Gli ultimi giorni di Olimpiade riservano di solito le sorprese più belle. E anche inattese. Non lo è il fatto che l'Italia sappia farsi rispettare quando si compete sul bagnato. Acque ricche di medaglie quelle di un giovedì parigino dove l'oro, l'argento e il bronzo portano il medagliere azzurro totale a quota 30 ma gli ori allo stesso livello di Tokyo (doppia cifra come solo 9 volte è accaduto dal 1896 ad oggi).
La più scontata è quella più preziosa, non solo perchè l'accoppiata Tita-Banti (che detti così sembrerebbero una coppia di guardialinee) era tra i favoriti della specialità (Nacra 17 misto, per capirci il catamarano con un uomo e una donna) ma anche perchè da giorni si aspettava l'ultima regata dove il tandem già d'oro 3 anni fa, arrivava con un margine di sicurezza tale che per perdere l'oro si sarebbe dovuto inabissare. Vincere non è facile ma confermarsi è sempre difficilissimo, in ogni disciplina: e allora tanto di cappello a Caterina Banti e Ruggero Tita il cui merito è quello di aver portato al successo e alla popolarità un'imbarcazione che altrimenti conosceremmo solo per le imprese omeriche di Vittorio Malingri sull'Oceano.
La più sorprendente è l'argento di un'altra coppia, stavolta di soli maschi, l'esperto Tacchini e il giovane Casadei che strappano sul filo del rasoio un impronosticabile argento nei 500 metri della canoa canadese (dove il podio mancava "solo" dalle Olimpiadi di Roma). Inarrivabile la coppia cinese, i due azzurri sono stati artefici di una rimonta così entusiasmante da meritare la telecronaca di Giampiero Galeazzi, conclusa al fotofinish come potrebbe accadere solo sui 100 metri d'atletica.
La più appagante è il bronzo di Ginevra Taddeucci, sulle acque della contestatissima Senna nella prova dei 10 km femminili: lei, fiorentina, l'ha buttata sull'ironico confessando di aspettarsi da un momento all'altro i brontolii intestinali (già toccati agli atleti del triathlon) ma l'impresa è di quelle memorabili. Testimoniata dalle immagini delle braccia graffiate dalla vegetazione del fiume e dai bordi in pietra, ai quali gli atleti si sono dovuti accostare - stronfinando le braccia per centinaia di metri - con l'unico obiettivo di evitare la corrente centrale del fiume. Impresa da medaglia, impresa uscirne indenne anche sul piano gastrointestinale.
Gli ultimi giorni della rassegna parigina sono anche quelli delle finali delle competizioni a squadre. In molte di queste non eravamo neanche ai blocchi di partenza (clamorosa l'assenza del calcio ormai da 20 anni). Nella pallanuoto un assurdo VAR ha tarpato le ali al Settebello (tanto da indurre la Federazione ad un ricorso addirittura al TAS, praticamente la Cassazione dello sport). Rimane la pallavolo che si prepara invece a celebrare un risultato mai raggiunto: comunque vada domenica alle 13, la Nazionale di volley azzurra femminile arriverà dove mai era accaduto, con la maschile che oggi si gioca comunque un bronzo importante. Comun denominatore, l'avversario: gli USA. Quegli americani che bloccarono la corsa della "generazione di fenomeni" a Barcellona 92, con Kiraly in campo (oggi è CT della femminile) e Velasco in panchina (tra gli uomini). I due si ritroveranno e solo uno esulterà come non mai.
L'ultimo spunto arriva dalla Ginnastica artistica. In attesa di vedere all'opera le ormai celebri Farfalle, nella gara a squadre - con una talentuosa umbra, Agnese Duranti da Spoleto - già la competizione individuale fa sognare momenti di gloria per i colori azzurri: il merito è di una giovanissima fabrianese, Sofia Raffaeli, classe 2004, autentica mattatrice delle qualificazioni: eleganza, classe e bellezza che hanno stregato la giuria ed entusiasmato il pubblico del Porte de la Chappelle Arena. Incrociamo le dita.
Nessun commento:
Posta un commento