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mercoledì 7 agosto 2024

Il mio "Diario Olimpico": l'exploit di Mattia che sembra uscito da un cartoon. E la storia di Alice, più forte della sfortuna...

Sembra uscito da un cartone animato. Con la sua chioma bizzarra, il fisico agile, le movenze plastiche, lo sguardo curioso e profondo. E magari un giorno finirà per ispirare un nuovo personaggio Disney. Si chiama Mattia Furlani, ha 19 anni, è la prima medaglia azzurra dell'Atletica in queste Olimpiadi parigine. Medaglia inattesa ma neanche troppo, per il detentore del record mondiale under 20, argento agli ultimi Europei, ma ancora da inserire nella casella "talento emergente". Si è presentato in pedana con la leggerezza di chi non deve dimostrare ma vuole divertirsi. Non soffre pressioni ma ha quasi l'impazienza di far vedere quello che gli riesce meglio. E al primo salto ha piazzato un 8.34 che non è solo 4 cm sotto il suo personale ma è diventata la misura che gli è valsa la medaglia di bronzo. 40 anni dopo lo stesso bronzo di Evangelisti a Los Angeles (dove però l'Olimpiadi era mozza per l'assenza delle Nazioni del blocco sovietico ed Est Europa). Una medaglia accolta con il sorriso di chi sta al bancone di un bar e vede arrivare la bibita preferita. Un bronzo che condisce anche quella che poteva diventare la prima giornata olimpica senza medaglie per l'Italia dalla quint'ultima di Rio (26 giornate consecutive, niente male). "So cosa c'è dietro questo risultato, il lavoro, gli sforzi ma anche la fiducia che ho avuto. Bisogna saper aspettare i giovani, dare loro il tempo e le opportunità". Queste le sue parole a caldo (e il pensiero va a quanti talenti dimenticati nel triste calcio nostrano). Parole intelligenti, non scontate. Di uno che continuerà a far parlare di sè molto a lungo. Nel salto in lungo.

La storia del giorno porta il nome di Alice Sotero. E' alla sua terza Olimpiade, deve ancora gareggiare in una delle discipline iconiche dei cinque cerchi, il Pentathlon moderno - nuoto, scherma, equitazione, tiro e corsa - che negli anni Ottanta ha regalato medaglie grazie al talento di Daniele Masala - oggi apprezzato docente universitario e opinionista Radio Rai. Lei, Alice Sotero, solo per essere a Parigi, ha già vinto. E non è retorica. A metà giugno il suo occhio sinistro di arrossisce, lacrima, fa dolore. Non si capisce cosa sia. Visite, analisi, possibili diagnosi. Niente di chiaro. Finchè l'odissea non la porta al centro specializzato del prof. Sarnicola a Grosseto. Dove l'analisi di una lente a contatto - lavata con acqua corrente anzichè soluzione salina - svela l'arcano: cheratite da Acantamoeba, un'impronunciabile infezione. Contro la quale Alice sperimenta una terapia ancora non ufficiale, collaudata su di lei da una ditta farmaceutica italiana. Ora sta meglio. E' tornata ad allenarsi. E' a Parigi. Userà bendaggi e protezioni speciali (soprattutto per il nuoto), non dovrà tuffarsi nella Senna (e questo è già un problema in meno) e proverà a compiere un miracolo ancora più grande di quello di esserci. Tornare competitiva. Una storia di tenacia, volontà ma anche di eccellenza scientifica. Tutta made in Italy.


Tutto questo mentre decine di atleti si chiedono ancora se riusciranno a tuffarsi nella Senna per la 10 km, senza doversi andare a visitare per qualche batterio di troppo. Tra questi il top player assoluto del nuoto azzurro, Greg Paltrinieri. Lo scandalo più abnome di una Olimpiade male organizzata, da cima a fondo, ha il colore del fiume simbolo di Parigi: una pozzanghera color ocra che è un'offesa al blasone dell'appuntamento Olimpico e un'ipocrita fotografia di come questa rassegna sia nata male (dalla stupida mancata candidatura di Roma che avrebbe certamente prevalso) e si sia svolta anche peggio (emblematica l'immagine della medaglia d'oro Ceccon che ha preferito dormire su una panchina che sulle inospitali camere del Villaggio). Quando la fiamma in terra transalpina si spegnerà domenica sera, sotto questo punto di vista, non ci saranno nostalgie.

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