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giovedì 26 gennaio 2012

Gubbio-Sampdoria... ovvero fair play di ritorno. Al di là del blasone...

Alzi la mano, tra i tifosi eugubini, chi non vedeva l’ora che arrivasse Gubbio-Samp. Da quel 4 settembre di Marassi. è come se una specie di conto alla rovescia sia iniziato. Silenzioso e incessante.
E insieme a questo, una sorta di macumba si sia abbattuta sui blucerchiati, che sfogarono impietosamente la propria voglia di protagonismo in una B (che sta loro obiettivamente stretta) su un avversario ridotto in 9 – da decisioni per altro discutibili – fin dalla mezz’ora del primo tempo.


Quanti frammenti ci restano di quella disfatta: Calvarese di Teramo – personaggio ormai mitologico tra i sostenitori rossoblù che potremmo vedere in qualche maschera carnevalesca tra pochi giorni – che sventola cartellini rossi, come neanche un singolista degli sbandieratori. Il primo ai danni di Farina, ignaro ancora che di lì a qualche mese sarebbe passato dall’uscita anzitempo di Marassi alla quasi beatificazione mediatica per un gesto che lui stesso, dietro le quinte, non ha fatto altro che definire normale.

Di normale, e soprattutto di cavalleresco, invece, in quella gara ci fu ben poco. Un Gubbio già menomato da assenze da lazzaretto in difesa, si ritrovava a giocare oltre un’ora con Bazzoffia terzino destro e Almici-Benedetti (37 anni in due) coppia centrale: una specie di Pearl Harbour, soprattutto nella ripresa quando, in modo quasi spietato, Atzori dopo la doppietta di Bertani e Pozzi, metteva in campo anche Piovaccari e Maccarone, con la bava alla bocca, alla ricerca dei primi gol stagionali. E, beffa nella beffa, a fine gara – mentre i colleghi genovesi stuzzicavano Simoni su stucchevoli polemiche con Mancini – il trainer di casa arrivava a dire che in fondo la Samp non aveva voluto infierire.

Fortuna i tifosi, quelli rossoblù: in 1.000 sugli spalti ad incitare la squadra come nessun altra tifoseria ospite avrebbe saputo fare, perfino sul risultato tennistico.
Evidentemente un dio Eupalla, più volte evocato da Gianni Brera, dev’essere sobbalzato da qualche parte: perché da quella domenica, perché di domenica si giocava, la Samp ha vinto in casa una sola volta, ancora contro una rossoblù, il Crotone. Per il resto solo mezze figure o scartini.
Atzori è tornato a fare l’opinionista in qualche tv privata. E quel che conta, il Gubbio è diventato una squadra. Ha trovato il suo nocchiero, ha ritoccato i reparti – anche grazie all’arrivo di un giocatore scuola Samp, Cottafava – e ha risalito la china. Certo, il percorso resta tortuoso e difficile. Ma forse, quella ferita di Marassi, è servita.

Sicuramente servirà anche una sana voglia di rivalsa nella sfida del “Barbetti”, quasi a prescindere dalla classifica, quasi a prescindere dal blasone di un avversario che giusto 20 anni fa si cuciva lo scudetto sul petto e che appena 15 mesi fa giocava ancora i preliminari di Champions.
Ma la classifica, almeno quella, non si può dimenticare, perché il Gubbio arriva dall’inopinata sconfitta di Ascoli con una diretta concorrente e i blucerchiati dall’ennesimo pareggino casalingo con il Livorno. Sarà anche un derby per Gigi Simoni, rossoblù genoano nel cuore da giocatore e anche da allenatore.
Il weekend sarà anche all’insegna del Fair play, con il village e le degustazioni tipiche promosse dalla Samp calcio di concerto con il Gubbio. Un bel gesto, un’iniziativa meritoria, che andrebbe incentivata nel mondo sempre più chiacchierato e insipido del pallone.
Peccato che all’andata non ci fu né il village fuori né il fair play in campo. Magari però, in campo, sportivamente parlando, sarà anche una delle chiavi motivazionali dei prossimi 90’.
Chissà che dopo Toro e Padova, non arrivi anche lo scalpo al sapore di pesto…

 
Copertina de "Il Rosso e il Blu" - venerdì 27.1.12
musica di sottofondo: "Gocce di memoria" - Giorgia - 2003

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