L’emozione è ancora forte. Intensa e tangibile. Non è stata una settimana come le altre per i Santantoniari. Non è stato un 17 gennaio come gli altri anni. Ed è difficile pensare quando davvero si prenderà coscienza dell’eccezionalità di quanto è avvenuto in queste celebrazioni 2012.
La presenza a Gubbio delle
Sacre Reliquie di S.Antonio abate rappresenta un unicum, uno di quegli eventi, di quelle esperienze, che un giorno racconteremo sulla sedia a dondolo, al nostro nipotino in collo. Sperando che non sbadigli subito.
Chi c’era non corre questo rischio, a risfogliare la memoria, anche solo per qualche attimo. Perché sono tanti, e per nulla monotoni, i momenti che meritano di essere ricordati.
A cominciare… dalla fine.
Stasera,
la messa che ha concluso la settimana di “soggiorno” delle Reliquie in città, alla chiesetta dei Neri: gremitissima, come fosse stato un 17 gennaio di un altro anno. Le parole commosse e toccanti (di una “bassofonìa” sempre più provata) del presidente
Alfredo Minelli, uscite senza filtro dal cuore appassionato, di santantoniaro vero, e spese senza inutili copioni, con le ultime energie disponibili. Quasi a certificare, nel momento conclusivo, la necessità – che insieme è un auspicio - che il testimone di questi giorni, del loro significato, dei valori espressi in ogni scampolo di iniziativa, possa ora passare ai ceraioli più giovani.
Il silenzio, ossequioso e quasi rituale, con cui ho osservato, insieme ad un’altra decina di santantoniari, l’urna compiere gli ultimi movimenti, prima di essere “incassata” in un solido contenitore anti-urto, chiuso e sigillato, con la maestria di chi è abituato ad operazioni del genere; a fare quasi da contrasto con lo sguardo già un po’ nostalgico e intristito di chi invece stava salutando, idealmente, l’”ospite” estemporaneo e prestigioso di quel vettore.
Il calore delle torce accese che ci hanno accompagnato, venerdì sera, in una processione informale, lungo gli stradoni del monte Ingino: voluta dal presidente, per ringraziare e rinnovare l’omaggio al Patrono. Partecipata e devota, sobria ed essenziale. Ravvivata dalla luce di una luminaria, probabilmente molto simile – nella sua frugalità – alle primordiali celebrazioni in onore del Patrono. Un buio quasi paterno, rigido nella temperatura quando rassicurante nell’atmosfera.
Con avemaria bisbigliate lungo quelle rocce, quei passi, quelle tappe che invece di giorno scandiscono il susseguirsi di mute, manicchie, volti e aneddoti intramontabili.
L’intensità degli eventi nel corso del 17 gennaio. Una giornata ricca di emozioni e di novità. Che la renderanno memorabile. Un momento di straordinaria partecipazione ed enorme significato. Un’esperienza però destinata a lasciare un segno tangibile dopo che il rappresentante ecclesiastico di Arles,
l’arciprete Cabanac, ha concesso come omaggio alla comunità eugubina, di prelevare una piccola parte delle sacre reliquie del Santo, da lasciare per sempre a Gubbio.
Un dono non previsto ma proprio per questo di grande valore e testimonianza di un legame non fittizio sbocciato e consolidato in queste settimane tra Gubbio e Arles.
Un attestato di grande spessore e di rilievo morale per la Famiglia dei Santantoniari (anche se istituzionalmente il dono è alla Diocesi, che poi a sua volta delegherà la Famiglia ad esserne custode), in una giornata in cui ha rinnovato gli appuntamenti classici del 17 gennaio con un quid in più: dalla mattina con le celebrazioni a San Secondo e il ritrovo conviviale richiamo per tanti ceraioli di ogni età; nel pomeriggio il prelievo, fuori programma, di un frammento della reliquia, all’interno della chiesa dei Neri, che ha preceduto la processione, molto partecipata, che ha condotto l’urna nella Cattedrale. Qui, di fronte ad una chiesa gremitissima di fedeli, il presidente Minelli ha salutato i presenti, ringraziando chi ha contribuito a organizzare questo evento sottolineando come si tratti di un’occasione storica di rinnovare la devozione a Sant’Ubaldo attraverso la presenza in città, non più solo simbolica, di un altro santo, vissuto quasi 1.000 anni prima del Patrono e al quale probabilmente lo stesso S.Ubaldo affidava le proprie preghiere. Poi si è svolta la
benedizione dei piccoli santantoniari nati nel 2011 (cui è stato donato un simbolico fazzoletto), quindi il Vescovo Ceccobelli, affiancato dall’emerito Bottaccioli e dall’arciprete Cabanac, ha officiato la santa messa, ricordando nell’omelia la venerazione diffusa soprattutto in campagna, per la figura di S.Antonio Abate.
Un nuovo corteo ha poi ricondotto le reliquie nella chiesa dei Neri dove si è svolta l’investitura ufficiale del capodieci di Sant’Antonio per il prossimo 15 maggio: è stato il senato del cero a proclamare
Fabrizio Monacelli, ceraiolo della ma nicchia esterna di Torre Calzolari, visibilmente commosso
La sfilata guidata dalla Banda musicale cittadina e il convivio serale agli Arconi hanno chiuso l’intensa giornata. Le celebrazioni proseguiranno alla chiesa dei Neri fino a domenica 22 gennaio, quando le reliquie riprenderanno la via della Francia.
Ma una loro piccola parte resterà a Gubbio: a immortalare idealmente questa giornata storica.
E l'emozione, anche per me, è stata grande, forse al di là di quanto io stesso mi aspettassi: prima con una "spallata" imprevista ma proprio per questo inedita, sulla barella che sorreggeva le reliquie del Santo. Quindi nell'osservare quello scambio di omaggi tra i rappresentanti delle due Diocesi, sul Duomo: in una chiesa affollata come poche altre volte, per una celebrazione che sapeva di evento. Di qualcosa di vero, forse irripetibile.
E infine, in questo cammino a flash-back con la memoria, la prima sera, sabato 15:
l’arrivo a Gubbio delle Sacre Reliquie. E un altro silenzio, stavolta di attesa, appagata e gratificante, che ha affiancato, come a farle da sentinella, l’urna di S.Antonio abate al suo ingresso in città, da Porta Romana. In tanti ad attenderla, con un pizzico di curiosità, mista alla convinta devozione. E un applauso, con un simpatico “
W S.Antonio!” a rompere l’atmosfera discreta e anche un po’ timida dei numerosi presenti.
Quella specie di incertezza, che non è imbarazzo ma quasi timore reverenziale, che si deve ad una “prima volta”. Sapendo già che sarebbe rimasta tale, anche nella nostra memoria. Appannata dalle prime emozioni. Macchiata dei colori delle bandiere, a fare da cordone, fino alla chiesa dei Neri, al corteo che si è poi snodato. Risalendo, a ritroso, quella Callata che invece, per antonomasia, è sinonimo di un travolgente tuffarsi nella corsa delle sei.
Quanti flash, quanti eventi, quanti momenti in questa settimana all’insegna di S.Antonio abate. Vederlo andarsene, stasera, è stato un po’ come veder partire “uno di casa”. Sapendo che in fondo resterà qui. Anche se l’urna, materialmente, non sarà più con noi.
In fondo, è così anche con le persone più care. O per i ricordi più preziosi.
Come quelli incastonati in questa settimana speciale, e indimenticabile. Che un giorno racconteremo, così: "
In quel gennaio del 2012..."