Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

domenica 6 novembre 2011

E scoprimmo che, in fondo, Roma non è poi così lontana...

La vignetta satirica diffusa
dalla lista civica "Gubbio partecipa"
Roma non è poi così lontana. Non parliamo delle due ore di auto che ci separano dalla capitale.
Ma del clima stucchevole e “distante” dai veri problemi della gente, che si respira ormai da settimane a Palazzo. Che si chiami Montecitorio o Palazzo Pretorio, poco cambia.

Dalle nostre parti si è consumata la “rottura” tra Sindaco e ormai ex vice sindaco, a cui è seguita, l’uscita di tre consiglieri del Prc dalla maggioranza. Come prevedibile. Quello che pochi prevedevano è stata poi la "tempesta giudiziaria" che si è abbattuta sul Prc eugubino, con l'ex sindaco Goracci e l'ormai ex vice sindaco Ercoli raggiunti da avviso di garanzia per abuso d'ufficio e concussione.
Senza entrare nel merito di una vicenda che solo la Magistratura potrà chiarire, va detto da un lato che l'avviso di un'indagine in corso non è certo una condanna (e men che meno si può parlare di imputazioni). Ma che questa vicenda non finisca per influire anche sulla dinamica politico-amministrativa cittadina dei prossimi mesi, è praticamente impossibile.
E così in attesa di capire quali saranno le conseguenze immediate di questa inchiesta - Prc regionale ha chiesto le dimissioni di Goracci da vice presidente del Consiglio regionale e la sospensione della Ercoli dal partito - val la pena fissare lo "stato dei lavori" nel centrosinistra eugubino, che ha visto pochi giorni prima dell'indagine già ribattezzata da qualcuno "parentopoli", lo strappo tra Guerrini ed Ercoli.

Che l’idillio non sarebbe durato, per la verità, si era capito dall’inizio. Solo i ciechi, sordi e muti – proprio come quelle scimmiette evocate da uno dei consiglieri che hanno lasciato la maggioranza – non si erano accorti che fin dalla sera del 23 maggio l’alleanza sarebbe stata meno credibile del patto di Yalta; ricordo come, nella sua inarrivabile schiettezza, l’allora candidato a sindaco Andrea Cancellotti rimarcò, nel fare l’in bocca al lupo a Guerrini, che neanche un esponente del Prc era lì a brindare con lui…
Non erano obbligati, per carità, ma, evidentemente, non c'era neanche voglia di salvare le apparenze.

I mesi che sono seguiti hanno visto un evolversi di rapporti e conflittualità che avrebbero avuto senso solo se si fosse trattato di parti contrapposte: praticamente i consiglieri Prc hanno interpretato più spesso e meglio il ruolo di opposizione dell’opposizione stessa; Sindaco e Giunta, dal loro canto, non hanno mancato occasione per cercare di “smarcarsi”, con le buone o con le perfide. Il bilancio, le bypassate, le assenze prolungate (per ferie o meno), perfino la scaletta dei discorsi per l’inaugurazione dello stadio, il ramandam e qualsiasi possibile ave maria, ogni occasione era buona per battibeccare: forse anche la Montessori avrebbe mandato tutti a quel paese.

Era chiaro che la "pantomima" non sarebbe durata a lungo: il problema era solo sapere non se, ma solo quando si sarebbe giunti al redde rationem.
E forse in questo, Guerrini ha spiazzato tutti: forse anche molti dei suoi alleati veri, ad esempio, Idv e Sel che hanno lamentato scarso coinvolgimento nello strappo finale, ma che certo avrebbero evitato la figura degli “Armstrong” (tornati dalla luna dopo aver lasciato l’impronta) se non avessero finto di ignorare quella che è a tutti gli effetti la naturale conseguenza di un matrimonio poco voluto e mai consumato.
La Sacra Rota non avrebbe bisogno nemmeno di indagare: Pd e Prc stavano insieme in questa maggioranza per reciproche necessità. Salvo poi decidere di percorrere ognuna un suo personalissimo percorso, a prescindere dagli interessi della coalizione (e fin qui, poco importa) e forse anche di quelli della città (e qui importa un po' di più).

Sembra di rivedere i primi due anni di governo Berlusconi, con le due anime (FI e AN) fuse a freddo nell’operazione PDL, mal digerita da subito e riluttata dopo poco da Fini e seguaci. Il risultato di un’alleanza forzosa che è sotto gli occhi di tutti. E che martedì potrebbe definitivamente veder scorrere i titoli di coda...

Cambiano i colori, ma non le logiche. Cambiano le latitudini ma non i problemi e soprattutto la distanza (siderale) di queste "beghe" di bottega (più o meno oscura) dai veri interessi della collettività – ovviamente richiamati nei discorsi, meno nell’operato.

Di certo la nostra città - che rischia, a prescindere dalle inchieste, di trovarsi a raccogliere diversi "cocci" dall’ultimo decennio - non ha bisogno di rivivere il clima da Vietnam inalato dal 2001 ad oggi sui diversi fronti, con l’odore di napalm a fare da contorno praticamente in ogni occasione dialettica. Non ne ha bisogno, specie in questo momento, specie di fronte a questa crisi dove nessuno, neppure i tradizionali colossi economici, è esente da ripercussioni, anche pesanti.

A Palazzo, si dovrebbe ragionare un po’ più di come contrastare per quanto possibile l’empasse economico e un po’ meno di come alimentare o incentivare la pseudo-crisi politica; più che litigare su chi invitare per un discorso o su chi bypassare per un bilancio, pensare quali strategie mettere in campo per artigianato, commercio, turismo. Lavorare ad esempio per inserire la città nel progetto-evento delle capitali della cultura 2019 (di cui già fioccano i 6x3, con la nuova denominazione "PerugiAssisi", con Gubbio silenziosamente scansata di torno).


Pensare veramente alla Gubbio di domani. Senza aspettare che lo faccia qualcun altro (chissà chi, poi?) dopo domani.

Le beghe di queste settimane assomigliano tristemente ai croissant di Luigi XVI mentre il popolo, fuori, moriva di fame. Stavolta non c’è bisogno di una Rivoluzione – specie se dovesse assumere le sembianze di quella di Roma, a metà ottobre – per capire che va dato un taglio netto col passato.

1 commento:

  1. Da facebook -

    Patrizia Guerri - Di questi giochi al massacro ne ho visti parecchi, pertanto non mi stupiscono. Mi preoccupa di più capire se dietro c’è una regia diretta a far saltare un punto del programma che ritengo fondamentale e di cui “sullo sfondo” tanto si è discusso. Per quanto mi sforzi, invece non riuscirò mai a capire come si possa perdere tanto tempo ed energie per l’individuazione di un candidato, quindi di una coalizione, senza prima stilare un programma. Un percorso di questo tipo è contro ogni logica. Lo stesso “divieto di vincolo di mandato” è stato oggetto di nuova interpretazione poiché mal si concilia con il sistema maggioritario. Un programma serio richiede studio, confronto, condivisione e determinazione, tutto questo non può che generare entusiasmo per renderlo concreto, ma forse è troppo semplice o troppo banale.

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