"Non bisogna restare schiavi della tecnologia e delle comodità. C'è bisogno di riscoprire quell'intimo godimento che possono regalare i sacrifici. E l'immensa soddisfazione che si prova nel superare le difficoltà". Parole e pensieri di Tonino Guerra tratte da un'intervista de "La Nazione" di ieri.
Lo scrittore romagnolo compirà domani 90 anni. E questa sua riflessione mi dà lo spunto per condividere un pensiero che in fondo è intriso della nostra quotidianità.
Fermiamoci per un attimo a pensare cosa sarebbe la nostra giornata senza:
un telefono cellulare (addirittura Blackberry)
un pc (portatile o fisso)
un televisore
un collegamento ad internet
o anche una semplice radio in auto
Sarebbe la stessa cosa? Sicuramente no.
Ma quanto è difficile individuare il confine esatto tra la "funzionalità necessaria" di questi strumenti e una sorta di "dipendenza" o abitudine quasi passiva alla loro presenza?
E' un po' come quel fumatore incallito che dice a se stesso: "Posso smettere quando voglio". Ma intanto ne accende un'altra.
O come il buongustaio con la pancetta e i numeri dell'ipertensione un po' troppo elevati che promette: "Da domani, dieta!".
E come la tecnologia ci invade e sovrasta, in fondo anche tante comodità fanno ormai parte strutturale della nostra giornata. Tanto da non accorgerci neppure della loro esistenza. Del loro valore.
Un problema che investe diverse generazioni: in piccola parte la nostra (quella dei quasi anta) in gran parte quelle successive.
Questo pensiero mi fa riflettere anche sulla crisi di oggi. Si sente dire che molti parametri vanno ripensati.
E mi viene in mente la semplicità ma anche la schiettezza dei racconti di Tonino Guerra: ambientati in un'Italia lontana anni luce dai riflettori e dalle paillettes di oggi.
Di sicuro con molti meno zeri in banca ma molto più serena. E in fondo, molto più felice.
Sono un nostalgico? O forse andrebbe riscoperta l'esatta dimensione - direi quasi la radice - delle nostre "fortunate" comodità?
lunedì 15 marzo 2010
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