I tifosi rossoblù all'"Adriatico": come al solito gli unici vittoriosi (foto da gubbiofans.it) |
Difficile capire, oggi, quanto pesi questo Pescara-Gubbio per le rispettive protagoniste. La banda di Zeman probabilmente ha compiuto l’impresa di questo primo scorcio di torneo: vincere dopo essere in 10 per un’ora non è prodezza da poco anche se davanti non hai il Barcellona.
Anche se davanti c’è una squadra che non sa approfittare non solo e non tanto dell’uomo in più, ma soprattutto delle occasioni e degli spazi che i 90’ dell’Adriatico hanno potuto offrire, forse irripetibilmente.
Perché nessuna squadra di B gioca ai ritmi indiavolati della truppa di Zeman, sa verticalizzare, nascondere la palla, far salire la squadra fino a pochi metri dalla porta avversaria; ma forse nessuna altra squadra del campionato cadetto lascia con la stessa disinvoltura 5-6 palle gol nitide al proprio contendente. A prescindere dall’uomo in meno. Il Gubbio ha azzannato solo su una di queste, la più clamorosa, favorita dalla topica di Anania – un portiere con ambizioni da etoile al San Carlo di Napoli.
Per non essere da meno anche il dirimpettaio, Donnarumma, nella ripresa, ha abbandonato la porta con eccessiva nonchalance innescando la perla di Immobile dalla linea di fondo
L’ennesimo eurogol che il Gubbio incassa, per la verità, se si pensa solo alla prodezza balistica di De Vitis a Modena, al tiro a spiovere di De Liguori con la Nocerina o per venire a disavventure più recenti, al bolide da 30 metri di Sansone.
Graffiedi dal dischetto fa 1-1 (foto tratta da gubbiofans) |
Vantaggio, diciamolo subito, di cui nessuno poi si è accorto. Perché Zeman ha saputo sacrificare una punta, riassestando la difesa, e puntando sulla freschezza del duo Immobile-Insigne, che da soli valgono più di un tridente normale. E si è giovato di un rilassamento naturale dei rossoblù forse troppo fiduciosi che la partita da sola si sarebbe messa sui binari giusti. Da sè, invece, la serie B non fa succedere proprio nulla.
Tutto ciò che accade ha un perché e un per come. Dall’imbarazzo iniziale, ormai tradizione, all’inedito trio offensivo con il ripescato Giannetti – a cui il mese di naftalina non ha giovato – e l’involuto Bazzoffia. Fino all’impossibilità dopo il rosso a Capuano di tradurre l’uomo in più in una superiorità a centrocampo, dove l’atteso Buchel è rimasto a sedere, mentre per vedere all’opera il più pimpante Rui, è stato necessario incassare il nuovo svantaggio.
Ragatzu sciupa la palla del possibile 2-2 (foto tratta da gubbiofans) |
Ed ecco che il 2-1 è la naturale conseguenza di una partita dove la squadra più talentuosa ha saputo concretizzare, e quella più avvantaggiata dagli episodi invece non ha assecondato il destino. Anzi si è complicata la vita da sola, e purtroppo non è neanche una novità.
Chapeau dunque al Pescara di Zeman – che assomiglia molto al suo Foggia di 20 anni fa.
Punto interrogativo ed esclamativo, invece, per il Gubbio.
Perché ci sta di perdere all’Adriatico. Ci sta pure di perdere in superiorità numerica: ma gettare al vento occasioni e situazioni tattiche favorevoli come quelle viste in Abruzzo è peccato non veniale.
L’amaro in bocca c’è. Speriamo non sia anche un presentimento…
Copertina di "Fuorigioco" del 21.11.11
musica di sottofondo - "Walking on fire" - Catalin Josan (2011)
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