pisa o Catanzaro, che tra gli anni ’70 e ’80 hanno stazionato stabilmente in serie A e che poi a fasi alterne hanno visto le proprie sorti sobbalzare tra la C e i dilettanti. La Toscana non fa effetto, forse perché pisani a parte, le avversarie sono quelle di C2. L’unica differenza è che oggi ogni tifoso rossoblù vorrebbe stare in tribuna vip per la partita con la Carrarese, se non altro per ammirare da vicino la sua presidente onoraria. Dalla Puglia ripeschiamo l’Andria, che ci ricorda il debutto in C2 dei rossoblù con l’indimenticabile prof. Landi: anche qui retromarcia di un quarto di secolo.
Infine l’ultimo amarcord: un girone a 16 squadre. Segno dei tempi, della crisi che falcidia società e blasoni, senza guardare in faccia a nessuno.

In tutto questo il Gubbio è in terza serie. Il Gubbio si avvia per la sua 14ma stagione consecutiva tra i professionisti. Sembrerà scontato. Ma forse è bene ripeterselo ancora una volta.



Copertina amarcord dalla trasmissione "Fuorigioco" - 3.9.12
musica di sottofondo: "Boa sorte" - Vanessa Da Mata (2008)

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