Il mio puzzle, i miei pezzi.Di ieri e l'altro ieri.

lunedì 28 novembre 2011

Si fa davvero dura... ma bisogna evitare di "rompere" il giocattolo...

Almici "schiacciato" da Michelidze: un'immagine
simbolo di Gubbio-Empoli (foto Settonce)
Se c’è una fase della stagione che può dirsi cruciale, probabilmente è proprio questa.

Non parliamo di risultati, né di classifica.
Perché a 26 partite dalla conclusione avere 2 punti dalla quart’ultima e 4 dalla zona salvezza non può essere una sentenza capitale, tutt’altro.

Ma è in momenti come questi, nei momenti difficili, dove tutto sembra crollarti addosso, che si vede se un gruppo – squadra, staff tecnico e società - ha la spina dorsale. E sa reagire. E’ anche in momenti come questi che tutte le altre componenti che hanno contribuito con i protagonisti a due anni di trionfi, pubblico, ambiente e mettiamoci pure la stampa – non potendo fare nulla in campo – hanno comunque la responsabilità di non contribuire a rompere il giocattolo.

Il Gubbio ha perso la sua quarta gara di fila, la nona su 17 partite. I 14 punti messi insieme finora sono fatti di 3 vittorie e 5 pareggi.
Se andiamo a snocciolare nel dettaglio le cifre di questi primi tre mesi di campionato ci facciamo solo del male.

Se andiamo però a sfogliare l’andamento degli ultimi campionati di B – quelli alluvionali per capirci a 42 giornate – scopriamo che mai le squadre che occupavano le ultime posizioni a fine novembre sono poi tutte retrocesse. Perché i 9 mesi di maratona sono appena ad un terzo del loro corso. E per strada se ne perdono di squadre alla deriva.

I problemi sono altri: in campo e fuori.
In campo la squadra deve trovare la chiave tattica per creare pericoli reali agli avversari – a costo di sacrificare in questo momenti pezzi di mercato o senatori sulla carta intoccabili – ma soprattutto deve spendersi sempre e comunque con una determinazione da “assalto all’arma bianca”. Chi non dà le massime garanzie può essere anche un fuoriclasse, ma non fa al caso del Gubbio.
Poi il mercato di gennaio ci dirà cosa e dove si può arrivare: i precedenti di Gomez e Daud lasciano sperare. Anche se la bacchetta magica non esiste.

Fuori dal campo, invece, il problema è un altro. E’ quello di una piazza che forse deve togliersi lo smoking e capire che c’è da mettere la tuta sudata e sporca di grasso che ti serve per scalare il palo di una cuccagna. Un’impresa, è vero, ma da affrontare con lo spirito giusto. Molti dei 2.500 abbonati non sapevano neanche a che ora si giocavano le partite del Gubbio che pochi anni fa ancora faticava a battere Sansovino o Cuoiopelli. Chi oggi urla di tutto dagli spalti, chissà, forse in quelle domeniche era a spasso.

Si può dire tutto di questa squadra, ma non che manchi l’impegno. E si può dire tutto di Gigi Simoni, ma non che non abbia abbracciato la causa Gubbio nel modo giusto, rimettendosi in gioco quando ormai anagrafe e famiglia consigliavano la scrivania.
I problemi ci sono – e sarebbe inutile nasconderli – e sono anche di natura tecnica: il valore di alcuni giocatori, il gioco che non affiora, la difficoltà a calarsi nella realtà della categoria.

Ciofani, sembra arrendersi alla traversa
(foto Settonce)
Ma un fatto è certo: le vittorie sono state figlie di un idillio che ha visto protagonisti tutti. Ora tutti devono dare il loro contributo per uscire da questo tunnel. Inasprire i rapporti all’interno di questo habitat, di questa enclave sportiva e sociale che è il mondo rossoblù, significa rischiare di rovinare il giocattolo. E quindi avvantaggiare indirettamente tutti gli avversari.

Il tempo per risollevarsi non manca. Quello che non deve venire a mancare è il Gubbio e tutto ciò che lo circonda e ha permesso di portarlo così in alto…

 
Copertina di "Fuorigioco" - lunedì 28.11.11
musica di sottofondo: "I won't let you go" - James Morrison (2010)

Nessun commento:

Posta un commento