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lunedì 5 agosto 2024

Il mio "Diario Olimpico": Una domenica "bestiale" tra leggende sul podio, vittorie storiche, "derby umbri" e un quinto posto... memorabile

C'era Fabio Concato in questo weekend umbro a regalare note imperdibili alla Rocca del Leone di Castiglione del Lago: la sua "Domenica Bestiale" sembra il titolo ideale per raccontare questo 4 agosto olimpico, che in una sola giornata ha saputo racchiudere una serie di emozioni sensazionali, capaci ognuna di esse, di imprimere un sigillo iconico a questa edizione delle Olimpiadi parigine.

Per una volta non partiamo da un successo. Perché si può dibattere sul valore dei rimorsi che una "medaglia di legno" lascia nella testa e nel cuore di un atleta che prepara per 4 anni la sua Olimpiade. Ma ci sono gare, ci sono prestazioni, ci sono risultati che esulano da tutto questo. Se esistesse un podio da 8 posti, una Multipla da premiazione, andrebbe usata per la finale dei 100 metri di questa edizione, la prima nella storia con tutti i concorrenti sotto i 10 secondi, con 7 su 8 sotto i 9'90". Tra questi l'unico europeo indossava la maglia azzurra, era l'olimpionico uscente ma arrivava da 3 anni di alti e bassi - riaccesi solo recentemente dal titolo europeo, che però in questa gara aveva di per sè poco rilievo. E invece lui, Marcel Jacobs , ha onorato straordinariamente questa gara irripetibile, segnando un 9'85" primato personale di quest'anno, ad appena 4 centesimi dal podio ea 5 dal tempo che a Tokyo gli era valso la medaglia d'oro. Con questo 9'85" avrebbe vinto tutte le finali olimpiche dei 100 metri senza Usain Bolt . Nella "regina della gare", che spicca in assoluto sullo scenario della "regina delle discipline olimpiche", Marcel Jacobs ha vinto. Ha vinto ancora. Ha vinto la sua personale sfida, che sembrava condannarlo al ritorno all'anonimato. Perché stavolta non conta la posizione, al di là dell'indiscusso successo di Lyles (che rompe un 20ennale degli americani). Ma mai come stavolta, contava esserci, essere competitivi, essere lì a dimostrare di non essere una meteora, a rappresentare un Paese e anzi un intero Continente. E Jacobs lo ha fatto,  con il sorriso naturale e da antidivo che lo ha sempre contraddistinto - come se a Tokyo avesse vinto i Giochi della Gioventù del suo Paese - e alla fine le sue parole parlano per lui: " Ho dato tutto, non ho rimpianti. Marcel Jacobs non finisce oggi. Ora ci riproveremo con la staffetta”. Esemplare.

La domenica bestiale di questo secondo weekend olimpico è anche quella che accende i riflettori su alcune leggende sportive da podio. La prima si chiama Nole Djokovic : un cannibale della racchetta, che ha vinto come nessun altro, che ha decine di milioni in banca, ma che piange per la sua prima medaglia d'oro, l'unico alloro che mancava alla sua immensa bacheca, fatta di 24 slam, dopo aver battuto la "leggenda nascente" Carlos Alcaraz nell'unico finale della storia senza neanche un break. Se cercate un esempio sportivo, con Djokovic non potete sbagliare: perché incarna come pochi lo spirito olimpico, il senso di appartenenza (che nei serbi ha un confine labile con il forte nazionalismo), la forza di non mollare mai, a 37 anni e sotto gli occhi della sua famiglia. Le sue lacrime incontenibili oggi sul Philippe Chatrier sono un'immagine più affascinante di tutti i suoi stessi trionfi .

L'altra leggenda di questa domenica si trova in vasca, nuota i 1.500 maschili e conquista la seconda medaglia per la sua terza Olimpiade consecutiva: è Gregorio Paltrinieri , un mostruoso Gregorio Paltrinieri, per battere il quale l'americano Robert Finke deve asfaltare il suo record del mondo. Il più grande nuotatore azzurro di ogni tempo arriva al traguardo e sorride come un ragazzino ai tornei studenteschi, abbracciando gli avversari e godendosi una caratura tecnica e agonistica semplicemente eccellente. E ora pronta a tuffarsi nella torbida Senna per confermarsi top player anche nelle acque libere. La sua sana "mentalità vincente" - fatta di lavoro, di sobrietà e di risultati - andrebbe imbottigliata, etichettata e distribuita nelle scuole nuoto (ma anche nelle scuole in genere) di tutta Italia. Epico.


La domenica bestiale è irradiata anche da una "vittoria storica" per i colori azzurri: il doppio delle piccole e micidiali Sara Errani (altra 37enne indomabile) e Jasmine Paolini (protagonista di un 2024 memorabile) regala il primo oro assoluto al tennis italiano. Unico e davvero storico, questo successo, se si pensa che è stato ottenuto da un doppio formatosi quasi casualmente un anno fa in una cena proprio a Parigi, che è arrivato in finale contro un tandem russo - Paese escluso dalle Olimpiadi, ma presente con atleti "senza bandiera" solo in poche discipline - e in una rimonta appassionante che ha ribaltato una gara che pareva compromessa dopo un primo set deludente. Il super tie-break vinto 10/7 somigliava ad un supplementare calcistico, e quel dritto della 17enne Andreeva finito in rete ha scatenato un boato da gol sotto l'incrocio, da finale dei Mondiali. Gigantesche.


L'ultimo capitolo di questa domenica bestiale, si tinge di Umbria. E ci porta sul taraflex della pallavolo maschile e femminile, dove i colori azzurri brillano come poche altre volte in passato, lasciando pregustare qualche traguardo davvero... speciale. Intanto godiamoci nel maschile un derby "in salsa Sir Perugia", con la coppia Giannelli-Russo che ha schiantato 3-0 il tandem Leon-Semenuk in un'Italia-Polonia che ha avuto poca storia, a dispetto delle tiratissime sfide degli ultimi anni. E un derby tutto in famiglia è stato invece quello vinto dal libero della Nazionale femminile, Monica De Gennaro, scatenata consorte del coach della Turchia, il folignate Daniele Santarelli: insieme hanno firmato tanti successi con il Conegliano. E ha vinto lei, anzi ha stravinto 3-0 contro le Campionesse d'Europa in carica. E al buon coach della Città della Quintana, per questa volta... tocca lavare i piatti.

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