Il traguardo del secolo di vita potrebbe essere la realtà per i bimbi nati nel 2012. Almeno secondo le previsioni dell'Office for National Statistics (Ons) inglese. Il report pubblicato dall'organismo governativo afferma che un bimbo inglese su tre venuti alla luce quest'anno potrebbe arrivare a vivere 100 anni. I ricercatori suggeriscono che saranno le donne ad avere più possibilità di festeggiare il centesimo compleanno rispetto ai maschi: quasi il 40% delle bambine rispetto a poco meno di un terzo dei maschi raggiungeranno l'ambito traguardo.
Secondo i dati Ons, riportati dal 'Telegraph', il numero di centenari (o ultracentenari) è aumentato negli ultimi 40 anni: si è passati dai 600 del 1961 a quasi 13.000 del 2010. Ma, per gli esperti di statistica, entro il 2060 ci saranno 456.000 persone con una carta d'identità davvero speciale.
Il rapporto dell'Ons inoltre avverte che "più di 95.000 persone che compiranno quest'anno 65 anni, celebreranno il centesimo anno di vita nel 2047. Secondo gli ultimi dati ci sono 826.000 mila bambini con un'età inferiore a un anno in Gran Bretagna, 423.000 maschi e 403.000 femmine. Di questi - evidenzia la ricerca - 135.000 uomini e 156.000 donne, nati nel 2012, dovrebbero essere ancora essere in vita all'età di 100 anni".
Ad allarmare gli esperti, però, sono gli effetti del crescente invecchiamento della popolazione, che "avrà probabilmente un impatto significativo sulla stabilità economica del welfare e dell'assistenza sanitaria per questi anziani".
Ed ecco che alla positività di una notizia del genere (i nostri figli potranno godere di una vita più longeva della nostra) si affianca un quesito alquanto attuale - specie nel sistema del welfare di casa nostra: fino a che età dovranno lavorare se le aspettative medie di vita si amplieranno in maniera così sensibile?
E a quante riforme delle pensioni dovranno assistere prima di capire quando potranno smettere di lavorare?
Domande fin troppo peregrine e quasi oziose per noi papà che avremo certamente un'ipotesi di vita inferiore (la media dei 90 anni è già un successo) e che soprattutto - pur essendo già da tempo in età lavorativa - siamo combattuti per un quesito da porre a monte (o forse, è il caso di dire, a Monti): fino a quando dovremo lavorare noi, tagliati fuori dalla riforma Dini e ancora sconosciuti alle prospettive del nuovo welfare del governo tecnico?
E più che altro, riusciremo noi, attuali 40enni, protagonisti dell'era del precariato, ad avere una pensione?
In questo momento una risposta, convincente su questo interrogativo, sarebbe più auspicabile che non l'aspettativa di diventare centenario...
Se non altro, per sapere come arrivarci...
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