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venerdì 20 gennaio 2012

La prima vittoria in esterna? Come passare, dal bianconero a colore digitale...

C’era una volta l’Ascoli di patron Costantino Rozzi. Una delle espressioni calcistiche della provincia italiana più dinamiche e sorprendenti tra gli anni ’70 ed ’80. E c’era lo stadio “Del Duca”, un fortino difficilmente espugnabile. Dove anche gente come Platini o Falcao faticava a trovare gloria. Erano ancora i gol in bianco e nero, raccontati da Tonino Carino, che sapevano di un football fatto di corsa e determinazione, volontà e abnegazione. Fosse stato oggi, quell’Ascoli di Carletto Mazzone avrebbe sfiorato la Champions league – esattamente 30 anni fa finì al quinto posto.


A cercarla, ora, con le dovute proporzioni, la gloria, è il Gubbio di Gigi Simoni: che ancora vede lo zero nella casella delle vittorie esterne in questa pirotecnica serie B e che giunge alla sfida diretta con i bianconeri – gravida come il mercurio nel peso specifico della corsa salvezza – forte di un ruolino niente male, 8 punti nelle ultime 4 partite, con 4 gol negli ultimi 90’ e un ritrovato ottimismo, corroborato da una campagna di gennaio che già si fregia di nomi come Nwankwo e Mastronunzio.

I nomi, però, da soli non bastano a far vincere le partite. Lo sa bene proprio la squadra rossoblù che negli ultimi due anni ne ha inabissati parecchi di protagonisti blasonati, tra C2 e soprattutto C1. Senza fermarsi poi in serie cadetta – chiedere a Ventura, Dal Canto e lo stesso Torrente. Ed ora, la truppa rossoblù, ha una gran voglia di ricominciare, nel nuovo anno. E assaporare il gusto inedito del successo lontano dal “Barbetti”.

Può essere la volta buona ad Ascoli? Può darsi, ma l’errore più imperdonabile sarebbe quello di considerare la squadra di Silva già spacciata o dimessa. All’Olimpico di Torino c’è voluto il miglior Antenucci per avere ragione dei marchigiani, che in classifica sono a -7 dal Gubbio, proprio come in quel 30 agosto 2011 che sancì il debutto casalingo dei rossoblù nel rinnovato Barbetti.
Un esordio che fu traumatico in avvio, con l’uno-due Papa Waigo – Sbaffo in pochi minuti, si irradiò di speranza con il recupero lampo firmato Mendicino-Ciofani, per poi di nuovo sgonfiarsi con il rosso opinabile a Caracciolo e l’inzuccata velenosa finale ancora di Sbaffo – che quella sera sembrò un fenomeno, ma che in classifica cannonieri è rimasto a quei 2 gol.

Sembra non essere cambiato niente, a leggere la classifica, ma in questi 4 mesi ne sono successe di avventure. Il Gubbio di oggi è per fortuna lontano parente della squadra timorosa e tatticamente pavida di quel periodo, e in parte anche i protagonisti appaiono più robusti.

Mancherà Cottafava – colonna difensiva e carismatica non da poco, se è vero che dopo 3 mesi ha già indossato la fascia di capitano – tornerà Briganti più vicino agli standard a lui consoni, con la possibilità di rivedere Boisfer arretrato. In mezzo, difficile il recupero di Sandreani, di cui molti sembrano essersi dimenticati – dopo la prestazione eccellente di Gerbo e l’onnipresenza olimpica di Nwankwo. Ma ci sarà bisogno di tutti, proprio tutti, nelle 20 gare che rimangono per conquistare lo scudetto-salvezza. E in avanti potrebbe scoccare l’ora di Mastronunzio, uno che in bianconero ha segnato eccome, ma che ora in maglia eugubina potrebbe rinverdire fasti neanche troppo remoti. Daniel Ciofani permettendo, visto che il Lisippo rossoblù avrà motivazioni a mille con il fratello Matteo inquilino d’area di rigore, già infilato nel match di andata.


Il neo acquisto dell'Ascoli, Scalise,
lo scorso maggio in maglia Nocerina
(foto M.Signoretti)
 Che sia 4-3-3 o 5-3-2 (difficile però pensare che resti fuori un Bazzoffia come quello ritrovato a gennaio), tutto lascia pensare ad un Gubbio finalmente capace di alzare la voce anche in trasferta. Senza però perdere quell’umiltà di fondo che è stata e deve restare fattore essenziale nel dna di questa squadra.
Poi dal bianconero ascolano degli anni 80 di Rozzi, passare al rossoblù digitale dei tempi nostri, può essere anche questione di poco. Di 90’. Da affrontare però come un passaggio chiave dell’intero girone di ritorno…



Copertina de "Il Rosso e il Blu" di venerdì 20.1.12
musica di sottofondo: "Two can play that game" - Bobby Brown - 1994

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