Non sarà un’impresa facile. Scegliere l’immagine, la foto, il flash che sintetizzi, nell’immediatezza di uno sguardo istantaneo, la valanga di emozioni sportive che questo 2011 ha regalato al popolo rossoblù.
Arduo scegliere, perché le sequenze si susseguono, nella memoria visiva di ognuno, come un felice carosello di trionfi e di esultanze. Come se all’improvviso, dopo oltre un decennio di dignitoso anonimato in C2, fosse diventato normale e abituale vincere.
Questo 2011 ci ha detto tanto, ci ha regalato tanto. Ma ci ha anche insegnato che se è difficile vincere, è ancora più difficile uscire dal tunnel dell’assuefazione al successo. Un’impresa questa che richiede umiltà e consapevolezza delle proprie dimensioni. E che non sempre è stato semplice predicare e inculcare in una piazza fisiologicamente calda e umorale come quella eugubina.
E allora diamola una sbirciata ad alcuni di questi flash, come se un’ideale pellicola potesse racchiudere tutto quello che è accaduto negli ultimi 12 mesi nell’arco di pochi secondi.
L’escalation del primo semestre è a dir poco tumultuosa.
La corsa di Ale Sandreani al Bentegodi è il primo scatto: non contiene solo il senso dell’impresa inaspettata, ma anche il fascino di un teatro sontuoso nel quale la prodezza sembra trovare la più ideale delle collocazioni. Quello scorcio di stadio gremito di brulicanti tifosi rossoblù è in ebollizione. E gli altri 12-13 mila presenti possono solo applaudire, un po’ mestamente.
Non c’è la corsa, ma c’è il riscatto, la rivincita, lo schiaffo morale e tutto quello che si assapora a distanza di mesi, nella parata di Gegè Lamanna sul rigore di Artico: c’è il ricordo di una violenza subìta e un’ingiustizia perpetrata, nel silenzio e nell’assurdo trascinarsi della burocrazia giudiziaria.
E poi le rasoiate bollenti di Dado Daud, come una lama che affonda il colpo. La più letale a fine aprile, al Lumezzane, nella vittoria che segna l’allungo decisivo, liberatorio, ansimante, verso la meta. Come illusoria si rivela quella di Sorrento, in un inciampo capace solo di posticipare la festa.
E infine l’apoteosi dell’8 maggio, in cui immagini, colori, festa, profumi, si mescolano senza un vero copione: e il piatto chirurgico di Boisfer, fa il paio con la serpentina ubriacante di Gomez, che dà il là al tripudio. Alla festa fino a notte fonda.
La serie B. Non vuol dire solo un traguardo, ma anche la voglia di sentirsi grandi. E di restare grandi. Come lo diventa lo stadio, ristrutturato a tempo di record – con la partecipazione di 80 aziende eugubine – e diventato un gioiello che fa scuola a livello nazionale.
Il vernissage è già ad agosto col Cesena. Strano destino, la stessa squadra che indirettamente segnerà a fuoco le ultime settimane dell’anno.
La serie cadetta, l’emozione del debutto su un palcoscenico sconosciuto, impensabile, che inorgoglisce. Ma da subito incupisce. Un altro pianeta, questa serie B.
Ci vuole tempo per acclimatarsi. Ci vogliono scoppole, sfortunate, come quella con l’Ascoli nel debutto interno, grandinanti e sventurate come quella di Marassi, in un altro tempio del pallone di cuoio. Ci vuole parecchia polvere da masticare per vedere i primi gol, i primi punti, da Modena, e poi anche la sospirata prima vittoria, con la Nocerina, con l’immancabile rigore parato, con il guizzo finale di Ragatzu. Ma è un fuoco di paglia, il canto del cigno per Fabio Pecchia, forse troppo acerbo per un salto del genere, quasi come un Icaro che con piccole ali sperava di volare lontano.
Il pianeta B chiede pazienza ed esperienza. Saggezza e umiltà. Il timoniere giusto è già in casa, è Gigi Simoni: chi sorride alla notizia del suo ritorno in panca deve subito ricredersi. Il Torino va giù, per la prima volta, al Barbetti: e la palla morbida di Ciofani che si deposita in rete sembra spinta in realtà dai 4.000 tifosi rossoblù, in un lunedì sera da urlo. E se novembre è una pellicola scura, sfocata e senza acuti, dicembre si rianima come la speranza. E’ il Padova la nuova vittima, l’ultima, di questo 2011: uno scalpo prestigioso che lascia in dote un messaggio. Crederci.
Perché la squadra è fatta non solo di valori tecnici, migliorabili anche nel mercato di gennaio, ma soprattutto di valori morali. E come emblema, nel finale di questo 2011, sceglie Simone Farina: non un bomber né un protagonista assoluto. Ma una colonna storica e silenziosa della vecchia guardia: il suo no al calcio scommesse è il vero gol che dà speranza a tutto il calcio italiano. E cin preannuncia un regalo sicuro che il 2012 riserverà ai tifosi rossoblù. La maglia azzurra… Nella speranza di festeggiare ancora, con il terzo successo stagionale di fila.
Che in questo pianeta di nome serie B, significa salvezza…
Copertina de "Il Rosso e il Blu" - puntata speciale fine anno 30.12.11
musica sottofondo: "C'era una volta l'America..." - E.Morricone
venerdì 30 dicembre 2011
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