Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

domenica 23 ottobre 2011

Il mio ricordo di Marco Simoncelli... quando non era ancora "Sic"

Il mio ricordo di Marco Simoncelli è quello di un ragazzo tra i ragazzi. Non era ancora Sic, non aveva neppure la "cesta" di capelli da Napo che ne hanno fatto un'icona del circus Motogp.
Eravamo a Misano, inverno 2006. Viene presentato il progetto dei lavori di ristrutturazione del Santamonica: si chiamerà Misano World Circuit e tornerà ad ospitare dopo 14 anni la Moto Gp (ancora si chiamava classe 500).
A dare il battesimo al circuito - o meglio, per quel giorno al suo plastico in proiezione futura - c'era una nidiata di giovani speranze della velocità su due ruote, tutti made in Romagna.
Un gruppo simpatico, quasi una gita scolastica: un po' timidi davanti ai flash dei fotografi, un po' in soggezione di fronte all'unico big che stava insieme a loro - e che paradossalmente era il più lontano d'origine dal circuito, l'imolese Loris "Capirex" Capirossi.

Tra quei ragazzi, due erano i più gettonati, perchè praticamente beniamini di casa: Mattia Pasini - proprio di Misano - che sfoggiava un capello lungo stile cartoons giapponesi di metà anni 80 (oggi li porta corti). E Marco Simoncelli, che invece aveva capelli quasi a zero, ma una gran parlata, inconfondibilmente "piadina e cotto". Lui, allora 19enne, era di Cattolica, 5 km dal circuito, dove confessava a tutti, sorridendo, che "da bambino venivo persino in bicicletta, solo per ascoltare il rombo dei motori da fuori...".
Era la prima volta che venivo così a contatto con quel mondo (da cui mi sento epidermicamente distante, perchè cresciuto con una sorta di "avversione" naturale alla velocità): un po' di plastica e olio bruciato, autentico e coinvolgente quanto lo può essere una "sgassata" su un rettilineo, accattivante come il vento che ti punge il viso ad alta velocità. Sensazione che non ho mai provato davvero. E non ho mai sentito il bisogno di sentire (magari, sbagliando). Però mi era piaciuta l'atmosfera di quella banda di ragazzini, scanzonati, quasi incoscienti: si vedeva che avevano voglia. Poi la pista ci avrebbe detto che avevano anche talento.

Ero lì per un servizio speciale sul nuovo Misano Circuit - struttura che sarebbe diventata tra le più funzionali dell'intero panorama motoristico mondiale - di proprietà eugubina (Santamonica spa).
Valentino Rossi non c'era, l'avrei incontrato - e intervistato - 6 mesi dopo. Subito dopo le prime prove sul circuito, e dopo un inseguimento alla sua Q7 (inutile perchè non ci concesse neanche una parola) e una successiva attesa in anticamera (insieme a Staffelli di "Striscia") di oltre un'ora e mezzo (ben riposta e di cui ne valeva assolutamente la pena).

Oggi purtroppo Sic se ne è andato. Una tragica fatalità, come lo sono sempre gli incidenti in moto lungo le piste. Non si è ancora capito neppure cosa sia esattamente accaduto a Simoncelli per la dinamica che le telecamere ci hanno potuto offrire. Ma poco importa.
Questa tragedia mi ha colpito. Le morti sulla strada (e la pista non fa eccezione) non mi lasciano mai indifferente: specie se è un ragazzo di 24 anni che, indipendentemente dal conto in banca, aveva una vita da vivere. E che vita, con l'esuberanza, l'ironia e il sorriso che si ritrovava addosso...

Il senso di vuoto, in storie come questa, cattura anche chi non è appassionato, anche chi segue distrattamente il mondo patinato dei circuiti. Anche chi la domenica osserva sonnecchiando solo la partenza per vedere come va. E dopo un paio d'ore, all'ennesimo sbadiglio, chiede "Che ha fatto Valentino?".

Oggi Valentino ha pianto. E con lui un po' tutti noi...





E proprio in serata ho ricevuto una e-mail dall'ufficio stampa del Misano World Circuit: dove hanno voluto ricordare Marco Simoncelli con queste parole....

"Al Misano World Circuit vogliamo ricordare Marco Simoncelli come un fuoriclasse della vita.

E’ impossibile trovare una parola, un pensiero, qualcosa che possa dare l’idea del dolore che sta provocando in tutti noi la morte di uno dei volti più belli dello sport mondiale.
Abbiamo avuto la fortuna di averlo avuto spesso vicino, di essere contagiati dal suo amore per la vita e per le moto, di conoscerne l’umanità immensa, quella che si percepisce dalle piccole cose, dalle piccole attenzioni.
Marco Simoncelli è stato uno dei figli più fantastici di questa terra che vibra e che si entusiasma per una corsa in moto. E’ un dolore impossibile da sopportare. Trasmettiamo le nostre condoglianze alla famiglia, a Kate, a tutto il team.
Marco è ancora vivo dentro di noi.
Ciao Sic.


Misano World Circuit

3 commenti:

  1. grazie Giacomo, le tue parole, come sempre, semplici e dirette, arrivano nel profondo dei cuori.....Magda

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  2. Commenti da facebook -

    Luana Poggi ‎- ....giusto Giacomo, la morte non ci lascia mai indifferenti, specie quando colpisce una giovane vita, e il senso di vuoto che ci attanaglia, lacera l'anima di noi tutti...

    Riccardo Rosati -
    Grazie Giacomo per il tuo ricordo, parole mai banali... Trovo invece allucinante chi scrive ché se l'é cercata! Non credo che un giovane di 24 anni si vada a cercare una fine simile... La morte provoca un distacco ed il distacco il dolore ed ogni volta ché accade è sempre una tragedia...

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  3. @Luana - tragedie come queste contribuiscono anche a riaprire ferite personali. La giovane età della vittima, la dinamica, la moto, la strada... anche se il circus del Motogp comprende questi rischi, ciò non toglie che non può far parte dello spettacolo la morte di un pilota. Per di più un personaggio il cui sorriso e la cui verve erano lo specchio di quella che si dice "voglia di vivere".
    E in questi casi è difficile pensare, per dirla con Freddy Mercury, "show must go on"... Anche se sappiamo tutti che sarà così.

    @ Riccardo - sono d'accordo con te. Chi fa questo "mestiere", chi corre a 300 all'ora, sa a cosa va incontro, ma non se lo va certo a cercare. Fa parte del sistema, fa parte del rischio. Ma credo che anche il più spregiudicato pilota di Motogp se ad ogni partenza dovesse pensare che quella potrebbe essere la sua ultima gara, non darebbe neanche il gas. C'è una sorta di incosciente rigetto dell'ineluttabile, che in fondo è lo stesso con cui ognuno di noi affronta la propria giornata: nessuno quando si alza la mattina pensa che potrebbe essere l'ultima... Eppure, anche senza correre a 300 all'ora, potrebbe essere così...

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