C'era una volta la "fatal Verona", denominazione coniata a metà anni Settanta quando il Milan di Rivera con lo scudetto in tasca riuscì a farsi travolgere al Bentegodi 5-3 perdendo il primato al fotofinish. Una Verona fatale spesso anche alla Juventus, anche alle migliori Juventus, se si pensa che negli ultimi 10 anni i bianconeri avevano vinto solo 2 volte in casa scaligera, spesso rimontati - come nel 2014 con l'incornata dell'amico Juanito Gomez in piena zona Cesarini alle spalle di Gigi Buffon.
Stavolta l'impressione è che Verona sia fatale al contrario. A rivelare cioè un volto nuovo della Juventus di Thiago Motta, che diventa taumaturgo. Che in attesa di avere a disposizione i nuovi innesti e quelli che potrebbero arrivare last minute da qui al 30 agosto, si coccola i baby emergenti della Next Gen, frutti preziosi di un'intuizione voluta da Andrea Agnelli e forgiata da Federico Cherubini. Dopo Mbangula, tocca a Nicolò Savona esordire dal 1' e andare in gol (per la verità 2 volte, la prima in evidente offside), ma soprattutto tocca a ragazzi la cui inesperienza dovrebbe far coppia con timidezza e incostanza, diventare altresì indiscussi protagonisti in un meccanismo di gioco già sufficientemente rodato, seppur con margini di crescita ancora importanti. La Juve sbanca Verona 3-0, chiudendo la gara già dopo 55 minuti, e bissa risultato e autorevolezza visti nei primi 90' contro il Como. 6 punti, in due gare, 6 gol fatti e 0 subiti. Poteva andare peggio...
E' vero, sono solo 2 giornate, sono avversari non proprio temibili. Ma il "buongiorno" e il mattino che si profilano sono decisamente benauguranti. Non solo perchè proprio contro queste "piccole" la Juventus della scorsa stagione si era sciolta nella rincorsa all'Inter (Empoli, Udinese, la stessa Verona, erano state fatali a marcare il distacco coi nerazzurri tra febbraio e marzo), ma anche perchè i bianconeri non vincevano fuori casa da gennaio (Lecce), non erano primi in classifica da soli praticamente dall'ultima giornata dell'ultimo scudetto (1 agosto 2020 con Sarri in panca) e da tempo immemore non si ricordavano prestazioni così di limpida superiorità nei numeri e nel gioco.
E' vero, è ancora presto. Sono solo 2 partite e il cammino di questa stagione - con 5 obiettivi sul campo e quasi un anno intero solare da giocare - è lunghissimo. Però il piacere di pregustare quello che potrebbe essere, è forse maggiore dell'essere stesso. Come non apprezzare la solidità di una squadra che non ha subito gol (e praticamente neanche tiri in porta) in queste due partite. Come non accorgersi della metamorfosi di giocatori appannati ed incerti per intere stagioni, ed ora autorevoli e carismatici in mezzo al campo: Locatelli, su tutti, elemento ritrovato nella qualità, nella posizione, nella versatilità tra possesso e recupero palla. A tratti sembra giganteggiare, lui che fino a qualche settimana fa veniva fischiato pure nelle amichevoli in famiglia (da un gruppo minoritario di fessi, è bene dirlo). Ottima notizia anche per Spalletti che tra due settimane già si gioca la Nation League.
I giovani quasi non fanno più notizia. Mbangula sarà difficile toglierlo dall'undici di partenza una volta che i vari Gonzales, Conceicao e chissà se pure Sancho vestiranno bianconero. Anche al Bentegodi, assist e rigore procurato, con un continuo movimento a tutta fascia. Cosa vuoi di più da un giovanotto la cui prospettiva quest'anno era quella di giocare a Messina e Monopoli? E poi Savona, l'altra scoperta tra i giovani, bella falcata, granitico nel difendere, poderoso nell'offendere e falicemente incosciente in zona gol. Chiellineggia, verrebbe da dire. Al loro cospetto i Fagioli o i Cambiaso, che restano giovani, sembrano quasi veterani. La morale è che per la seconda gara di fila l'acquisto più costoso Douglas Luiz resta ancora seduto, il capitano Danilo riacquisisce la fascia solo all'80' per rilevare il nuovo capitano Fede Gatti (anche lui trasformato nell'esuberanza contenuta). E davanti Dusan finalmente fa pace con il gol e ne mette 2 (e mezzo) rifacendosi della jella e del Var dei primi 90' e risbloccandosi anche dagli 11 metri.
Ultimo dato, statistico ma non solo: è la Juventus più giovane di sempre, 23,6 anni l'età media. La taumaturgia tattico-psicologica di Thiago Motta si vede anche in questi dettagli. Non si guarda in faccia nè al pedigree nè alla carta d'identità. Chi merita gioca. E se i risultati sono questi, c'è poco da disquisire...
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