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martedì 17 gennaio 2012

La Festa dei Ceri diventa "legge"... almeno per il Consiglio regionale

Per uno strano scherzo del destino, proprio nel giorno di S.Antonio abate, il Consiglio regionale ha approvato la proposta di legge che che riconosce la Festa dei Ceri di Gubbio come “espressione culturale dell’identità regionale”, una “tradizione” che tramanda “senza interruzioni fin dall’antichità, di generazione in generazione, l’insieme dei valori storici e culturali che sono riconosciuti dalla Regione Umbria come fondanti l’identità regionale”. La proposta - avanzata lo scorso anno dal consigliere regionale Smacchi - tendeva a distinguere la Festa dei Ceri nell'ambito della disciplina delle feste e manifestazioni folcloristiche umbre dettata dalla legge 16/2009 - nella quale, in pratica, si faceva "di tutta l'erba un fascio".

All’articolo 1 viene stabilito che la Regione Umbria riconosce la Festa dei Ceri come l’espressione culturale più antica dell’identità regionalenell'articolo 2 che l’ente regionale tutela e promuove la Festa dei Ceri insieme alle iniziative volte a salvaguardarne i valori sociali, storici e culturali. E interviene – così stabilisce l’articolo tre - con finanziamenti propri annualmente deliberati dalla Giunta o eventuali altri soggetti, pubblici o privati.
Recitano così i primi tre articoli della legge, approvata questa mattina in consiglio regionale - con 27 voti favorevoli su 27 presenti (i consiglieri Monacelli-Udc e Cirignoni-Lega, presenti alla seduta, non hanno partecipato al voto), che dunque riconosce la Festa dei Ceri di Gubbio come “espressione culturale dell’identità regionale”, una “tradizione” che tramanda “senza interruzioni fin dall’antichità, di generazione in generazione, l’insieme dei valori storici e culturali che sono riconosciuti dalla Regione Umbria come fondanti l’identità regionale”


Con questa legge la Festa dei Ceri viene ben distinta, quindi, dalle “rievocazioni storiche” già individuate dalla legge regionale “16/2009” (“Disciplina delle manifestazioni storiche”) che sono da intendersi come rappresentazioni che, pur rispettando criteri di veridicità storica, valorizzano i prodotti tipici e le capacità turistiche, aggregative e gestionali delle comunità.
I finanziamenti – prosegue il dettato - vengono erogati all’Amministrazione comunale di Gubbio, che ne finalizza l’utilizzo in base a progetti condivisi con l’insieme delle Istituzioni e associazioni, civili e religiose, della Festa dei Ceri (articolo 4).
Il proponente, e relatore unico Andrea Smacchi (Pd) ha tra l’altro richiamato la prevista e mai attuata costituzione a Gubbio dell’Istituto regionale per lo studio, la tutela e la valorizzazione del patrimonio folcloristico dell’Umbria (legge regionale “17/’92”) che – ha detto - grazie ad una legge ad hoc per la festa dei Ceri può essere rimessa in campo, ed il percorso avviato per far riconoscere, in altra sede, la Festa dei Ceri come “bene immateriale” dell’Unesco.
Gli ha fatto eco l’altro consigliere regionale eugubino, Orfeo Goracci, secondo il quale la legge rappresenta “un bel passo in avanti e deve servire da ulteriore stimolo per ritornare sulla legge 17 del ’92, che prevedeva l’Istituto per lo studio, la tutela e la valorizzazione del patrimonio folcloristico dell’Umbria”. Inoltre, “ci sono le condizioni per innalzare la Festa dei Ceri a bene immateriale dell’Unesco.
A non partecipare al voto sono stati dunque i consiglieri Sandra Monacelli, Udc, secondo la quale l’Umbria è la regione dei cento campanili – ha detto - mi chiedo quindi se sia giusto stilare una classifica sulle feste e rievocazioni storiche e sui santi”.
Secondo Cirignoni (lega) alla Festa dei Ceri di Gubbio è assegnato un ruolo giusto e adeguato nella legge regionale ‘16/2009’.
"Oggi in Regione – è il commento del presidente del Maggio Eugubino, Lucio Lupini - si è superata (anche se il dibattito in genere e l’uscita dall’aula ad esempio al momento del voto dei consiglieri Monacelli e Cirignoni segnalano secondo Lupini ancora punte di disattenzione e discutibili considerazioni) la pesante barriera culturale che impediva alla nostra Festa dei Ceri di avere il riconoscimento normativo che merita".

Una novità che di per sè non cambia nulla, ovviamente, della Festa dei Ceri. Ma che pone un accento opportuno e necessario in ambito regionale e un distinguo inevitabile con le altre manifestazioni: non credo che il problema sia quello di stilare una "classifica" di importanza - che non ha senso - ma una linea di confine sì. Anche sapendo che non tutti lo potranno comprendere o condividere (è già convocata una riunione ad esempio tra gli assessori alla cultura delle altre città umbre interessate da manifestazioni folcloristiche).
Soprattutto nella prospettiva di un riconoscimento della Festa dei Ceri quale patrimonio immateriale dell'Unesco che si profila come possibile e per il quale in questo 2012 dovrebbero arrivare importanti novità.

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