A due anni dalla sua scomparsa mi piace rispolverare un post di Facebook che lo stesso algoritmo di Zuckemberg mi ha fortunatamente propinato tra i ricordi di giornata. Ho voluto cristallizzarlo qui, accanto ai flash un po' sbiaditi e controluce di quella mattinata inedita e sorprendente.
A casa di Piero Angela...
Conservo un ricordo solare e profondo di una mattinata unica trascorsa in un appartamento di via Cortina d'Ampezzo a Roma (zona Camilluccia).
Era il febbraio 2014 e lo avevo già avuto ospite negli studi di TRG poco meno di 4 anni prima per la Mostra evento sui Dinosauri di cui era coordinatore.
Stavolta però era diverso. Ero riuscito a concordare con Catia Monacelli, direttore del Polo Museale di Gualdo Tadino, un'intervista a casa sua.
A casa di Piero Angela.
Era testimonial da anni del concorso "Memorie migranti" organizzato dal Museo regionale dell'Emigrazione "Pietro Conti" di cui per alcuni anni ho curato la presentazione.
E francamente finché non siamo arrivati stentavo a crederlo...
Di quella amabile chiacchierata potrei raccontare ogni passaggio, ogni riflessione, ogni approfondimento, mai scontato, sempre stimolante. Saremo stati 1 ora forse 2. Il tempo è volato.
Ma non è solo e tanto l'infinito bagaglio culturale che colpiva di questo straordinario personaggio.
A tu per tu, l'aspetto più sorprendente era la semplicità, il garbo e l'affabile cortesia con cui si poneva prima all'ascolto e poi alla disponibilità su qualsiasi argomento. Illustrando alcuni ambienti della sua abitazione quasi si scuso' rivelando una sorprendente indole a suo dire "disordinata" (almeno dentro le mura domestiche), accennando a qualche aneddoto sugli innumerevoli souvenir che le pareti mostravano, provenienti da ogni angolo del pianeta.
Parlammo di emigrazione, di giovani, di fuga di cervelli come anche di meritocrazia, di politica, di musica e ovviamente di viaggi. La scienza, la storia o la tecnologia erano rimaste sullo sfondo, quasi non fossero il "pane quotidiano" di questo gigante del giornalismo, della tv e della divulgazione.
Quando ce ne andammo insieme a Catia Monacelli e Sandro Cusarelli (che curo' le riprese) si ebbe quasi la sensazione di salutare uno zio, un parente o un vicino di casa. Tanta era stata la confidenza e la complicità con cui si era dialogato.
E magari si sperava all'indomani che ci si sarebbe rivisti dal giornalaio, a fare la spesa o semplicemente a metter fuori dall'uscio la differenziata...
Fu un'emozione indelebile e soprattutto un autentico privilegio...
Nessun commento:
Posta un commento