Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

martedì 23 novembre 2010

Ricordando Lucio... e quella foto straordinariamente unica...

C'è una foto. Una foto speciale. Lo è per come è nata. E soprattutto per quello che racconta.
Le ho dato un'occhiata sabato scorso. Sapendo che alla sera mi sarebbe tornata in mente.
La tengo nel mio ufficio: gigante ma al tempo stesso occulta. Perché la maggior parte di quelli che entrano e la vedono, non sanno - al di là dell'apparenza - cosa significhi. Quanto conti.

Sabato è stato ricordato Lucio Pauselli. Nella messa per i ceraioli santantoniari defunti, come ormai consuetudine, è stato ricordato un ceraiolo scomparso da alcuni anni. Ne sono passati cinque. Tanti, pochi, comunque sembrino.
Ma ora è la foto che voglio raccontare: perchè comunque in quella foto c'è anche lui.
L'avevo citata ricordando anche Saverio Spigarelli - che per un gioco del destino, è pure presente nella foto. E sta aspettando, a pochi passi, di entrare.

E' la foto che ritrae il corso. Anzi, è "Il Corso". Se qualcuno mi chiedesse, cosa significa per un ceraiolo "fare il Corso", gli direi di guardare questa foto. In silenzio. E di notare cose che le classiche immagini video o le immagini esposte il giorno dopo, non potranno mai regalarti.


La prospettiva: i Ceri da dietro mi hanno sempre affascinato. Un po' perché nelle foto sono rari. Dal vivo poi non me li godo, perché quando li guardo da dietro o sono uscito (e ancora l'adrenalina non ha concluso il suo percorso, dunque devo focalizzare). Oppure li seguo con gli occhi come se fossi ancora sotto. Con gli anni, ho imparato a frenare quella naturale esuberanza che si scatena dopo la spallata, magari restando abbracciato al braccere, ma fisso con lo sguardo al cero. Da ragazzo ti prende di esultare, scatenarti, urlare come in nessun altra esperienza quotidiana faresti. Gli anni, o le ore di volo come le chiamo io, poi ti educano a seguire con lo sguardo S.Antonio, quasi che quell'occhiata possa contribuire a fare andare meglio la sua corsa, una via di mezzo tra una preghiera, un ideale spinta e un auspicio, vai, vai, vai, finché non scompare dopo la giratella (nel caso del Corso) o dopo l'uscita dalle birate.
La profondità: il senso sfuggente e vibrante di un alveo che contiene migliaia di colori, in mezzo ai quali ci sono volti che si alternano, come in un carosello ritmico di smorfie, sguardi, emozioni diverse tra loro. Non sono i volti dei ceraioli, ma della gente che li sta guardando. Fantastico. Quella gente mi sfreccia vicina come una pellicola sfumata di un film d'epoca, che alterna il colore al bianco e nero, che mi lancia dei suoni e delle grida, quasi fossero segnali. Immagini e rumori che la mia mente mescola con il rumore dei passi, con le parole sussurate o urlate dal braccere, con lo sguardo lanciato ai piedi del ceppo dietro (che poi, su da Barbi, è mio fratello), e in avanti a cercare le camicie azzurre, o con l'orecchio rivolto al capocinque che mi rassicura (Giacomo, sei a posto! oppure, Gia, scorre dietro!).
Ho passato tanto tempo a guardarmi uno ad uno i protagonisti di questa foto: non siamo noi, ma la gente. Il contorno. O come si direbbe oggi, il contesto. Immaginando cosa potesse pensare, quella gente lì, cosa stava guardando in quell'istante, se lontanamente poteva capire cosa stessimo provando noi...
L'ultima volta: purtroppo il senso vero e prezioso di questa foto è che sono gli ultimi passi sotto la stanga, insieme a Lucio, ad un amico fraterno, in quella che sarebbe stata la sua ultima spallata. Di lì a poco, ci aspettava il cambio di S.Maria: un trionfale cambio fatto a 2 metri (forse anche meno) dal cero di San Giorgio come mai avevamo fatto in più di 10 anni e mai avremmo fatto negli anni successivi.
Forse un segno del destino. Di sicuro conservo con grande emozione questo ricordo, come conservo indelebile l'immagine di lui che, alle sei meno cinque, mi sorride e mi dice "Te voglio bene" (senza motivo, ma era quello che ci veniva dal cuore negli attimi che precedevano lo sbucare della mantellina gialla in cima al Corso). Quelle sensazioni uniche che definisco da "sei meno cinque": la vita te ne presenta tante, ma se hai vissute almeno una volta le "sei meno cinque", sai già cosa t'aspetta. O quanto meno, ne hai un'idea.
L'autore - Una storia a parte la merita anche l'autore della foto: un mio amico anconetano, Roberto, che vedeva i Ceri per la prima volta in vita sua. Si immaginava di tutto ma quando gli sono apparsi in cima al Corso, lui appeso ad una finestra, è rimasto atterrito, immobile, bloccato.
Mi ha raccontato: "Giacomo, quell'immagine dei Ceri che arrivavano mi ha paralizzato, le urla della gente, il boato che saliva, saliva e cresceva man mano che si avvicinavano. Non sono riuscito neanche a mettere l'occhio dentro l'obiettivo della macchinetta. Niente foto. L'unica che sono riuscito a scattare è stata dopo che erano passati. Mi vergogno quasi di dirlo".
Poi quando ho visto la foto, l'ho ringraziato. Senza quel suo panico forse non avrebbe mai scattato, inconsapevolmente, questo capolavoro. L'ho regalato a tutti i santantoniari di Barbi, ho l'ingrandimento nel mio ufficio. L'ho regalato anche ad un sangiorgiaro di Barbi, che mi è capitato in redazione, l'ha vista, si è riconosciuto (da dietro) e mi ha pregato di regalargliela perchè "una foto così non l'avevo mai vista!".
Per chi dovesse entrare nel mio ufficio, di sicuro, è la prima cosa che balza all'occhio... tante volte mi trovo a dover spiegare perché quella foto da dietro... con chi non sa nulla dei Ceri non ci perdo tempo (trovo una scusa e taglio corto: "E' una storia lunga"); con chi è di Gubbio, ma non ha nulla a che fare con i Ceri dico brevemente: "Mi piacciono le foto originali"; con un ceraiolo posso spiegare e lo faccio volentieri...

Oggi ho voluto confidarmi con chi ha la bontà di leggere e condividere queste pagine. Come fossimo a spasso, su una panchina di un parco, o a tavolino in un bar.
In fondo, un blog è anche questo.

In fondo è quello che preferisco dedicare a Lucio e a Saverio che in quella foto stavano vivendo alcune tra le emozioni più intense che la troppo breve esistenza ha riservato loro... Ma le hanno vissute fino in fondo. E lo hanno fatto con noi. Tutto questo non ha prezzo.

Sabato sera è stato bello, pur nella tristezza che accompagna il ricordo di chi non c'è più: sembra un paradosso, ma non lo è. Quell'abbraccio (con foto, a fianco) finale insieme ai familiari, con Paolo, Walter, Donatella, la signora Franca, i ceraioli di ieri e l'altro ieri, che in quelle mattonelle di "Barbi" hanno vissuto quello che Lucio, in fondo, amava di più, insieme ai suoi aerei. Un'intensità unica.
A confermare un assunto altrettanto paradossale, ma vero e inconfutabile: si può essere presenti, fortemente presenti, anche quando è l'assenza l'unico essenziale motivo per cui ci si ritrova.

E' stato anche il motivo saliente del ricordo di Lucio, letto da Saverio Borgogni, al termine della celebrazione. Parole che la "muta di Barbi" gli ha voluto regalare: con quel sottile, quasi ironico, riferimento (iniziale e finale) che sicuramente gli sarebbe piaciuto sentire.
In fondo, anche quando era a migliaia di chilometri, lui c'era. Come c'è ora. Per noi, santantoniari di "Barbi".

"Ciao Lucio!

Ci siamo riuniti con la muta. E pensiamo che sia ancora presto che lasci il tuo pezzo su da Barbi.
Sì, perché per tutti Noi ogni 15 maggio sei sotto la stanga, con la tua passione, il tuo entusiasmo, il tuo spirito Santantoniaro.
Tanti sono i ricordi che ci legano, momenti di gioia, di abbracci, momenti di sofferenza, di lacrime, tutti vissuti con autenticità e spontaneità. Momenti che non appartengono al passato. Perché le emozioni non hanno tempo e lasciano un’impronta indelebile.
Con il cero, hai interpretato con fierezza i valori che ti sono stati tramandati da Walter, Donatella e Paolo, sempre rispettoso di tutti e sempre pronto allo scherzo ed alla battuta, come era nella tua indole, anche nei momenti più difficili.
La Festa dei Ceri, e soprattutto Sant’Antonio, venivano prima di tutto. Anche se eri a migliaia di chilometri di distanza.
I vecchi della muta ricordano la sera che si doveva sostituire la punta davanti di Barbi. Tu eri tra i possibili candidati e nel pieno della discussione, arrivasti mettendo tutto e tutti tranquilli: “Sono un ceppo”, furono le tue parole. “Aspetterò se e quando si libererà un posto da ceppo”.
I giovani della muta ricordano quei tuoi occhi lucidi all’uscita dei Ceri dalla Statua e quel fantastico “te vojo bene” lanciato al volo con l’intensità di un abbraccio, che in quel momento raccoglieva tutta la forza, e al tempo stesso la fragilità, vera essenza dell’essere ceraiolo.
Proprio quello sguardo carico di sensazioni, prima di prendere il Cero, l’immagine più pura e nitida della passione e della certezza che sapevi infondere in tutta la muta: l’urlare a tutti, ma in silenzio, che ce l’avremmo fatta.
Tutti coloro con cui hai condiviso la stanga, in ogni pezzo del percorso, in ogni momento di aggregazione Santantoniara, hanno apprezzato il tuo sorriso, la tua spontaneità, la tua gioventù. Dalla battuta estemporanea alla sonate che improvvisavi con una chitarra o al pianoforte.
Quando ti è stata riportata la brocca nella cappella, ha colpito tutti la scritta posta sul retro della stessa: “tanto prima o poi sarebbe stata tua”. Parole simboliche, volute che dimostrano quanto hai dato e continuerai a dare al Nostro beneamato Sant’Antonio.
Sì perché il destino ti ha riportato a migliaia di chilometri di distanza ma non ha spezzato e non spezzerà mai l’affetto e l’amicizia di tutti coloro che ti hanno conosciuto.
E’ per questo che è ancora presto per lasciare la muta di Barbi. E’ per questo che ti aspettiamo anche il prossimo 15 maggio.
Ciao Lucio! ".

La muta de Barbi

2 commenti:

  1. Bravo Giacomo una bella pagina di quelle che ti fanno bene all'anima . Ricordare Lucio è stata una bella emozione, specie per noi santantoniari che spesso siamo chiamati a superare momenti tristi, ma che ci danno sempre più forza per superare quello che da dolore e tristezza si trasforma in forza. La forza che mettiamo per correre il 15 maggio, anche se ultimi nell'ordine, primi nell'essere uniti e orgogliosi di essere santantoniari, sapendo di avere vicini tutti, anche quelli che fisicamenete non vediamo, ma che il nostro cuore ci fa sentire accanto.

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  2. grazie Giacomo di condividere con noi, con me, le tue emozioni che sono anche le mie!! il mio Lucio è sempre con me!!!!<3 Magda

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