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domenica 4 marzo 2012

Gubbio-Brescia: la favola rossoblù contro la favola di Arcari... E un record da "cristallizzare"

C’era una volta il Brescia di Gigi Simoni. Da giocatore prima, da allenatore poi. Vittorie, promozioni e un legame ancora oggi forte e sentito.

C’era una volta il Brescia di Roby Baggio, di Pep Guardiola, di Luca Toni. Una squadra guidata da un altro saggio di quei tempi, Carletto Mazzone, più rustico e verace del buon Gigi, ma non meno schietto e appassionato. Celebre per la corsa forsennata contro gli ultrà dell’Atalanta in un derby clamorosamente raddrizzato sul 3-3 proprio da divin Codino.

C’e’ ora il Brescia di Alessandro Calori e soprattutto il Brescia di Michele Arcari. Trentaquattro anni, una moglie, due figli, Audi station wagon, laurea (a pieni voti) in scienze motorie, un po’ di mal di schiena, un amuleto, pochi rimpianti, qualche sogno, un sassolino nella scarpa (con i tacchetti). Non fosse che per il record doppio che si è regalato domenica scorsa all’ora di pranzo. Un portiere quasi anonimo, se non fosse che da domenica è il portiere con il più alto record di imbattibilità di tutta Europa: 810’, ovvero la bellezza di 9 partite (a cui andrebbero aggiunti i tanti minuti di recupero, almeno un’altra cinquantina, considerandone 4-5 a gara). Lui dà l’idea di essere un tipo che non se la tira, non è alto due metri, non alza la voce, non sta con una velina, non frequenta i posti giusti, adora Elio e le Storie Tese. Ora si coccola il record. E il gusto di averlo tagliato dopo un po’ di tempo. Quello precedente, in maglia bresciana, durava da quasi ottant’anni.
Lui, Michele Arcari, in serie A c’è approdato a 32 anni, ed ora si gusta questo record, così inatteso e inaspettato, perché due mesi fa nessuno avrebbe scommesso un euro sul Brescia in zona play off. Il bello della B, il bello dei cambi di panchina, che non sempre portano bene, ma con Calori evidentemente è stato proprio così.

Il tecnico del resto la maglia azzurra con la rondinella addosso l’aveva indossata. Anche se il suo apice, nel caso di Alessandro Calori, è legato ad un gol in un piovosissimo 14 maggio 2000, quella rete che strappò lo scudetto mezzo cucito sulle maglie della Juve, per regalarlo alla Lazio, che era già sotto la doccia da mezz’ora.
L’imprevedibile imponderabilità del calcio. Quella che in fondo sta anche alla base della favola Gubbio. Quella che potremmo richiamare, chissà, lunedì sera, magari per raccontare che proprio nella piccola Gubbio è accaduto un altro miracolo sportivo: Arcari ha scavalcato in classifica Manuel Neuer, gigantesco portiere del Bayern Monaco che in questa stagione era arrivato a 771 minuti. Ora però Arcari l’ha passato di quasi quaranta minuti. Lui ci scherza su e dice: «Prima o poi un gol dovrò prenderlo, ma speriamo più poi che prima».


Per l’attacco rossoblù, una prova senza precedenti. Ma uno stimolo straordinario: non solo proseguire la serie utile, vincere per la prima volta due gare di fila in B. Ma abbattere anche un record che ha fatto parlare mezza Europa.
Non ce ne voglia Arcari, ma l’auspicio è che martedì si torni a parlare di lui… E di un bel record in bacheca. Ma con un numero definitivo…


Servizio tratto da "Il Rosso e il Blu" - venerdì 2.3.12
Musica sottofondo: "Walk on the wild side" - Lou Reed (1972)

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