Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

giovedì 27 ottobre 2011

Vuoi un consiglio? Lascialo perdere... (lettera alle destinatarie dei graffiti murali)

Per una volta vorrei scrivere ad una ragazza. Non so chi sia, non so come si chiami. Se è bionda, bruna, ha carnagione chiara o scura. Ignoro se ami i jeans, il casual o si veste elegante, stile Burberry.

So che ho bisogno di dirle una cosa. Non è un discorso lungo, dura poco. Non è neanche il caso di dare un’occhiata all’orologio. Come fa chi, impaziente (e un po’ maleducato), non vede l’ora che tu finisca di parlare.

Voglio solo darle un consiglio: lascialo perdere.
A che mi riferisco? Alle scritte gigantesche che da qualche giorno campeggiano nella nuova ala del Liceo “Mazzatinti”. Pardon, oggi si chiama Istituto d’Istruzione superiore. Anche se, evidentemente, non tutti colgono o dimostrano questa “superiorità”.

Non so quale genio abbia escogitato l’idea di salire di qualche metro da terra, per fare il verso a Moccia, chissà. E come abbia fatto, a che ora e con quanti complici.


So che ha deturpato il muro di una scuola, realizzato non più tardi di due anni fa. Per scrivere un brano di una canzone di Ramazzotti, con un romanticismo e un stile degno delle soap opera sudamericane degli anni Ottanta – quelle che ancora si vedono girare in qualche sperduta emittente locale, con attori improbabili, dalla faccia di chi tutt’al più potrebbe aspirare ad un porno di periferia.

Più bella cosa non c’è”. Con tutto quel che ne segue.
Sicuramente non è granchè la cosa che ne è venuta fuori. Due righe di scarabocchi, ben visibili anche da centinaia di metri. E non che la canzone di Eros non sia piacevole (e musicalmente gradevole). Ma neanche lui sorriderebbe nel vedere il suo estro spiattellato con spray nero sul muro di una scuola. La fantasia va bene, ma anche la forma, quando si corteggia, vuole la sua parte, no?

Ma l’anonimo innamorato liceale si consoli. E’ in buona compagnia. Perché pullulano – un po’ come le mamme degli imbecilli - altre frasi scritte da novelli Shakespeare addirittura in alcuni angoli suggestivi del centro storico: da via Galeotti fino a via del Monte – dove una recente ripulitura ha ricoperto una frase da farsi tatuare nella parte più intima del proprio quorum: “Sei come un inchiostro che non riuscirò più a cancellare”. Pleonastico il compositore... Perfino Beatrice sarebbe arrossita…

L’ho letta per settimane, passando di lì per salire fino in cima al monte Ingino, per la solita camminata rigenerante. E ogni volta che passavo mi sono sempre fatto la stessa domanda: non chi fosse stato a pensare di scrivere quella minchiata con uno spray blu sulle mura urbiche. Ma molto più semplicemente, chi fosse la destinataria di quel messaggio e che reazione avrebbe avuto nel leggerlo.
A lei do lo stesso consiglio che alla giovane liceale, sicuramente carina, speriamo non troppo fessa da farsi abbagliare dall’inchiostro sopraelevato.
Lascia perdere...

Perché non può meritare neanche l’ipotesi illusoria di un bacio un cretino che sceglie di sporcare il muro di una scuola – e men che meno, chi sceglie addirittura le mura del centro storico: non può essere neanche il più nobile dei sentimenti a giustificare chi si diverte a macchiare pezzi di storia, o anche costruzioni più recenti che qualche soldo prezioso – specie di questi tempi – è costato. Soldi pubblici, quindi di tutti noi (e non di nessuno, come nell’accezione più diffusa dell’aggettivo “pubblico”).


Anche ripulire una semplice scritta, costa... A tutti noi
 Con l’aggravante che nell’epoca della comunicazione, la vena poetica anche dei più improbabili cantori, potrebbe espletarsi nei modi più disparati: via e-mail, via social network, via sms. Perfino a voce (dove non rischi neanche di saltare le h)… E per i meno tecnologici, esistono ancora – seppur rare – le cabine telefoniche che pur senza il caro vecchio gettone (quanti me ne sono “inguattati” per le telefonate clandestine di mezza sera) consentono di esplicare ogni tipo di vena. Senza neanche il rischio di essere intercettati…

Invece i nostri “eroi” preferiscono andarsi a comprare una bomboletta al supermarket: perché la frase ad effetto, il verso di una canzone, le banalità di una rima magari copiata da facebook, ha un altro senso se la dipingi di rosso, di nero o di blu su un muro scolastico. Fa presa. Colpisce. E magari ci scappa pure il bacetto…

Cara mia, uno che non sa apprezzare il bello che lo circonda, l’arte e l’architettura nelle quali ha la fortuna di essersi trovato, che non concepisce l'idea che un fiore - magari donato a sorpresa - sarebbe anni luce distante dallo scempio di una scritta sul muro ancora fresco di intonaco – non saprà mai apprezzare neppure le tue vere qualità.
Magari si fermerà alla superficie: un bel sorriso, due belle tette, un sederino birichino. Punto.

Se dovrà farti un regalo, non penserà ai tuoi gusti, ai tuoi sogni, alle tue velleità post adolescenziali: magari ti regalerà solo l'ultimo modello di i-phone, e si scorderà perfino di metterci un biglietto (dimenticandosi che il regalo senza biglietto, non vale quasi niente...).

Dai retta. Uno così -  uno che imbratta la città per fare colpo su di te - merita solo una tua risata. In faccia…
Per farlo sentire quello che è...

2 commenti:

  1. Commenti da facebook -

    Antonio Lanuti -
    Bravo Giacomo.
    Purtroppo per i destinatari restera' solo un pistolotto.
    Cosi' va il mondo. Quella razza, un po' legalitaria, amante del bello e anche leggermente romantica, e' in via di estinzione in tutti i campi.

    Giuliano Chiocci -
    Purtroppo manca il genitore che paga per quel che il figlio minorenne fa. In casa, una bravata del genere, me l'avrebbero fatta pagare.

    Adele Stocchi -
    Come si fa ad imbrattare i posti più belli della nostra città!!!!!!!!!!!!!

    Giuliano Chiocci -
    In tempi come questi, 1000 euro per rifare la facciata, pesano. Come dovrebbero pesare gli schiaffi di un padre ad un figlio che fa cose del genere.

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  2. Sono pienamente d'accordo con Giuliano. Il problema di certe "bravate" (ma il termine è generoso) nasce in famiglia.
    Provocatoriamente ho voluto scrivere questa lettera alla destinataria ideale del messaggio spray (anche la sua reazione, ad esempio, potrebbe contribuire ad evitare la "reiterazione dell'idiozia").
    Resta il fatto che il problema è l'esempio dentro casa: le mura domestiche sono zeppe di "cattivi maestri", che magari predicano bene ma poi alla prima occasione si "sbracano".

    Ho un ricordo personale che il post di Giuliano Chiocci mi ha rispolverato indirettamente: qualche anno fa in un locale sotto casa che mio padre affittava per un club privato, alcuni ragazzi - dopo aver disdetto l'affitto - se ne erano andati, lasciando il locale completamente a suqquadro e con le pareti sporche di vernice o spray. Non l'avevano fatto apposta, ma erano i resti della loro "permanenze" di mesi evidentemente condita da cromie e acrobazie varie.
    Mio padre si era limitato a segnalare la questione, lamentando il disagio di chi aveva affittato un locale con pareti bianche e se lo ritrovava a pois variopinti.
    Mi colpì molto come il fratello maggiore (o lo zio, non ricordo) di uno di questi ragazzi costringe fisicamente gli stessi a tornare nel locale, con tanto di vernice bianca, ramazza e scopettoni: un'intera giornata di sabato la trascorsero tutti i baldi giovani a ripulire quello che avevano sporcato. E alla sera, sfiniti, riconsegnarono il locale esattamente come lo avevano trovato la prima volta.

    Senza quel fratello maggiore (o zio, che dir si voglia) i baldi giovani - che oggi avranno anche più di 30 anni - non avrebbero capito la lezione. E magari anni dopo avrebbero sporcato altrove...

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