Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

sabato 14 gennaio 2012

Nel giorno dell'arrivo delle Sacre Reliquie di S.Antonio abate... un salto all'indietro di quattro anni. Per un pensiero, mai pubblicato...

Nel giorno dell'arrivo delle Sacre Reliquie di S.Antonio abate - un evento che rende straordinarie le celebrazioni di questo 2012 - mi piace ripescare uno spunto dall'archivio personale di articoli (ma sarebbe meglio definirle, riflessioni a cuore aperto, sul sentire ceraiolo) che realizzai 4 anni fa per il fascicolo speciale dedicato al 40mo anniversario della fondazione della Famiglia dei Santantoniari.
Mai, neppure allora, avremmo immaginato che un giorno, anche per poco più di una settimana, la nostra comunità avrebbe ospitato le Sacre Reliquie del Santo, morto nel 356 d.C. e che - come dichiarato dallo stesso Vescovo Ceccobelli - "ci piace pensare sia stato spesso invocato dallo stesso Ubaldo Baldassini nelle sue preghiere".

Col "Pacio" e il Presidente - novembre 2010
Questa riflessione - allora ispirata dall'anniversario della Famiglia - è proprio dedicata a quell'organizzazione, aggregazione di idee e passioni, grazie alla quale oggi è stato possibile tutto questo. E all'infaticabile opera del Presidente, Alfredo Minelli, così come del Consiglio che lo supporta. Il pezzo, molto personale, rimase nel desktop del mio pc, perchè ritenni poco opportuno inserirlo nell'ambito di articoli che parlavano di storia (della Famiglia) e di Statuto.
Questa era e resta una riflessione personale. Da blog. Su quello che è stata, che è, e che è destinata (speriamo) a rimanere la Famiglia dei Santantoniari...


40 anni. Un intervallo di tempo indefinibile. Difficile pensare che sia così tanto, impossibile immaginare che sia passato così in fretta. Nella vita di un uomo come in quella di un’associazione. Chi in questi 40 anni ha vissuto la Festa dei Ceri ne ha colto l’evoluzione più ampia e per alcuni aspetti “traumatica”: da celebrazione quasi intima e affidata a “pochi eletti”, a fenomeno di massa, a vetrina mediatica senza pari. In mezzo, a governare quasi fisiologicamente questo percorso, l’avventura delle famiglie ceraiole. E per prima, ad aprire la breccia, la Famiglia dei Santantoniari.

Per chi ha meno dell’età celebrata in questi giorni, la Famiglia è una percezione in divenire, quasi in crescendo. I ricordi più sbiaditi, lontani, ma ancora intensi, riportano alla memoria la taverna, con il suo inconfondibile aroma fatto di muffe umide e sapore di bacco; l’immagine dei “brocchetti”, appesi al muro, con i nomi dei ceraioli; un santo “provato” da anni di vicissitudini (in corsa); foto ingiallite ma da lasciare incantati; e i canti, belli, forti, nitidi. E’ un ricordo che è anche il clima della Famiglia di quei primi anni Settanta. Dove quel “senso di appartenenza” – felice definizione della Festa dei Ceri coniata da don Angelo Fanucci – era rappresentato plasticamente dalla Famiglia. Un nome emblematico, perché altro non voleva e non poteva essere.
Quel senso che allora portava un ceraiolo santantoniaro appassionato, come mio padre, ad iscrivere il suo primogenito prima alla Famiglia dei Santantoniari e solo dopo, quasi per dovere di cronaca, all’anagrafe.
Oggi qualcuno potrebbe sorriderci. Ma allora la Famiglia dei Santantoniari era questo. Una comunità capace di sentirsi unica, incurante delle barriere di costumi e rigide imposizioni che in quegli anni di “liberalizzazione del pensiero” vigevano, non solo nei Ceri, e così forte e propulsiva da creare novità assolute (la Famiglia stessa, i veglioni, il “Via ch’Eccoli”, per dirne solo alcune) e da lanciare iniziative innovative, che oggi – a distanza di 8 lustri – metterebbero in ambascia le diplomazie burocratiche e istituzionali esistenti.


40 anni. Un bel salto, per capire come sia cambiata la Festa dei Ceri, anche grazie alla Famiglia. E come sia necessario recuperare quella serena spensieratezza che portò a “cambiare” non per un vezzo fine a se stesso, ma per preservare la Festa dei Ceri dai rischi della retorica e della rievocazione. Per viverla autentica, vera, fin nelle sue viscere.
Oggi nuove “sfide”, in un nuovo panorama di difficoltà e incertezze, attendono le famiglie ceraiole e tutti gli attori primari della Festa. Non è la forma ma la sostanza di quello spirito, di 40 anni fa, ad essere necessaria per operare le scelte giuste, quelle lungimiranti. Quelle proprie di una Festa unica. Identitaria. Autentica e non riproducibile.

Maggio 2008

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